Il rischio non è male

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Il rischio non è male

Sono le prime luci dell'alba e il freddo gelido a svegliare Harry.

Stringe forte gli occhi mentre si accoccola più forte al corpo che lo ha tenuto al caldo per tutta la notte: si immerge nel suo profumo familiare che sa di casa ed il suo primo pensiero della giornata è che gli è mancato tutto questo.

E in realtà non si tratta neanche di un pensiero vero e proprio, ma di un sollievo appagante che avverte nel suo corpo, come se esso stesso lo avesse riconosciuto dopo averne sentito per mesi la mancanza.

Non ricorda dove si trova, perché ha così tanto freddo e perché suo fratello lo sta tenendo stretto, ma questo è l'unico modo in cui ha sognato di svegliarsi negli ultimi mesi e finalmente è diventato reale.

All'improvviso sente delle dita tra i capelli, un sospiro leggero contro la fronte e i primi raggi di sole che continuano a premergli sulle palpebre. "Harry, piccolo. Se alzi un attimo il braccio ti sistemo la coperta, stai congelando."

Mormora qualcosa di incomprensibile perfino a se stesso, mentre fa come gli dice e lascia che Louis gli sistemi bene la coperta sulle spalle. Appena è un po' più al caldo, si gode questa piacevole sensazione premendosi con maggiore forza contro il suo petto.

Pian piano i primi ricordi di ieri sera arrivano, uno dopo l'altro, e il freddo gelido e la luce così diretta del sole gli da la conferma di quello che sta pensando: si sono addormentati qui.

Potrebbe aprire gli occhi, dare di matto, dire che prenderà un malanno e tornare a dormire dentro casa, ma in tutta onestà non ha nessuna intenzione di muovere un muscolo. Sta finalmente bene, e non gli importa se questa notte Zayn ha dovuto dormire da solo. Lui non lo è, c'è pure Louis, che lo ha tenuto stretto tutta la notte e che lo sta facendo pure adesso.

"Tu non hai freddo?" gli chiede, infilando le gambe tra le sue sotto la coperta.

Louis sorride, posando le labbra tra i suoi capelli. "Mi sarò abituato con tutte le docce fredde che ho fatto in collegio."

Harry apre gli occhi soltanto per tirare un indietro la testa, e guardarlo un po' tra il divertito e il confuso. "Che c'è. Non avevi nessuno da scoparti lì?"

"Perché devi sempre pensare male?" gli chiede Louis, lasciandosi andare ad una risata leggera. Harry continua ad osservarlo, trattenendo i brividi di freddo come può e aspettando delle spiegazioni. Quando Louis lo vede davvero incuriosito, torna serio - anche se ha quel solito sorriso da spavaldo sulle labbra - e riprende ad accarezzargli i ricci ingarbugliati. "Non intendevo in quel senso. Voglio dire, forse anche quello, sono riuscito a farmi soltanto una scopata e neanche è stato semplice. Però quello che volevo dire è che lì non ti danno acqua calda. Provaci tu a fare una doccia fredda alle sei di mattina di dicembre."

"Vi trattavano davvero così?" gli chiede Harry incredulo, il cuore che un po' si stringe nell'immaginare Louis infreddolito in un inferno simile. Non può credere che quello stronzo di suo padre sia stato capace di fare una cosa del genere, piuttosto che tenerlo in casa ed educarlo come dovrebbe fare un genitore con un figlio.

Si sente tremendamente in colpa per essersi pure arrabbiato con lui quando appresero che sarebbe andato in collegio, piuttosto che stargli accanto e andargli a fare visita tutte le volte che poteva. "Mi dispiace di essermi arrabbiato con te per averti fatto cacciare di casa. Io non - "

"Lo pensavi veramente? Lo so" conclude dolcemente Louis per lui. "Mi sarei arrabbiato pure io se mi avessi lasciato solo con quel coglione. Non pensarci, ok? Sono solo io. Siamo io e te. Non ci dobbiamo mai spiegazioni tra di noi, è la regola."

Love is not a crimeWhere stories live. Discover now