Capitolo 19 - Luna piena

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Uno sparo.
Dazai si svegliò di soprassalto con il fiatone e grondante di sudore: aveva avuto un incubo. Si mise a sedere di scatto guardandosi intorno per controllare che fosse tutto al suo posto.
Si alzò per dirigersi a passo svelto verso la finestra e la aprì. Una volta spalancate anche le persiane, una ventata di aria gelida gli entrò a forza nei polmoni facendogli bruciare le narici. Respirò a fondo, causandosi ulteriore dolore, fino a quando non fu del tutto sveglio. Si allontanò leggermente dalla finestra tirando un sospiro di sollievo prima di accorgersi di essere fradicio.

-Santo cielo...-

Chiuse i vetri pensando che si sarebbe dovuto lavare, ma guardò prima l'orologio per capire per quanto tempo sarebbe dovuto restare sveglio prima di prepararsi per andare a lavoro: erano le 2.37 di notte.

-Non credo che riuscirò ad addormetarmi di nuovo...-

Andò a farsi una doccia calda per rilassarsi e, mentre si stava insaponando, decise che avrebbe fatto un giro per la città.
Finito di lavarsi, si cambiò le bende e si diresse verso l'armadio per scegliere cosa mettere. Di sicuro dopo non avrebbe avuto voglia di tornare a casa per cambiarsi quindi decise che avrebbe indossato sempre i soliti vestiti tranne per il gilet e la cravatta.
Andò in cucina e si preparò una tazza di thè caldo per calmarsi. Cominciò a sorseggiarlo con molta calma ripensando all'incubo: era strano, non ne aveva uno da anni e, per giunta, questo era stato a dir poco raccapricciante perfino per lui.
Finito il thè guardò nuovamente l'orologio: erano le 2.56. Mise la tazza vuota nel lavandino e s'incamminò verso l'ingresso.

-Andiamo.-

Si mise le scarpe marroni e, dopo aver fissato il suo cappotto, decise che non si sarebbe messo nient'altro. Prese le chiavi e il telefono per poi uscire di casa.
Cominciò a camminare qua e là per le strade deserte e illuminate solo dai lampioni. Passò di fronte a un chioschetto che vendeva del ramen, ma decise di oltrepassarlo e continuare la sua tranquilla passeggiata.

"In caso ci ripasso più tardi..."

Continuò a passare di fronte ai negozi chiusi e ad ignorare i ragazzini che approfittavano del buio per andare in giro in bici o con lo skate indisturbati. Il solito vociare della città, notò il moro, ora era quasi del tutto svanito come anche per i profumi invitanti che aleggiavano in giro di sera. Il calore che emanava Yokohama con i suoi cittadini era sparito, ora si poteva percepire solo un freddo che penetrava fin dentro le ossa.
Dopo essersi pentito di non aver portato il suo trench coat o un qualsiasi tipo di cappotto, Dazai portò gli occhi al cielo: nonostante tutto, le stelle parevano invisibili e l'unico posto dove si potevano ammirare rimaneva la spiaggia.

-Perché no...-

Cambiò improvvisamente strada e si diresse verso la costa. Più si avvicinava al mare, più si cominciava a sentire il tipico odore salmastro proveniente dall'immensa distesa d'acqua che di solito veniva sovrastato da quello del caffè e delle colonie dei passanti.
Riuscì a raggiungere il marciappiede con la balaustra che fiancheggiava tutta la costa con i moli. Lì vicino c'erano delle scale per scendere sulla spiaggia, ma, per un motivo a lui ignoto, decise di scendere su un altro tratto di essa. Era come una sorta di presentimento, una cosa che aveva provato solo un paio di volte prima, ma era come se il suo corpo fremesse dalla voglia di andare da qualche altra parte. Decise di seguire il suo istinto e lasciarsi guidare dalle sue gambe.

"Chissà..."

Sperava che non stesse per andare incontro ad un qualsiasi conflitto, non ne aveva voglia.
Non volendo pensare a niente, svuotò completamente la mente e l'unica cosa che rimase fu il pentimento di non essersi portato nulla di più pesante per coprirsi.

-Questa volta mi sono sono sbagliato. Mannaggia a me...-

Si fermò di scatto credendo di aver visto qualcosa muoversi con la coda dell'occhio. Si voltò verso il mare e vide una cosa che lo sorprese un poco: qualcuno stava entrando in acqua nonostante il tempo. Normalmente non gli sarebbe importato più di tanto, d'altronde secondo lui ognuno era libero di torturarsi come preferisse, ma decise di andare a controllare mosso dalla curiosità. Trovò le scale più vicine e cominciò a percorrerle, stando attento a non scivolare sulla sabbia sopra gli scalini.

|| Come mi hai fottuto la vita | Soukoku ||Où les histoires vivent. Découvrez maintenant