"Inumaki, passami una guida. Gojo, quanto sta perdendo di emoglobina?"
"É stabile" rispose la ragazza, premendo il tasto di reset del monitor. Non c'era motivo di agitarsi, Ieiri era la dottoressa più brava che conoscesse.
Abbassò lo sguardo sulla ferita. Il tamponamento sembrava reggere.
Sukuna stava dormendo, ma Y/N non riusciva a togliergli la mano dalla fronte, come se avesse paura che la sua vita si sarebbe staccata da lui se non fosse stata abbastanza attenta. Gli controllò le labbra, improvvisamente violacee, e aumentò il flusso dell'ossigeno.
Spostó il palmo dalla fronte alla guancia. Era ancora caldo, le sacche di sangue stavano facendo il loro dovere. 'Sta andando tutto bene', si ripeteva.
Aveva assistito a questo tipo di intervento milioni di volte, anche su persone in situazioni decisamente peggiori. Perché, allora, quella incredibile voglia di mettersi a piangere non le stava passando?
Sukuna non era un suo parente, né quello che poteva definire un amico. Eppure, fra tutti gli ospedali e le cliniche di Tokyo aveva deciso di farsi portare proprio da lei. Perché? Come faceva a fidarsi se non l'aveva mai vista all'opera?
Lanciò un'occhiata al suo corpo completamente nudo disteso sul lettino, coperto per metà dal telo sterile. No, non le provocava assolutamente nessuna reazione di quel tipo, ma nemmeno il solito distacco che sentiva tutte le volte che operava. Era già arrivata a quel livello?
"Vai a sederti".
Si voltò. Accanto a lei c'era Inumaki, lo sguardo preoccupato, che la stava tirando piano per la manica del camice.
Y/N gli sorrise. "Ma no. Non sono stanca".
Lui scosse la testa. "Sei troppo preoccupata. Irriti Ieiri". Le fece cenno di uscire, stavolta più insistente. Lei annuì, mestamente. Staccò la mano dalla guancia dell'uomo, e suo malgrado si sistemò sulla sedia alla console esterna della sala.
Si prese la testa fra le mani. Che le stava succedendo? Quell'uomo la stava davvero agitando al punto da non essere più in grado di fare il suo lavoro?

Ebbe la forza di alzare il viso solo quando sentì le fatidiche parole: "abbiamo finito, smonta tutto".
Una pioggia di endorfine le pervase l'intero corpo. 'Abbiamo finito', aveva detto Ieri. E quindi era così che si sentivano i parenti dei pazienti quando usciva da una sala operatoria e gli dava la buona notizia?
Tutta la tensione delle ore precedenti si scaricò in un nanosecondo. No, non avrebbe dovuto dare nessuna cattiva notizia a Yuji. Avevano finito, ed era andato tutto bene.
Il mondo iniziò di nuovo a girare. Si alzò di scatto, nonostante le gambe molli, e si  precipitò dentro.
"Va tutto bene, il tuo bello - che ovviamente non conosci - è fuori pericolo". La dottoressa le batté una mano sulla spalla. "Non voglio sapere nient'altro, ma..." sospirò, senza finire la frase. Y/N provó l'irrefrenabile impulso di abbracciarla, ma si trattenne quando vide quanto effettivamente era stanca.
"Mi devi una cena, e un paio di spiegazioni" la liquidò, con un piccolo sorriso. Salutò tutti con un cenno della mano ed uscì dalla sala.
Y/N raggiunse Inumaki, aiutandolo a pulire il tavolo madre.
"Stai meglio?" le sussurrò lui, abbassando la mascherina con due dita. La ragazza annuì - in effetti, era dall'attacco di panico che non si erano piu visti né sentiti. Lui non le aveva più scritto nulla, e lei non voleva apparire assillante; in più, quello stupido patto con Uraume le impediva di fare la strada con lui al ritorno dal lavoro. Un po' le dispiaceva, senza dubbio.
Che stupida. Era così presa da se stessa che aveva trascurato tutti gli altri - Nobara per prima, e anche lui. È vero, si conoscevano da poco, ma vedeva comunque una differenza nell'atteggiamento che le riservava rispetto a pochi giorni prima. Come biasimarlo?
"Sei gentile a preoccuparti" rispose, evitando però accuratamente la sua domanda. No, che non si sentiva meglio. Cento pensieri le frullavano nella testa, soprattutto dopo quella notte, e di sicuro non la aiutavano a calmarsi. Maledizione.
Toge sembrò capire, e le appoggiò una mano sulla spalla. Dopodiché si voltò verso l'uomo ancora addormentato.
"Non lo dirò a nessuno" le sussurrò. Y/N si voltò verso di lui con sguardo interrogativo.
"Ho capito" continuò l'infermiere, indicando Sukuna. Le rivolse un sorriso triste. "Non lo dirò".
Lei stirò le labbra. "Ne so quanto te, sai" mormorò. In effetti era vero: per quanto potesse essere legata a lui - sempre che lo fosse, si ripeté - in realtà era completamente all'oscuro di tutto quello che era successo quella sera. "Ti ringrazio comunque. Vuole che non si sappia in giro, e..."
Inumaki scosse di nuovo la testa. "Non dirò che abita con te". Socchiuse gli occhi in un sorriso, e si voltò dandole le spalle. No, decisamente qualcosa non andava. Era completamente diverso dal Toge di qualche giorno prima.
E dire che credeva che vedere il suo idolo gli avrebbe fatto piacere... Sospirò, e si accinse ad occuparsi del risveglio.

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now