Capitolo 28

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Ho passato dei giorni d'inferno, fatta eccezione per i rari momenti in cui Jason riusciva a distrarmi con le sue bizzarrie sul futuro e sulle previsioni di un paio di partite di football trasmesse in tv.
Non mi piace. Questa situazione non mi piace per niente.
Cinque manca ormai da troppo tempo.

La notte mi svegliavo per controllare se per sbaglio fosse tornato a casa, magari solo per farsi un goccio di whiskey o dormire sul suo letto, ma niente da fare. Sono persino uscita a cercarlo tenendomi ben lontana da casa di Sheryl ma anche in questo caso ho collezionato solo fallimenti e buchi nell'acqua. A peggiorare le cose c'è il caro, dolce, vicinato che sembra avere dimenticato le buone maniere portate il giorno della festa di benvenuto. Ho bussato alle porte di tutti per chiedere dove fosse mio fratello ma nessuno ha saputo rispondermi o lo hanno fatto in malo modo. A quanto pare è già girata la voce – falsa- secondo cui la nuova vicina ha messo le grinfie sul signor Anderson e lui, di conseguenza, abbia perso la testa lasciando così la mogliettina perfetta.
Idioti.

Okay, Cinque sa cavarsela benissimo da solo, ma se fosse stato un bambino "normale" a sparire questa gente si sarebbe davvero fatta scrupoli per del chiacchiericcio? Mi avrebbero lasciata sola dopo una disperata richiesta di aiuto per via di un banale pettegolezzo?

Un brivido smuove tutte le ossa mentre ripenso alle occhiate cariche di disprezzo o la falsa cortesia. Meglio vivere in dei sobborghi che in posti del genere.

«Ancora preoccupata per Cinque?»

La voce di Jason mi scuote, annuisco appena mentre torno a guardare fuori dalla finestra con una tazza di caffè in mano.

«Sta bene, te lo assicuro. Comunque dobbiamo organizzarci per domani. È ora.»

Già, è ora.

Finisco il caffè lasciando che il calore mi bruci appena la gola, mentre poggio la tazza nel lavandino, un'idea malsana balza dal cuore alle labbra. «Presentiamoci come coppia.» azzardo lanciatissima, ovviamente riferendomi al cocktail party di domani sera.

Jason ridacchia abbassando gli occhi sul pavimento, le sue guance si colorano di un piacevole rosso pomodoro. «Volevo proportelo anch'io.»

«Pensano che stiamo insieme? E allora gli daremo ciò che vogliono, che spettegolino pure.»

«Dubito che Sheryl farà una scenata dopo...Beh sì insomma, dopo il tuo pugno.»

Roteo gli occhi al cielo sbuffando. «Sarà sicuramente la protagonista della serata.»

«Cerchiamo comunque di stare sempre in gruppo, mai da soli.» l'imbarazzo di Jason ha lasciato spazio a un tono fermo e serio. «Non dimentichiamoci degli uomini mascherati che ho visto in casa, potrebbero essere chiunque. Andiamo lì, cerchiamo Cinque e ce ne andiamo una volta presa la valigetta.»

«A parole sembra facile.»

«Senti...» Jason si avvicina con passo cauto, come se avesse paura di me dopo il tempo che abbiamo passato assieme, in cui abbiamo imparato a fidarci e abbiamo capito che non siamo una minaccia l'uno per l'altra. Allunga una mano, poi la ritrae e il suo sguardo si sposta verso l'esterno, come se il tramonto potesse suggerirgli le parole giuste da dire. «Stavo pensando...» il suo petto si solleva a seguito di un respiro tale che pare avere assimilato ogni molecola di ossigeno nella stanza. Torna a guardarmi con la stessa determinazione di poco fa, seppur condizionata da un briciolo di paura. «Verresti con me nel futuro?»

Battesimo - Cinque/The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz