Capitolo 32

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Nonostante non faccia parte del mio carattere, sono riuscita a trovare un lato positivo di tutta questa faccenda: cibo e vini sono al di là delle aspettative. Altro che patatine e tramezzini! Queste tartine al caviale sono così croccanti e saporite che mi sembra di mangiare il mare, i petali di salmone si sciolgono in bocca e i gamberetti in salsa si abbinano alla perfezione con lo champagne che Jason ha scelto per entrambi. Mi rendo conto di non avere un comportamento consono all'occasione, ma chi se ne importa, non mi ricapiterà mai più, tanto vale approfittarne...Sfido che nel futuro parteciperò ad altre feste simili.

Jason si sta abbuffando quanto me, tuttavia riesce a trattenersi dal non assaltare lo stand con il cibo, riesce persino a fingere di divertirsi e sorride quando le donne si avvicinano ammiccanti. E ci credo. Quando lo squadrano da capo a piedi dimenticano che è qui con la supposta amante e non con la moglie. A me non degnano di uno sguardo ma pazienza, ho l'attenzione del catering ed è tutto quello di cui ho bisogno.

Questo e, possibilmente, un briciolo di interesse da parte di Cinque.
A differenza di Sheryl che non perde occasioni per lanciarci occhiatacce come a voler tracciare ogni nostro movimento, Cinque sembra ipnotizzato e io mi sento tristemente invisibile.

Sono stanca di questa situazione e di essere sempre quella che viene messa all'angolo. «Jason?» attiro l'attenzione del mio accompagnatore stringendologli dolcemente un braccio. «Ho visto che laggiù ci sono altre tartine al caviale, me le andresti a prendere?» chiedo sfoggiando uno sguardo da cerbiatta. Non ho fame, è solo un modo per allontanarlo perché so che mi fermerebbe nel caso in cui dovesse intuire quello che ho in mente.

«Va bene, ma aspetta qui.» mi ammonisce con tono severo, eppure nei suoi occhi non leggo alcun rimprovero. Bello, gentile, che sta alle battute più strampalate...Ci credo che Sheryl lo...Ah, che cavolo! Concentrati!

Scuoto leggermente la testa allontanando questi assurdi pensieri e a passo deciso mi avvio verso Cinque che, assieme alla "fedele" compagna, sta intrattenendo un paio di signore anziane. Sono proprio loro a vedermi arrivare e, nel farlo, i loro piedi si spostano leggermente all'indietro.

Sheryl sta per dire qualcosa ma la anticipo ignorandola completamente, la mia attenzione è tutta rivolta verso Cinque. «Si può sapere che stai combinando?» gli domando senza troppi giri di parole, sentendomi un po' come una madre che sgrida il figlio per qualche sciocca marachella.

Finalmente i suoi occhi si piantano sui miei. E col senno di poi, forse la prossima volta farò più attenzione a ciò che desidero. Cinque è completamente inespressivo, una statua di ghiaccio dallo sguardo fisso. Un manichino decisamente macabro, se considero il fatto che conosco bene quello che questo manichino è in grado di fare. Forse ho commesso un errore e ho interferito in un suo ipotetico piano. Altro che lavata di capo come al solito, Cinque ora mi ammazza. Adesso sono io a indietreggiare come le due signore quando mi hanno vista arrivare. Ho perso tutta la baldanza e il coraggio. Mi è bastato un solo sguardo di questo ragazzino alto poco meno di me per sentirmi impotente e piccola. Gli occhi di Cinque si assottigliano e le spalle si abbassano appena, in mano regge un flûte che comincia pericolosamente a tremare...

«Ti avevo detto di aspettarmi laggiù.»

Sono così tesa che l'arrivo di Jason mi fa saltare sul posto e il cuore mi arriva in gola. Se prima l'odore di caviale mi faceva salire l'acquolina in bocca, ora mi fa venire la nausea.

«Oh, il mio dolce maritino.» lo canzona Sheryl alzando volutamente la voce. «Non hai un minimo di vergogna nel mostrarti in pubblico con lei.» sputa l'ultima parola come fosse veleno, fissandomi dall'alto in basso e con un'espressione contrita, nemmeno fossi immondizia da buttare.

«Punto primo: non sono mai stato tuo marito, si trattava di una recita e lo sai benissimo dato che sei stata tu a orchestrarla.» questa affermazione lapidaria di Jason sconvolge il gruppetto che si è formato attorno a noi. «Punto secondo: io almeno sono in compagnia di una coetanea e non di un ragazzino.» ovvia allusione a Cinque. «E punto terzo: credo sia più vergognoso farmi vedere con te, che con lei.» Jason incornicia il tutto prendendomi per mano.

Un piccolo gesto per lui, un'enorme fonte di consolazione e coraggio per me.
Le sue dita si intrecciano con le mie e sembrano fatte apposta per unirsi. Sono fredde e tremano appena, segno che forse ha paura ed è agitato tanto quanto me, ma non vuole darlo a vedere. Quest'uomo è così forte che al suo fianco mi sento protetta anche dinnanzi all'assassino più temuto di questa fantomatica Commissione.

Sconvolta (non so se si tratti o meno di finzione), Sheryl sta per ribattere quando un fischio acuto e fastidioso fa girare tutti i presenti verso un lato preciso del giardino. La musica si è fermata nello stesso momento in cui Barbara Bush sale su un piccolo palcoscenico e, tutta sorridente, presenta suo marito agli ospiti dopo i vari ringraziamenti di circostanza.
Il signor Bush, il futuro Presidente degli Stati Uniti, da un lieve bacio alla moglie e prende parola. In tutta onestà non sto ascoltando mezza parola nonostante mi renda conto di avere il privilegio di assistere a un momento storico.

Sono concentrata su un punto alla mia destra. Punto in cui fino a mezzo secondo fa c'era Cinque e ora non c'è più.
Stringo la mano a Jason cercando la sua attenzione, ma non faccio in tempo a dirgli nulla che un fragoroso clangore esplode poco lontano.

E il caos ha inizio.

Battesimo - Cinque/The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]Where stories live. Discover now