Capitolo 21

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«Okay, quindi sei sicuro di questa cosa?»

Cinque non mi degna di uno sguardo, continua a fissare il buio esterno con le mani infilati nelle tasche.
Siamo tornati a casa subito dopo la rivelazione riguardante Donald Trump presidente (che secondo me è una cosa assurda e impossibile, ma preferisco sorvolare), in silenzio ho preparato il bollitore per il tè ma alla fine sono stata solo io a berlo, Cinque si è concesso un goccetto di whiskey e alla luce di tutti i casini che sta vivendo non me la sono sentita di rimproverarlo.

Accendo il piccolo televisore sempre "preso in prestito" in un negozio del quartiere, c'è l'edizione serale del telegiornale che parla proprio dell'attentato a cui ha assistito Cinque. Viene intervistato qualche testimone anche se ovviamente tutti si concentrano sul fatto che ci fosse Bush durante uno dei suoi comizi. Pazienza se sono morti degli innocenti o alcuni sono rimasti feriti in modo grave, per i media l'importante è che l'uomo più chiacchierato del momento e la sua famiglia stiano bene. Che schifo. Ecco perché non guardo il telegiornale da quando vivo da sola.
Cinque osserva le immagini riprodotte nella speranza di capire chi possa avere sparato e da dove ma niente da fare, a quanto pare anche le forze dell'ordine sono in alto mare e da come ho capito è stato richiesto il supporto dell'FBI.

«Che casino.» commento in un soffio mentre abbasso il volume, le previsioni del tempo non mi interessano. «Come mai sei così silenzioso?» chiedo verso il mio piccolo coinquilino. Dove sono le sue frecciatine e battutine acide? Questo mutismo mi sta facendo preoccupare, non è da lui.

«C'è qualcosa che non va, ma non riesco a capire cosa.» inizia a fare su e giù per il salotto con passi cadenzati. «Non c'erano tracce di possibili meccanismi di messaggistica, eppure il comportamento di Jason mi è troppo strano. Non sta male, quell'uomo viene seriamente dal 2017.»

Non ho la minima idea di cosa siano i "meccanismi di messaggistica", così concentro l'attenzione su ciò che mi interessa davvero: il nostro vicino di casa. «Ma non capisco, durante la cena sembrava un'altra persona. Abbiamo parlato di economia e politica di questo presente, non del suo.»

«Credo sia soggiogato da qualcuno, probabilmente lo è anche sua moglie.»

L'affermazione di Cinque mi fa salire brividi freddi lungo la schiena. E chissà perché sento come un bisogno interno di prendere le difese della donna. Credo di avere capito cosa gli sta passando per la testa e mi piace ancora meno della situazione che stiamo vivendo: «Piano con le accuse, quando è successo tutto il casino al palazzetto Shirley era qui in casa, con me. Non poteva fare assolutamente nulla e onestamente non la vedo come una capace di compiere una strage.»

Cinque sospira leggermente abbattuto, finalmente aggancia i suoi occhi ai miei. «Infatti non la sto accusando, probabilmente entrambi sono vittime di qualcosa di più grande.»

«E c'entra questa Commissione di cui mi hai parlato?»

«Già.»

Mi alzo per spegnere il televisore dato che le immagini di un programma di cucina mi stanno distraendo. «Dobbiamo stare attaccati ai Bush come due cozze.» il paragone fa alzare un sopracciglio a Cinque mentre il volto si dipinge in una buffa espressione perplessa. «E se questo serve per tenere al sicuro anche Jason e Shirley, ben venga. Cercherò di ottenere quell'invito per il cocktail party, costi quel che costi. Posso anche abbassarmi a super sostenitrice del panorama repubblicano» affermo convinta più che mai, seppur buttando giù un mezzo conato di vomito alla sola idea di votare gente come Bush o Trump. «Quando siamo partiti mi hai detto che il futuro presidente rischierà di essere investito a pochi giorni dalla sua elezione, ma mi pare di avere capito che rischia la vita ogni volta in cui mette piede fuori casa. Quindi questo mi fa pensare che: o hai sbagliato qualcosa nei tuoi calcoli oppure...»

Cinque capisce al volo quello che sto per dire, infatti mi anticipa finendo la mia frase come fossimo un unico corpo. «Sanno che sono qui e vogliono anticipare l'attentato al presidente...E farmi fuori.»

Schiocco le dita della mano destra, indicandolo. «Bingo, fratellino.»

Stupito, Cinque sposta la testa leggermente di lato abbozzando un ghigno. «Purtroppo devo correggermi: sei un po' più intelligente di mio fratello Luther. Ma solo un po'.»

Credo sia un complimento. E nonostante tutte le assurdità accadute in queste poche ore, mi ritrovo a sorridere divertita.

Battesimo - Cinque/The Umbrella Academy fanfiction [IN SCRITTURA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora