Capitolo XXXV

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"Pensavo sarebbe finita molto peggio di così, ad essere sincero" Aonung sussurrava appena al mio orecchio, la testa poggiata sulla mia spalla, mentre io intrecciavo della corda con le mani ricoperte di calli, ridacchiando appena di tanto in tanto alle sue parole. "Non è finita esattamente bene per me" Risposi, ridendo. Aonung si mosse imbarazzato: lo sapeva. Erano passate due settimane dallo scontro con Jake. Aonung aveva parlato con Ronal e Tonowari e i genitori lo avevano rassicurato e accettato nella loro casa. Anzi, avevano fatto molto di più: ci avevano concesso di restare nel clan, di far vedere le nostre facce in pubblico, di lavorare con gli altri come qualsiasi altro Na'vi, e, soprattutto, mi avevano concesso una barchetta attraccata al pontile davanti alla loro capanna riempita di coperte e corde soffici per dormire lontano dalla strada. Non mi avevano ospitato in casa loro, certo, ma quantomeno non ero finito per strada, non ero finito esiliato e senza un clan, come avevo temuto sarebbe successo. Per guadagnare il cibo, come un membro adulto ed indipendente del clan, mi ero adattato e avevo cominciato a lavorare al fianco di alcuni amici di Tonowari, pescando e cacciando, quindi ogni sera ero incaricato di annodare le corde delle reti e assicurarmi che tutto fosse pronto per l'alba del giorno successivo, quando mi sarebbe toccata una mattinata di lavoro. Le mie mani si erano abituate a avevano fatto il callo quasi subito, il mio corpo si era adattato e avevo imparato ad addormentarmi subito malgrado la brezza dal mare e i movimenti delle onde sotto di me. L'unico che faticava ad adattarsi davvero era il mio cuore: la solitudine, la nostalgia della mia famiglia, della foresta, delle parole e della guida di mio padre mi attanagliavano. La sera non piangevo solo perché ero troppo esausto per farlo e, quando mi risvegliavo la mattina dopo, mi pareva comunque di aver pianto una notte intera. Da due settimane sentivo costantemente gli occhi gonfi. "Sto scherzando, Aonung." Gli dissi, sempre ridacchiando. "è finita molto meglio di quanto pensassi anche io" Sentii il corpo del mio amato rilassarsi contro il mio. Strinsi il nodo che stavo facendo e tirai verso di me la rete semi-finita, per iniziarne un altro. "Pensi che domani riuscirò a vedere le ragazze?" Glielo chiesi in un bisbiglio. Era abituato a questi salti di argomenti, quando si parlava di queste cose: pensare a Jake mi faceva troppo male, pensare alle mie sorelle, lontane da me, mi distruggeva e pensare a Lo'ak... Pensare a Lo'ak mi faceva scoppiare in lacrime. Aonung annuì appena. "Domani pomeriggio Tsyreia vuole fargli vedere l'albero delle anime" Spiegò. Sorrisi. Vedevo Tuk e Kiri due, tre volte a settimana, e sentivo la loro mancanza ogni altro giorno. Aonung lo sapeva e cercava in tutti i modi di farci incontrare qualche volta in più, ma era maledettamente difficile da fare tenendolo nascosto a Jake, specie perché il Na'vi sembrava essere ovunque, e avere occhi ovunque. Ogni volta che lo avevo incrociato, lavorando la mattina o camminando per il villaggio o cercando Tonowari, avevo cercato di sostenere il suo sguardo, minaccioso e disgustato insieme, ed ogni volta avevo fallito. Dietro il disgusto ed il giudizio dei suoi occhi gialli si nascondeva la delusione, il cuore infranto del padre costretto a ripudiare il figlio. E quando lo percepivo importava poco che non fosse stato affatto costretto a ripudiarmi, che fosse stata una scelta completamente sua e completamente libera. "Tsyreia ha detto anche che Lo'ak non ci sarà, quindi potrai restare con noi tutto il tempo che vorrai" Aonung continuava a parlarmi sottovoce, il respiro lieve che solleticava il mio orecchio. "Perché Lo'ak non ci sarà?" Gli chiesi, quasi d'istinto. Il posto di Lo'ak nella famiglia Sully, pensavo, doveva essere quello che avevo lasciato io: quello del guardiano responsabile, del terzo genitore. E un terzo genitore non avrebbe dovuto lasciare le sue sorelline da solo. Aonung scrollò le spalle in tutta risposta: "Non ha voluto dirmi i dettagli, solo che vuole passare la giornata in mare" Soffocai un risolino, avendo perfettamente compreso che cosa avrebbe fatto Lo'ak l'indomani: "Payakan" Dissi solo, Aonung che si agitava al solo sentir pronunciare il nome del tulkun. "Pensi davvero sia così..." Aonung esitò. Intervenni: "Stupido? Assolutamente sì: conosco Lo'ak come il palmo della mia mano." Aonung sbuffò appena: "Non posso crederci" Brontolò: "Se avessi disobbedito io ad un divieto così mio padre mi avrebbe-"
"Jake mi avrebbe scorticato vivo se lo avessi fatto io" Lo interruppi. Volevo avesse ben chiaro in mente che le cose erano facili solo per Lo'ak e, al massimo, le mie sorelle, e solo perché ero sempre stato io a coprirli. "Ma vedrai che stavolta se la vedrà brutta anche Lo'ak" Ghignai appena. Ero furioso con il mio vecchio fratello e l'idea che si beccasse qualche scapaccione placava in qualche modo la mia rabbia. "Senza me a parlargli il culo quando lo beccheranno si troverà nei guai fino al collo" Vidi anche Aonung sorridere. "Se lo meriterebbe" Disse, la voce un filo esile come quelli che compongono le ragnatele. Io annuii appena, d'accordo con lui. La sua bambinata stava veramente rendendo la mia vita e, di riflesso, quella di Aonung, terribilmente difficile. Non volli più parlare di Lo'ak: ero furioso, ma il mio fratellino mi mancava così terribilmente da farmi venire la nausea, e ben presto sentii lo stomaco ribollire. Cambiammo argomento e la conversazione si trascinò per un'ora, forse due, arrivando a sfiorare un'infinità di argomenti. Poi Aonung parve stanco, la sua testa cominciò a farsi periodicamente più pesante sulla mia spalla, e capii che lentamente stava scivolando nel sonno. Quindi lo mandai a casa e mi rannicchiai nella barchetta che mi era stata concessa come casa. E nel dondolio dolce delle onde salmastre mi addormentai.

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora