Capitolo XLV

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Appena fuori dai battenti del portone, un'ondata di acclamazioni la accolse.
Thranduil procedeva di fianco a lei, in religiosa compostezza, come da sua abitudine, focalizzato sul corteo. Severo, distinto, avanzava con calma lungo il viale e su per gli scalini marmorei del tempietto cupolare, schermandosi dalle grida degli astanti.
Sul pavimento era stata tracciata un'ampia circonferenza di fiori, foglie, rami e sassi, simbolo di totalità e protezione, all'interno del quale vennero fatti accomodare i due sposi.
L'uno di fronte all'altra, Thranduil e Faya tornarono finalmente a guardarsi.
Il volto del primo si distese, rivelando un sorriso soddisfatto ma anche amorevole, la seconda arrossì senza alcun controllo.
"Amici miei. Siamo qui riuniti oggi per celebrare un lieto evento...", cominciò Elrond.
Ma venne subito interrotto.
Nel cielo si accese una fontana di incendi e boati. Un assordante tramestio animò la folla, tra grida di terrore e stupore.
"Mithrandir", mormorarono contemporaneamente i due, in piedi all'interno del cerchio, trattenendosi con tutti i loro sforzi, nel serbare il giusto e ponderato contegno richiesto dalla cerimonia.
Tuttavia, la tensione reciproca si era disciolta, quantomeno.
Gandalf era riuscito nel suo intento.
"...Che la benedizione dei Valar, tramite la mia intercessione, possa raggiungervi e assistervi nel lungo percorso di vita, che condividerete insieme. Acquisirete e imparerete molto l'uno, dall'altra. Siate, dunque, l'energia in grado di alimentare la vostra coppia..."
Si rivolse a Faya.
"Mantenete pazienza e serenità"
Poi, a Thranduil.
"Dimenticate orgoglio ed egoismo"
Infine, alla moltitudine.
"In modo tale che ciò che si è unito, mai si divida... Serbate fede nel vostro rapporto, dunque, nutritelo con costanza e dedizione. Così che il piccolo nucleo dell'oggi, possa tendere all'ampliamento, un domani, divenendo famiglia"
Furono quattro le ancelle elfiche ad avvicinarsi in fila, a quel punto, belle come ninfe dei boschi, a detta dell'incorreggibile Aro che le stava studiando con minuziosità nel frattempo, portando ciascuna un oggetto da utilizzare nello scambio di voti nuziali.
Adesso toccava ai novelli, prendere la parola.
Faya inspirò profondamente, imponendosi calma.
Non ricordava le formule, per caso?
Possibile?
Entrambi, presero dal primo baule, che veniva loro offerto, la stessa pietra bianca e levigata.
La sollevarono sul loro capo, per renderla visibile a tutti i presenti.
In seguito, al suono di una campana, iniziarono:

TERRA.
Su questa roccia, prometto che la nostra devozione rimarrà salda, resistendo ad ogni difficoltà o intemperia da affrontare.

Ad un arpeggio preconcordato, la gettarono entrambi nel fiume da cui era stata raccolta, senza alcuna titubanza, ponendo la prima base, il mattone di partenza del loro percorso futuro.
Successivamente, passarono alla coppa di idromele.

ACQUA.
Il tuo calice non resterà mai vuoto. Come questa bevanda, infatti, io saprò dare ristoro ad ogni tua preoccupazione.

La prima a bere fu Faya. Teneva gli occhi puntati verso quella liquida sostanza dorata, del tutto impossibilitata nell'affrontare quelli di lui.
Il suo sapore era dolce ma non stucchevole. Fresco. Inebriante.
Eppure, quando l'Elfo la sfiorò, quelle riflessioni si volatilizzarono nel nulla, e uno strano fremito le percorse la schiena, solleticandole la colonna.
Thranduil assunse un sorso, senza battere ciglio, mentre la osservava con spudorata intensità. Era divertito nel riuscire ad intimidirla, così facilmente, quel giorno.
Quindi, perchè non continuare?
Afferrarono delle candele.
Questa volta, fu lui a cominciare, accendendola tramite una piccola pira, posta poco distante.

FUOCO.
Sarò il desiderio e il sogno che manterrà vigorosa questa fiamma, l'eterna luce che rischiarerà il nostro cammino da tutte le ombre.

Il moccolo di lei tremava.
Lui se ne rallegrò profondamente.
Ma appena Faya si accorse dell'espressione di trionfo che gli si dipinse sul viso, decise che...
No...
Non gli avrebbe concesso quella soddisfazione.
Per nessuna ragione al mondo.
Alzò il braccio e con determinazione, ponendolo di fronte al suo e tra i loro corpi, intrecciò le dita a quelle di lui, rivolgendogli uno sguardo di sfida.
Il Sovrano si stupì di quel cambiamento subitaneo, e sogghignò beffardo, sollevando appena il sopracciglio.
Ecco, la Faya testarda e combattiva di cui si era perdutamente innamorato.
"Bentornata, mia adorata", le bisbigliò.
Lei non cedette.
Iniziarono a cingere con dei nastri, di diverse sfumature, le loro mani, in nodi e concatenazioni via via più strette, sino ad obbligarli ad incedere di un ulteriore passo verso il centro, avvicinandosi.

Thranduil's ProphecyWhere stories live. Discover now