Capitolo 38 - Diamo inizio ai giochi

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Erano passati un po' di giorni ed erano già successe più cose di quanto ci si potrebbe aspettare, almeno all'esterno della prigione di Meurault. A Dazai e Dostoevskij, invece, non era successo nulla in particolare: riempivano le giornate intrattenendosi a vicenda, chiacchierando, chiarendo alcuni punti del proprio piano all'altro, giocando ai giochi più disparati e così via. Comunque questo non voleva dire che non stessero facendo nulla, anzi: ad un certo punto si erano messi a parlare in un codice incomprensibile che nessuno era riuscito a decifrare, solo per chiarire ulteriori dubbi più apertamente. Le guardie che li stavano controllando, erano impazzite cercando di dare un senso a ciò che dicessero, ma era un codice del tutto nuovo che non era basato su nessun'altro codice o lingua esistenti.
Quella mattina, mentre all'esterno continuava ad esserci un putiferio inimmaginabile, nella prigione erano entrati degli intrusi che stavano lasciando una scia di cadaveri dietro di loro.

-...Chissà cosa stia provocando tutto quel rumore di sopra...-
-Impossibile, questo posto è completamente isolato anche dagli ability users.-

Il moro guardò la colazione che stava mangiando mentre pensava a cosa potesse essere tutto quel baccano.

-Hmm... Non c'è il sale, me lo passi?-
-Certo.-

Il corvino prese la saliera sul suo tavolo e la lanciò verso l'altro. Come c'era da aspettarsi, questa rimbalzò sul vetro e cadde a terra.

-Io non ho le uova, tu ne hai qualcuna?-

Il giapponese prese l'uovo che aveva nel vassoio e lo lanciò all'altro. Ovviamente anche questo sbattè sulla parete, ma si ruppe e il suo contenuto colò fino al pavimento. Come suo solito reagì melodrammaticamente.

-...HAAAHHHH, NON CE LA FACCIO PIÙ A STARE DENTRO QUESTA STANZA!-
-Perché avresti dovuto fare una cosa del genere ad un povero uovo crudo durante la colazione...-

Si stese sul tavolo per allungarsi, ma, soprattutto, per fare scena.

-Era divertente all'inizio, ma ora sono stanco di parlare con te.-

Si tirò su con uno sguardo perso nel vuoto.

-Sarà arrivato il momento di fare "quello"?-
-...Cos'è "quello"?-

Si alzò stiracchiandosi per bene.

-Deve essere quella cosa di cui sto parlando, ovviamente.-

Andò verso la parete con il vassoio, dove c'era un agente dall'altra parte.

-Grazie per il pasto.-

Infilò l'oggetto dentro la fessura apposita.

-Ecco le posate. La prossima volta potrei avere del granchio?-
-Che cosa è "quello"?-

Dazai si girò guardando seriamente l'altro.

-Vedere chi morirà.-

Il russo fece una faccia stupita prima che diventasse entusiasta alla sola idea.

-Questa è un'ottima idea.-
-Vero? Al piano di sopra stanno già strepitando per la fine del mondo. Sarà esilarante quando finirà con solo noi due come sopravvissuti.-
-Sono pienamente d'accordo. Dunque... è quasi arrivato il momento di evadere-

D'un tratto calò il silenzio. Il moro, che prima si era girato un attimo per togliere il tavolo, riportò la sua attenzione sulla cella dell'altro dove, tuttavia, non c'era più nessuno.

-...Dostoevskij...? Oh wow, è stato veloce-

All'improvviso si sentì la terra mancargli da sotto i piedi.

-COS-

Cadde attraverso un portale fino a schiantarsi sul pavimento di una qualche stanza di quella struttura.

|| Come mi hai fottuto la vita | Soukoku ||Where stories live. Discover now