Capitolo 18 - Arcade

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-In questi giorni ti ho registrato mentre eri ubriaco e dicevi le peggio cose.-

Le parole di Dazai cominciarono a danzare nella testa di Chuuya senza uno schema.

"Mi ha registrato? Ma porca puttana!"

La rabbia cominciò a salire in quel corpo minuto ma forte.

-Sto per urlare. Prima che cominci, vedi di spiegarti meglio.-
-Non c'è nulla da spiegare. A volte dicevi cose talmente stupide che te le facevo ripetere mentre ti registravo, tutto qua.-
-...MA CHE CAZZO-
-Chibi, non ti sembra di essere un po' volgare?-
-Quante volte te lo devo dire?! NON MI INTERROMPERE! E poi, STO ANCORA CRESCENDO!-
-Non sapevo che fosse possibile a ventidue anni.-

Il rosso si arrabbiò ulteriormente per quell'affermazione, ma decise di calmarsi per evitare altre occhiatacce dalle poche persone che passavano lì vicino.

"Allora, con calma Chuuya, dopo gli spacchi tutte le ossa che si ritrova ma prima devi riprenderti le registrazioni."

-Chibi? Sei ancora-
-Sta zitto, sto cercando di riflettere.-

Dovette dire la frase a denti stretti per evitare di urlare.

-Tu? Riflettere? Non credevo che una cosa del genere potesse mai accadere.-
-Dazai, io ti avverto poi fai te: se non la finisci ci metto un attimo per trovarti e ucciderti lentamente e farti soffrire come un cane.-
-Come siamo violenti, la cosa ti ha sconvolto tanto?-

Dopo essersi massaggiato il ponte del naso per non imprecare, Chuuya capì cosa avrebbe fatto.

Dall'altro capo del telefono, improvvisamente Dazai non sentì più nulla: il rosso aveva riattaccato senza dire nulla.

-Ma...-

Allontanò il telefono dall'orecchio per assicurarsi che la chiamata fosse terminata seriamente. Lo schermo luminoso ora mostrava solo il registro delle chiamate.

-Siamo seri?-

Si stese sulla sabbia completamente e fissò le stelle: quella notte, per qualche motivo sconosciuto, sembravano essere più luminose del solito.
Restò in quella posizione per un quarto d'ora prima di rimettersi seduto a fissare il telefono.

-Chissà perché non ha ancora richiamato...-

Come per rispondere alla sua domanda, un urlo da sopra di lui attirò la sua attenzione.

-Bakazai!-
-Mh?-

Si girò per guardare il muro che, a una ventina di metri da lui, sollevava le strade dal livello del mare: appoggiato alla balaustra era apparsa una figura dai capelli rossi e con un'aria molto irritata.

-Come-
-Zitto e sali!-
-Ok... Questo è decisamente inquietante...-
-Che hai detto?-
-Ho detto che arrivo!-

Si alzò del tutto e cominciò a camminare verso le scale che aveva perscorso in precedenza.

-Come ha fatto a trovarmi così in fretta?-

A ogni passo che faceva, la sabbia che gli aveva riempito i vestiti cadeva senza troppe storie.
Dopo poco arrivò di fronte a Chuuya, che lo stava guardando in cagnesco.

-Hai della sabbia tra i capelli.-
-Huh?-

Il moro si diede una sgrullata veloce alle ciocche color ebano prima di continuare la conversazione.

-Così va meglio?-
-Decisamente.-
-Ottimo. Come mai mi hai chiuso in faccia se tanto volevi continuare il discorso?-
-Preferisco parlarne di persona.-

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