16. Tagliata di manzo al sangue

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I due fratelli avevano approfittato del pomeriggio libero per fare un giro con la McLaren. Y/N era stata felice di lasciarli un po' da soli, si meritavano un po' di tempo di qualità insieme. Ne approfittò per telefonare a Satoru.
"Buon Natale, Onii-San!"
"Ah, sorellina! Buon Natale anche a te!" La voce squillante del fratello le trapanò l'orecchio, obbligandola a mettere il vivavoce.
"Allora, come va? È dalla cena che non ci sentiamo".
"Ah già, quella cena. Quando il tuo bello ha cercato di mettermelo nel culo".
"Mh, già. Com'è andata a finire, a proposito?"
Sentì il fratello ridacchiare. "Oh, da dio. Diciamo che ho vinto il primo round".
"Cioè?!"
"Beh, l'ho accompagnato a casa e l'ho guardato supplicarmi di dormire con lui. Ovviamente me ne sono andato e l'ho piantato in asso".
"Ah sì? Pensavo ti piacesse ancora".
"Certo che mi piace. Ma... Devo lasciarlo un po' sulle spine. Altrimenti vince lui".
Y/N sospirò, ammirata. "Ma come diavolo fai ad averli tutti ai tuoi piedi? Insegnami!" Si lasciò andare ad un gemito di sconforto, gettandosi sul divano. "Non dico tutti, ma almeno uno..."
"Tesoro, se è per chi penso io non ti servirà nessun consiglio" la interruppe. "Ci sono state novità? Ti ha baciata, ti ha abbracciata, ti ha...?"
"No, niente del genere. Cioè, abbiamo dormito insieme stanotte, ma niente di che".
Un attimo di silenzio seguí la sua ultima frase.
"Devo ucciderlo?"
"SATORU!" gemette lei. "Ti ho detto che non é successo niente! C'era stato un problema col divano e..."
"E allora che dovrei insegnarti? Gli piaci, é evidente". Sbadigliò.
"Ma non dire cazzate! Perché dovrei piacergli proprio io? É famoso, pieno di soldi, avrà un sacco di donne che... beh, che..."
"Innanzi tutto avrà i suoi difetti, e fidati, li ha" la interruppe il fratello. "E poi, perché non dovresti piacergli? Sorellina, amore mio, il punto è che se gli piaci non c'è niente da fare. Modelle può trovarne quante ne vuole, ma evidentemente è attratto dal tuo modo di fare, dal tuo carattere, da quello che vuoi. Continua a essere te stessa, perché a quanto pare è quello che lo attira".
"Essere me stessa" si ripeté. "Sembra facile".
"Perché lo é" ridacchió lui di rimando. "Ormai il danno é fatto, c'è solo da vedere quando succederà".
Y/N si passò una mano sulla faccia. "Non lo so, sai. Secondo me vuole solo stuzzicarmi e tirarmi scema".
"Che carina che sei! Tu pensi davvero che un uomo abbia la voglia e il tempo di mettersi a fare certi giochetti?" Il fratello abbassò la voce. "Ascoltami bene. L'unica cosa di cui ti devi preoccupare è se vuole solo darti una botta e via. E non mi sembri la tipa che si accontenterebbe di questo, o sbaglio?"
Il silenzio attento della ragazza confermò i suoi dubbi. Continuò.
"Quindi è su quello che devi focalizzare la tua attenzione. Fai in modo che non possa mai bastargli. Fagli sbattere la testa al muro per la disperazione. Lo so, detto da tuo fratello fa abbastanza senso..."
"No, no, hai ragione" mugugnò lei, sventolandosi la faccia. Come avrebbe potuto fare una cosa del genere, se solo a pensare all'eventualità di un rapporto con lui perdeva la testa? Sarebbe stato più difficile del previsto. Sospirò.
"Se davvero vuoi qualcosa, sai bene che devi faticare. Pensi che io sia andato via da casa di Geto a cuor leggero? Santi Kami, gli sarei saltato addosso!"
Y/N si strinse nelle spalle. "É un lavoro, mi stai dicendo".
"Oh, no, tesoro mio. L'amore è una vera e propria guerra".

Ora che sapeva di dover essere se stessa, comportarsi in modo naturale le sembrava incredibilmente difficile. Cosa avrebbe dovuto fare una volta che l'avrebbe visto ancora? Come si sarebbe comportata la vera Y/N in quella situazione?
'Che assurdità' pensò, dandosi della scema. Lei era la vera Y/N. Stava davvero esagerando, e non era il caso. Doveva solo rilassarsi.
Avanzó a passo spedito verso camera sua e cercò febbrilmente la boccetta a di Xanax nel cassetto del comodino. 'Cinque gocce' rifletté. Ma sí, dopotutto se lo meritava. Le era quasi morto Sukuna davanti, e che cazzo.

Erano circa le sei e mezza di sera, quando il campanello di casa la scosse dai suoi pensieri. "Sono già tornati?" mugugnò, spegnendo la televisione. Si alzò controvoglia dal divano e aprì il portone.
"Hey...Hey?" Alzò un sopracciglio, sorpresa. Uraume era di fronte a lei, due buste in mano e il solito sguardo di disgusto in faccia.
"Entra" si affrettò ad aggiungere, facendosi da parte. Lo guardò dirigersi verso la cucina e cominciare a disfare la spesa come se fosse a casa sua.
Evidentemente la storia del manzo Kobe era vera. E, a quanto pare, l'avrebbe cucinato proprio quell'androide.
"Ehm... hai bisogno...?" Gli chiese, appoggiando una spalla al paravento. Contrariamente alle sue aspettative, questa volta non la ignorò.
"Ascoltami". La sua voce era gelida e tagliente come una lastra di ghiaccio, e Y/N sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale. Batté i denti.
"Tu non mi piaci. Anzi, proprio non riesco a sopportarti" cominciò, ignorando la sua espressione seccata. "Ciononostante, il capo parla sempre bene di te. Non gli credevo, ma da quando..." strinse con forza il sacchetto di melanzane. "Da quando..." Riportare alla mente ciò che era successo era troppo anche per lui. Digrignò i denti. "Tu lo hai salvato, e... No, non fare quella faccia". Alzò lo sguardo verso i suoi occhi, trapassandola da parte a parte. "So cosa vuoi dirmi: che capisci come mi sento, vero? No, tu pensi di capire, ma non ne sai nulla. Io lo conosco da una vita intera, gli sono accanto da decenni, io..." Niente da fare, il dolore non sembrava permettergli di mantenere la sua solita aura distaccata. Si bloccò.
"Lo so, e hai ragione" ammise lei, stringendosi nelle spalle. "È vero, non posso capire. Ma Ryomen è una persona..."
Fu interrotta dal rumore delle melanzane che cadevano per terra, rotolando dal sacchetto aperto. Uraume fissava il tavolo davanti a sé con gli occhi sgranati.
"Come lo hai chiamato...?" le sibilò, incredulo.
"Oh... Beh, lui mi ha..."
La mano dell'uomo si alzò verso di lei, come ad intimarle di tacere. Sembrava aver ripreso un po' del suo solito contegno, anche se era furente.
"Non parlarmi. Non... parlarmi più" le intimó, tornando ad occuparsi della cena.
La ragazza annuì e uscì dalla cucina, a disagio.

Just wanna smash his faceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora