"Ti ho chiesto a chi appartieni".
"A... A Sukuna! A Sukuna-sama..."

Deglutì, sentendo il sangue affiorarle alle guance. E poi? Cos'è che le aveva detto lui? Brava? No, era...
Brava, piccola. Sì, esatto. Sempre quel 'piccola'. E poi aveva aggiunto, Sei mia.
"Uuuugh..." gemette, nascondendosi il viso fra le mani. Come faceva ad essere un bastardo senza cuore il secondo prima e così tenero subito dopo? Ripeté la frase un paio di volte, temendo di dimenticarla. Se la sarebbe volentieri tatuata da qualche parte.


La mattinata in ospedale era trascorsa nel modo più noioso possibile: piena di pazienti, uno dietro l'altro, tutti uguali. Si sentiva un po' in colpa a pensarla così: era un bene che non fosse successo niente di male, ma così rischiava di addormentarsi. Y/N stiracchiò la schiena, sbuffando, mentre inviava la trentesima anamnesi della giornata.
Sentì la pancia brontolarle. Erano le due passate, e non aveva ancora toccato cibo. Sbadigliò per la fame, valutando se prendere il terzo caffè della giornata prima di tornare a casa, quando all'improvviso sentì il telefono vibrarle nella tasca del camice.

Sbloccò i tasti, e sgranò gli occhi.
Un messaggio di Sukuna.

Si affrettò ad aprirlo, mordicchiandosi il labbro. Cosa...
Un video.
Deglutì. Era il caso di guardarlo al lavoro? No, aspettare era fuori discussione - stava morendo di curiosità. Sperando non fosse nulla di compromettente si appoggiò con le spalle al muro del box, e premette play.

La schermata del suo telefono riprendeva quella che sembrava una riunione: una decina di uomini anziani in giacca e cravatta si scambiavano cortesie intorno a un tavolo; subito dopo la telecamera cambiava inquadratura per riprendere Sukuna, annoiato a morte. Dovevano averlo visto, perché il video si interrompeva all'improvviso dopo una decina di secondi.
Represse un risolino. 'Che idiota', pensò.

"Ti stai rompendo?"

La risposta arrivò subito dopo.

"Non ne hai idea. Vorrei sprofondare nella sedia
Tu che fai?"

Y/N si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sorridendo come una scema: all'improvviso si era dimenticata di tutte le maledizioni che gli aveva lanciato il giorno prima, e gli stava già rispondendo. Si bloccò quando vide la scritta sta scrivendo... in alto alla chat.

"Mandami una foto"

La ragazza alzò il telefono, scattando un'istantanea del box vuoto. La inviò.

"Una TUA foto"

Oddio. Stava scherzando?
No, era fuori discussione. Non era certo fotogenica come lui, e immortalare la sua faccia sconvolta dopo il turno non era proprio il caso.

"No, ti prego, faccio schifo"

Aspettò qualche secondo senza che arrivasse nessuna risposta. Sospirò, sconfitta.
Stava per rimettere il telefono in tasca, quando una nuova vibrazione le fece riaprire la chat in tutta fretta.

"Tu ti godi le mie foto mezzo nudo, e io nemmeno un selfie mentre lavori?"

'Ah, la sua foto mezzo nudo'. Aprì un attimo la galleria, giusto per accertarsi che fosse ancora lì: oh, Kami, che meraviglia. Sì, in effetti un selfie veloce era il minimo che potesse fare per sdebitarsi.
Uscì dalla sala e raggiunse il lavatoio, piazzandosi davanti allo specchio. Diede una rapida occhiata alla sua immagine riflessa: no, era decisamente impresentabile. Sospirò.
Si ravvivò i capelli alla bell'e meglio, coprì il naso con la mascherina e-
'Oh, ma certo' pensò maliziosa, scoprendo il collo e mettendo in bella mostra i graffi. Si chinò in avanti, appoggiandosi al lavandino con una mano, e scattò.
Si prese un attimo per rimirare il risultato. Beh, nonostante la sua scarsa fiducia in se stessa, doveva ammettere che aveva fatto un bel lavoro. La inviò, chiudendo subito dopo la chat con una stupida vergogna che nemmeno lei si riusciva a spiegare.

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now