Prologo - The Day After

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«Hermione?»
Aprì lentamente gli occhi e mise a fuoco la stanza. Era a Hogwarts e aveva un dolore lancinante alla testa.
«Gin? Cos'è successo?»
«Sei svenuta...»
«E per quale motivo?»
La rossa si morse il labbro, e all'improvviso l'amica ricordò tutto: Ginny che cercava di infonderle coraggio e dichiararsi, George che si fiondava nella loro stanza, le lacrime, il buio, Fred...
Fred. Delle lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance rosee. Ginny l'abbracciò.
«Sù, Herm. Non ti buttare giù... vedrai che andrà tutto bene.»
Hermione si scostò, guardandola come se fosse pazza.
«Bene? Come può andare tutto bene se tuo fratello non si ricorda nulla? Non si ricorda di te, della sua famiglia, dei suoi amici, di me... non ricorda nulla, nulla...» farfugliò quasi tra sé.
«Non lo sappiamo... ha solo visto George e non ha riconosciuto lui. Può darsi che di noi invece si ricorda...»
«È proprio perché non ha riconosciuto George che si capisce quanto sia grave: se non ha riconosciuto il suo inseparabile gemello come può riconoscere noi
Gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime, e guardavano la piccola Weasley disperati.
«Forse hai ragione, o forse no: non ci resta che verificare» disse lei decisa, anche se il tremore delle mani tradiva la sua calma. Hermione abbassò lo sguardo.
«Va bene, proviamoci.»
«Mi prometti che resterai calma? Non dobbiamo peggiorare le cose, si è appena rimesso...»
Hermione annuì semplicemente.
«Va bene, andiamo.»

Il tragitto dal dormitorio all'infermeria, trascorse nel più inquietante dei silenzi.
"E se davvero non sa chi sei? Sei sicura di poter reggere un duro colpo?  Saresti capace di andare avanti? Sei capace di riuscire ad uscire illesa da nonostante ciò che succederà?"
Una cascata di domande le invase la testa, e per il momento non riusciva a dare delle risposte a tutte. Decise di non pensarci, o si sarebbe innervosita ulteriormente.
Senza accorgersene, erano arrivate davanti la porta dell'infermeria. Ginny guardò l'amica. Hermione sospirò al massimo della tensione.
«Pronta?» chiese l'amica, con sguardo risoluto e preoccupato allo stesso tempo.
Lei annuì, e prendendo tutto il coraggio che riusciva a tirare fuori, varcò la soglia.

La stanza era come al solito, e i letti vuoti come sempre. Quasi vuoti.
In fondo a tutto, c'era il letto occupato da Fred, dove Madama Chips gli stava fasciando la testa con delicatezza.
La donna si accorse della presenza delle due ragazze, e sorrise gentilmente.
«Weasley, ci sono visite per te» annunciò, con voce tonante.
Fred la guardò confuso poi, lentamente si girò verso le due figure che erano appena comparse davanti a lui.
Due ragazze, forse della stessa età, si avvicinarono al suo letto.
La prima aveva capelli rossi come i suoi, e un volto piuttosto familiare.
La seconda, invece, aveva capelli ricci e bruni, un sorriso forzato e gli occhi immensamente tristi.
Il ragazzo si chiese cosa mai poteva rendere triste una ragazza bella come lei.

Hermione guardò in direzione del ragazzo che amava: i capelli rossi spettinati, gli occhi sfavillanti come sempre, le spalle larghe e il corpo muscoloso.
Sembrava tutto uguale, e allo stesso tempo immensamente diverso.
Una vocina nella sua testa le ripeteva che lui non era più lo stesso, che non era il ragazzo di cui si era innamorata, e non era il ragazzo pazzo e impertinente che era sempre stato.
Il suo cuore, invece, le diceva che nulla era cambiato. Il suo Fred era ancora lì da qualche parte ad aspettarla.
Il suo Fred era lo stesso che aveva davanti agli occhi e che stava aspettando solo di essere salvato. Salvato da lei.

«Ciao, Fred» disse Ginny sorridendogli, e sedendosi alla base del letto.
Il rosso le sorrise a sua volta.
«Ciao... tu sei?» chiese con un mezzo sorriso.
Ginny si girò verso Madama Chips, che scosse la testa leggermente.
«Ginny... Ginny Davis» disse lei, cercando di essere naturale.
Hermione abbassò lo sguardo, trattenendo a stento le lacrime che minacciavano di uscire.
«E tu?»
La riccia, sentendosi chiamare in questione, alzò leggermente il capo.
«Come?» sussurrò.
La rossa la guardò preoccupata, mentre Fred sorrideva divertito.
«Tu chi sei?»
Quelle parole risuonarono così stupide e sbagliate che Hermione non riuscì a trattenere la rabbia che lentamente stava affiorando dentro di sé. Senza riuscire a fermarsi, scoppiò.
«Chi sono? Mi chiedi chi sono? Sono Hermione, Hermione! Non ti dice niente? Hermione Granger, quella che ami prendere in giro, con cui scherzi sempre, quella a cui fai scherzi facendola infuriare, con cui ti diverti mettendola in imbarazzo, quella che riesci a far ridere, quella che ti ama con tutto il suo cuore!» finì, in affanno.
Fred la stava fissando senza capire, eppure riuscì a percepire che ci fosse qualcosa che gli stava sfuggendo.
«Mi dispiace, ma non mi ricordo di te.»
La riccia restò immobile davanti al rosso.
Le lacrime non smettevano di scendere sulle sue guance, e un rumoroso silenzio li avvolse, inesorabile e letale.
«Va bene, io d-devo andare...»
Hermione si voltò, e con passo incerto si diresse fuori dall'infermeria.
All'improvviso, la risposta a tutte quelle domande prese finalmente forma nella sua mente: "No, non posso sopportarlo."

Perché aveva mentito? Perché non le aveva detto che qualcosa di lei aveva acceso una sensazione di puro calore nel suo petto? Perché non le aveva detto che si ricordava del suo profumo alla lavanda, che lo aveva investito mentre gli urlava tutte quelle cose in faccia, dei suoi morbidi capelli ricci, a vedere il modo in cui si muovevano fluenti sulle spalle piccole, delle sue rosee labbra, tremanti mentre lo guardavano, e dei suoi bellissimi occhi, alla ricerca di qualcosa, o meglio qualcuno, in fondo allo sguardo incerto che aleggiava su di lei?
Quando l'aveva guardata, uno strano sentimento lo aveva invaso, uno bellissimo, ma che allo stesso tempo lo opprimeva.
Si era chiesto chi fosse quella bellissima creatura, e senza sapere perché, sentiva il bisogno di andarle dietro, stringerla forte in un abbraccio e dirle che sarebbe andato tutto bene.
Poi, si rese conto che doveva capire prima chi fosse lui, per non sprofondare ancora di più nello stordimento che lo assillava, e soprattutto, per non far soffrire nessuno.
Quegli occhi tristi e quelle lacrime, gli avevano procurato un dolore fitto alla pancia, espandendosi per tutto il resto corpo.
«Le dirai che mi dispiace?»
Ginny lo guardò, dolcemente, e Fred notò che anche a lei aveva gli occhi lucidi e le gote leggermente bagnate. Sospirò.
«Lo sa già.»

Arrivata nella sua stanza, Hermione si accasciò a terra, scossa dai brividi da capo a piedi. "Mi dispiace ma non mi ricordo di te."

"Non sa chi sei... adesso cosa farai?"
Per un po' pensò al suo Fred, a quello che avevano passato, i momenti belli, ma anche quelli brutti, le risate, gli scherzi, i baci, le carezze, i litigi, gli sguardi... e poi lentamente si lasciò andare a un pianto disperato, e da singhiozzi che le lacerarono inevitabilmente l'anima.

Un Amore RitrovatoOnde as histórias ganham vida. Descobre agora