diciotto

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Harry Styles.

«Non ho niente da mettermi!», mi lamentai davanti allo specchio

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«Non ho niente da mettermi!», mi lamentai davanti allo specchio.

I miei vestiti, dal primo all'ultimo, erano accatastati sul letto; i cassetti e l'armadio erano svuotati. Fissavo le nicchie depredate, nella speranza di trovare qualcosa di adatto.

I soliti skinny jeans neri erano appoggiati alla spalliera della sedia a dondolo, in attesa che scovassi qualcosa da abbinarci. Qualcosa che mi facesse sembrare bello e adulto. Qualcosa che dicesse "occasione speciale". Ma non avevo più idee.

Era quasi ora di andare ed ero ancora in tuta da ginnastica. Se non trovavo nulla di più adatto - e al momento non è che avessi tante speranze - sarei andato alla cerimonia con quella.

Guardavo perplesso la pila di vestiti sul letto.

La cosa buffa era che sapevo esattamente cosa avrei indossato se l'avessi avuta: la camicetta rossa a pois che mi avevano rubato. Tirai un pugno al muro con la mano sana.

«Stupido, noioso e ladro di un vampiro!», urlai.

«Che ho fatto?», chiese Niall. Stava elegantemente appoggiato alla finestra aperta, sembrava davvero che fosse lì da sempre.

«Toc toc», aggiunse con un sorriso.

«È davvero così difficile bussare e aspettare che qualcuno ti apra la porta?».

Lanciò una scatola bianca, piatta, sul letto. «Sono di passaggio. Pensavo che magari avessi bisogno di qualcosa da metterti».

Guardai il pacco in cima alla pila del mio guardaroba insoddisfacente e feci una smorfia. «Ammettilo», disse Niall. «Ti ho salvato la vita».

«Mi hai salvato la vita», mormorai. «Grazie».

«Be', almeno una cosa l'ho indovinata. Non sai quant'è irritante non poter "vedere" le cose come al solito. Mi sento così inutile. Così... normale». Nel pronunciare la parola rabbrividì per il disgusto.

«Chissà che sensazione orrenda. Normale. Santo cielo». Rise. «Almeno non ho avuto a che fare con il tuo fastidioso ladro, e adesso devo solo capire cosa mi sfugge a Seattle». Quando pronunciò queste parole e unì le due situazioni in un'unica frase, scattò la molla. Il qualcosa che sfuggiva da giorni, la connessione importante che non riuscivo a cogliere, d'un tratto mi apparve chiaro. Restai a guardarlo senza cambiare espressione.

«Non la apri?», domandò. Di fronte alla mia reazione lenta sospirò e aprì la scatola.

Tirò fuori qualcosa e me lo mostrò, ma non riuscivo a concentrarmi su cosa fosse. «Carina, non ti pare? Ho scelto il blu, perché Louis dice che ti dona».

Non lo stavo ascoltando. «Fa lo stesso», sussurrai.

«Che c'è?», chiese. «Non hai niente di simile. Anzi, a parte i jeans non hai proprio niente!».

UnmovedWhere stories live. Discover now