Capitolo VI

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"Sei sollevato dall'incarico, Neteyam" Avevo a malapena fatto in tempo a scendere dall'Ikran, mio padre l'aveva praticamente urlato, da una parte all'altra del porto: mi rimuoveva dalla carica di capitano. Mi avvicinai a lui a falcate larghe o, meglio, lo seguii sulla strada di casa, alle spalle il resto della famiglia che atterrava, mentre mi ignorava. "Cosa? Ma papà io non ho-" Si voltò di scatto verso di me: eravamo nel mezzo del villaggio, gli occhi di tutti puntati addosso. "Se non puoi prenderti cura di quattro ragazzini sicuramente non puoi essere responsabile per quindici uomini. Ho sbagliato ad affidarteli fin dal principio." La sua voce era così calma da spaventarmi più di quanto non avrebbe potuto fare un grido. Non era una punizione frutto della rabbia di un momento: ci aveva riflettuto su, aveva deciso, ed era definitivo. "Me la sono guadagnata con le prove la carica, non puoi togliermela perché-" Provai a ribattere. "Non posso?!" Fece un passo verso di me. "Sei mio figlio, posso impedirti di fare quello che-" Il resto della famiglia ci stava raggiungendo, mia madre era quasi alle mie spalle, con lei Lo'ak, Kiri, Tuk. Almeno loro avrebbero dovuto prendere le mie difese, specie i miei fratelli: erano andati senza dirmelo ed ero stato io a salvargli la vita. "Li ho lasciati da soli per due ore!" Sbottai. Non era esattamente vero, ma non li avevo neppure abbandonati completamente. Vidi mio padre infiammarsi. Mi mollò uno schiaffo che risuonò per tutto il villaggio. Storsi il naso. "Ma'Jake!" Mia mamma gridò, alle mie spalle. Non mi aspettavo di essere colpito: eravamo davanti a tutto il villaggio, davanti a mia madre. Mio padre, però, ignorò anche lei, continuò a tenere gli occhi fissi su di me. "Ti ho detto di non interrompermi." Mi ricordò. Mi aveva ammonito già quella stessa mattina. Abbassai lo sguardo. "Non avresti dovuto lasciarli da soli neppure per due minuti, Neteyam, il punto è proprio questo." Mio padre aveva ripreso a parlare con il suo normale tono da ramanzina, ignorando del tutto lo sgomento degli altri membri della famiglia, che non l'avevano mai visto alzare un dito. Sul campo non era lo stesso uomo che era nella capanna, non del tutto. Tirai su con il naso, guardandolo attraverso le sopracciglia. "Sai che non è un comportamento del genere quello che mi aspetto da te." Annuii appena. "Quando saprai gestire Lo'ak, forse, sarai pronto per comandare di nuovo" Parlando, mio padre accennò a mio fratello, ancora in choc, dietro di me. "Non sono le capacità a mancarti:" Mi poggiò la mano sulla testa. "Li hai salvati tutti, oggi," Per un momento, il suo sguardo si addolcì: mio padre mi ringraziava. "Ma ti manca la maturità." Ouch. Esattamente come avevo pensato quella mattina, pensava fossi ancora un bambino. "Ma papà-" Lui schioccò la lingua: "No, Neteyam, sai esattamente di cosa sto parlando." Abbassai di nuovo la testa. "Non puoi permetterti di ignorare così i tuoi compiti." Sospirai: "Ma-"
"Non ne voglio più discutere, Neteyam! Loro tutti potevano essere morti adesso e per cosa? Un tuo capriccio?" Scossi la testa. "No signore non era un capriccio, io-"
"Fine della discussione." Mi ammonì con gli occhi. "Basta così." Sbuffai appena: "Posso andare, signore?" Mi fece cenno di sì con la testa e gli voltai le spalle, trovandomi davanti il resto della famiglia, che mi guardava ancora con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

Mia madre sembrava furiosa: seguì mio padre in casa, ammonendoci di non entrare, mentre i miei fratelli mi guardavano come fossi uno spirito.
Lo'ak fu il primo a trovare il coraggio di dire qualcosa. "Bro mi dispiace tantissimo, davvero io non-" Lo interruppi, solo perché potevo: non ero particolarmente arrabbiato con lui. Ero solo infastidito e amareggiato dalla predica di mio padre e dal fatto che nessuno di loro mi avesse difeso. "Fammi indovinare" gli dissi "Non hai pensato" Ridacchiai appena. "Non sarà un'esperienza nuova per te, eh fratellino?" Sapevo anche solo essere chiamato così lo avrebbe infastidito. Kiri si intromise: "Eh, dai, Teyam, ti sta chiedendo scusa."
"A me?" Mi voltai di nuovo verso Lo'ak. "Non è a me che devi chiedere scusa, fratellino. Hanno portato via il ragazzo a Kiri per colpa tua. Forse è con lei che ti devi scusare." Mi sembrò, per un momento, di essere mio padre: Lo'ak abbassò anche lo sguardo. "Però papà ti ha dato uno schiaffo per colpa sua" Tuk parlò da dietro Kiri, con un filo di vocina ancora umida. Schioccai la lingua. L'elefante nella stanza finalmente riceveva attenzione, cercai di ignorarlo: "Chiedi scusa a Kiri, Lo'ak." Mio fratello era così disperato da obbedire all'ordine. Sembrava davvero dispiaciuto. "Basta, Teyam!" Kiri strillò.
"E perché, Kiri?" Mi voltai verso di lei. "Non è forse colpa sua se Spider è stato preso? Se avessero preso tutti voi non sarebbe stata colpa sua?" La mia voce si alterò. Colpa sua e mia. Non potevo fare a meno di pensare. Lo'ak si strinse nelle sue spalle. "Se mamma e papà fossero morti, se qualcuno di noi fosse morto, non sarebbe stata colpa sua?" Ora parlavo a Kiri, come mio fratello non ci fosse neppure stato. "Eh dai, Kiri! Chi con un minimo di sale in zucca porta una bambina di sette anni al confine con il territorio nemico!" Kiri rise: "Io, Neteyam! Siamo stati Lo'ak e Spider ed io a permettere a Tuk di venire! Tutti noi! E anche tu!" Mi puntò il dito al petto. "È facile farci la morale quando tu eri a farti i cazzi tuoi da tutt'altra parte!" Le voltai le spalle, per evitare di offenderla. Cominciai ad allontanarmi. Lo'ak mi venne dietro, mentre Kiri prendeva per la mano Tuk, voltando le spalle alle mie spalle. "Andiamo, Tuk, lascialo perdere." Non mi voltai neppure a guardarla.

"Neteyam mi dispiace, davvero!" Lo'ak sgambettava dietro di me. "Non pensavo che papà si sarebbe arrabbiato così con te!"
Sbottai: "E cosa pensavi, Lo'ak?!" Mio fratello fece un passo indietro, quando mi voltai verso di lui quasi con un ringhio. "Pensavo non sarebbe successo nulla, che-"
"Lo'ak sai benissimo che non ci è permesso andare alla capanna per un motivo!"
"Teyam mi dispiace!" Gli voltai di nuovo le spalle. "Adesso il tuo dispiacere non conta nulla, fratellino" Feci un respiro profondo, per riprendere la calma. Era colpa sua tanto quanto era colpa mia. Gli misi una mano sulla testa: "Perché devi rendere tutto sempre così difficile?"
Mi resi conto di essere esausto. Lo'ak abbassò lo sguardo. Sospirai. Non ero suo padre, non avevo il diritto di arrabbiarmi con lui. "L'importante è che stiamo tutti bene" Gli dissi, sapendo di non avere il diritto di dire nient'altro. Gli scompigliai i capelli. Lo'ak si rilassò appena.

Sospirai di nuovo, presi mio fratello sotto il braccio, e ci allontanammo dalle grotte.

THE ELDEST -atwow con gli occhi di Neteyam Sully-Where stories live. Discover now