Capitolo II

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Continuavo a perdere coscienza, sull'Ikran di mio padre, perdendo bocconi della ramanzina che mi stava facendo nel vento. "Sei a capo della squadriglia, non puoi permetterti di..." Il vento rubava il resto. "...stai dando a tuo fratello?" Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo, per quanto mi sforzassi di restare cosciente.  Di nuovo il vento mi parve l'unica cosa intorno a me, persi il filo del discorso, sentii il sangue scendere fin sotto i piedi, penzoloni dall'Ikran.

Poi sentii la mano di mio padre che mi afferrava, il suo braccio avvolto intorno alla vita che mi impediva di cadere. Mi prese il mento, lo tenne in su, così che la gelida aria del volo mi arrossisse le guance, con gelidi schiaffi di rapide raffiche. Non persi più conoscenza. Il vento mi tenne sveglio, il ronzio delle parole di mio padre mi tenne intrattenuto, spaventato al punto che non provai più neppure a chiudere gli occhi. 

Quando atterrammo, il resto del clan ronzava intorno all'atterraggio. Lo'ak era atterrato accanto a noi, nostra madre appena dietro, il resto delle squadriglie si stava già disperdendo tra le grotte. Riuscì appena a distinguere Kiri e Tuk che ci correvano incontro: la mia vista era ancora sfocata. Pensai di aver sbattuto la testa parecchio forte.

"Sully in riga." La voce di mio padre era un ringhio basso, la sua espressione pietra dura, i suoi occhi fiammelle d'ira. Lo'ak fu perfino più rapido di me ad ubbidire. Nostro padre cominciò a percorrere a falcate il porto di atterraggio: avanti e indietro, avanti e indietro. Pareva quasi di riuscire a vedere il fumo uscire dalla sua testa. "Mi sono fidato di voi per una missione!" Si era arrestato, di colpo, davanti a me, ci guardava accigliato. "Una sola, Neteyam!" Alzò il dito, lo puntò al mio petto. "Vi affido una missione e voi disobbedite ad ordini diretti!" Ormai gridava. E per quanto usasse il plurale, stava in piedi davanti a me, cercava il mio sguardo, chinandosi in avanti mentre urlava. "Dovevate volare sopra il campo! Sopra! Vi ho espressamente detto di restare in volo" Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Era così incazzato che pensavo mi sarebbe arrivato un ceffone, se solo avessi osato alzare la testa. "O sbaglio, Neteyam?!" Scrollai la testa: "No, signore" Lo guardai, attraverso le sopracciglia. Per un solo istante incontrai il suo sguardo, prima di tornare a guardare il pavimento, umiliato: Kiri, Tuk e nostra madre ci avevano quasi raggiunto, sicuramente stavano ascoltando ogni parola. Mio padre mi afferrò il mento, come aveva fatto sull'Ikran, mi costrinse a incontrare di nuovo i suoi occhi. Io deglutii. "Ti affido tuo fratello per una missione e ti metti a fare il cretino con lui?" Le sue cinque dita stringevano le mie guance, le mie orecchie si abbassarono più di quanto non avessero già fatto. Sentivo lo sguardo di Lo'ak su di noi. "Forse non sei pronto per essere capitano." Quell'ultima frase fu appena un sibilo, ma sentii comunque la vergogna fluire fin sulle mie guance. Con quelle sole parole mi aveva ferito più della bomba, più di tutti gli schiaffi che mi avrebbe potuto dare. 

Prima che potessi ribattere qualunque cosa, Kiri fu alle mie spalle, mio padre lasciò la presa sul mio viso. Seppi che mia madre ci aveva raggiunto solo da quel gesto: per quanto mi meritassi qualche scappellotto, mio padre non avrebbe mai osato davanti a lei. Si rivolse a mia sorella: "Kiri tu vai ad aiutare tua nonna con i feriti." Kiri, che era appena nascosta dietro di me, ed esaminava le ferite sulla mia schiena, cercando di dedurne la gravità, uscì allo scoperto con un sussulto: "Mio fratello è un ferito!" Ribatté, arrogante come io e Lo'ak non potevamo permetterci di essere. Lo sguardo che mio padre mi rivolse mi fece gelare le vene: abbassai la testa, mi scrollai di dosso le mani di mia sorella: "No, sto bene, davvero" Le gettai un'occhiata, cercando di farle capire che così, di sicuro, non mi aiutava. Mio padre alzò gli occhi al cielo, riprendendo la ramanzina come non fosse stato interrotto: "Potevate morire, morire! Entrambi!" Ringhiò, a Lo'ak riservò solo un'occhiata. "Ma'Jake..." La voce di mia madre, dietro di me. Tirai quasi un sospiro di sollievo. "Tuo figlio sanguina" Potendo, avrei imprecato. "No, davvero, sto bene" Mia madre posò le sue quattro dita sulla mia spalla. "Mamma-" Tentai, senza successo. Da una parte fui sollevato: mio padre era costretto a mollare la presa su di me, dall'altra sentivo i muscoli tendersi all'idea di quello che avrebbe potuto dire a Lo'ak. Sapevo avrebbe esagerato, avrebbe detto qualcosa di troppo, qualcosa con la severità che usava con me, sapevo Lo'ak avrebbe risposto e la situazione si sarebbe aggravata...Non si metteva per niente bene. Guardai mio padre, negli occhi la supplica. "Vai a farti ricucire" Mia madre mi spinse delicatamente per la spalla, mia sorella mi afferrò una mano, Tuk ci guardava dal basso. Opposi una leggera resistenza, continuando a guardare mio padre: non essere troppo duro con lui, finché non sbottò: "Va'!" Obbedii. 

Qualunque cosa la Tsahik stesse usando per richiudere le ferite sulla mia schiena, bruciava come il demonio. Imprecavo a denti stretti, cercando di trattenere le parole più violente, così che non arrivassero alle orecchie di Tuk. Mio fratello, che ormai aveva preso la sua dose di strigliata, stava seduto davanti a me, un ghigno sul volto, che si allargava ad ogni smorfia che facevo. Kiri ronzava intorno a nostra nonna come una fan lizard: "Dovresti usare la corteccia" Parlava perfino a nostra nonna con saccenteria: ultimamente mi faceva ribollire il sangue. Ed evidentemente provocava la stessa reazione in mia nonna, perché il punto di sutura che fissò mi fece sobbalzare, fece scivolare un'imprecazione dalle mie labbra. Tuk cacciò un gridolino, Lo'ak scoppiò a ridere. "Mio fratello il valoroso guerriero!" Mi schernì, rotolandosi sul pavimento. Gli scoccai un'occhiataccia, ma sorridendo. Ero sollevato che riuscisse a ridere dopo la strigliata: una litigata fra mio padre e mio fratello poteva portare attrito in casa per settimane. "Sei forse tu la Tsahik?" Chiese finalmente mia nonna, rispondendo a Kiri. "No, nonna, dico solo che farebbe meno male..." Mia nonna infilzò un nuovo punto, sobbalzai di nuovo, Lo'ak parve pisciarsi sotto. Sorrisi.

Fuori dalla capanna percepivo la presenza di mio padre, seduto a gambe incrociate accanto al fuoco. Sapevo dalla sua ombra proiettata appena oltre l'uscio che stava ripulendo il fucile, affilando le frecce per nostra madre, preparandosi ad un nuovo attacco. Sapevo che era ancora furioso con me e le sue parole mi fischiavano nelle orecchie, al di sopra della confusione che ormai facevano Lo'ak e Tuk, sghignazzando: forse non sei pronto per essere capitano. "è dura per loro." Riuscii appena a distinguere le parole di mia madre. "Tu sei molto duro con loro" Cose che mio padre già sapeva, cose su cui neppure la voce dolce di sua moglie sarebbe riuscita a fargli cambiare idea. "Sono il padre, è il mio compito." Avrei saputo predire la risposta prima che la dicesse. La Tsahik mi toccò un taglio particolarmente profondo, d'improvviso, nell'imprecazione che tirai, persi le parole di mia madre. "Temevo di averli persi". L'ultima frase di mio padre mi arrivò alle orecchie, pesante come un macigno. Qualunque sorriso avessi sulle labbra affievolì.

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Donde viven las historias. Descúbrelo ahora