Capitolo 12 - Shopping

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Dazai era esausto: anche se l'insonnia era migliorata, i problemi all'Agenzia erano sempre lì e lui doveva contribuire a risolverli tutti, ma, soprattutto, era in pensiero per ciò che avrebbe potuto architettare Dostoevskij. Era così esausto che talvolta si scordava perfino di mangiare e andava a letto digiunando. La mattina si ricordava a giorni alterni di fare colazione o di pranzare e non cenava mai, di conseguenza arrivava a fine giornata con le energie di un solo pasto del giorno prima. Non era la prima volta che capitavano cose del genere, ma quella era la prima da quando era nell'Agenzia.

Quel giorno tornò a casa dopo una lunga giornata di lavoro. Si chiuse la porta alle spalle e l'unica cosa che riuscì a pensare fu di farsi una doccia per lavarsi via tutto lo stress. Accese la luce rivelando un open space di medie dimensioni: alla sua sinistra c'era la cucina con un tavolo dove, prima di quel periodo, era solito cenare; alla sua destra c'era un divano con una televisione poggiata su un mobile apposito; in fondo a quello spazio, separata dal resto, c'era camera sua con il bagno personale.
Si diresse a passo svelto verso quest'ultima stanza e si chiuse al suo interno. Fece uscire un sospiro di sollievo, anche se non era certo a cosa fosse dovuto. Si diresse verso il lavandino e si guardò allo specchio: anche se a prima vista era sempre lo stesso, si intravedeva che fosse dimagrito di, forse, un chilo o due. Cominciò a spogliarsi, non prima di aver aperto l'acqua calda, fino a rimanere in boxer. Si guardò ancora una volta allo specchio solo per vedere un corpo ricoperto quasi del tutto dalle bende: gli avambracci, i polsi, il collo, il petto, l'addome, i polpacci e perfino le caviglie. Il resto del corpo era adornato di tanto in tanto da piccole cicatrici quasi invisibili, ma passavano inosservate rispetto a tutte le parti nascoste che sembravano appartenere ad una mummia.
Comicnciò a togliere i bendaggi, rivelando mano a mano la pelle candida marchiata da segni simili a graffi perfetti senza alcuna curva. Alcuni di essi erano più sbiaditi di altri, ma si vedeva chiaramente che anche quelle sarebbero rimasti impressi per sempre.
Tolse anche i boxer e si infilò nella doccia fumante. Comiciò a lavarsi, prestando più attenzione ai tagli che si era autoinferto pochi anni prima.
Finì di lavarsi dopo un quarto d'ora circa ed uscì dalla doccia pulito e profumato. Si avvolse un asciugamano in vita e si diresse verso camera sua. Dopo qualche passo, la testa prese a girargli abbastanza da doversi poggiare al muro per reggersi in piedi.

-Merda...-

Dazai non imprecava quasi mai, ma in quelle situazioni non riusciva a fare altrimenti.

-Tsk... Un calo di zuccheri...-

Sempre restando appoggiato al muro, cambiò direzione e cominciò ad andare verso la cucina. Cominciò a rovistare fra tutti gli stipetti, che erano per la maggior parte vuoti, fino a quando trovò un po' di zucchero. Prese un cucchiaino e lo riempì con quei granelli candidi. Lo mise in bocca e deglutì velocemente la sostanza. Si sedette sul pavimento e aspettò qualche minuto, il tempo necessario al suo organismo per riprendersi.

-Ok, domani giorno libero: vado a fare la spesa.-

Si rialzò, andò in camera sua e si preparò per andare a letto. Prima di coricarsi, però, mandò un messaggio al proprio partner.

Oggi

Non mi sento bene
Domani non vengo
22.47

Spense il telefono, senza aspettare alcuna risposta, e si addormentò nel suo comodo letto.

.

Il giorno seguente, Dazai si svegliò con il solito rumore fastidioso della sveglia di sottofondo. Allungò la mano verso di essa per disattivarla. Aprì gli occhi, simili a due nocciole, che emanavano sempre, inspiegabilmente, quei riflessi così lucenti come rubini. Sollevò il busto da quella comoda posizione per poi guardare la porta della stanza.

|| Come mi hai fottuto la vita | Soukoku ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora