tredici

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Harry Styles.

«Lo mangi o no, quel panino?», chiese Diego ad Ezra, con gli occhi fissi sui resti del banchetto che i licantropi avevano appena consumato

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«Lo mangi o no, quel panino?», chiese Diego ad Ezra, con gli occhi fissi sui resti del banchetto che i licantropi avevano appena consumato.

Ezra si appoggiò alle mie ginocchia e si mise a giocare con un hot dog infilzato nel metallo di una gruccia riadattata a spiedino; le fiamme del falò lambivano la pelle rigonfia del würstel.

Sospirò e si massaggiò lo stomaco. Chissà come, era ancora piatto, nonostante avessi perso il conto di quanti panini aveva ingurgitato dopo il decimo. Per non parlare della busta di patatine giganti e della bottiglia di birra da due litri.

«Credo di sì», disse Ezra lentamente. «Sono così sazio che sto per vomitare, ma penso di riuscire a farlo scendere: Non me lo godrò per niente, però». Sospirò di nuovo, triste.

Diego, che ne aveva mangiati tanti quanti Ezra, strinse i pugni e lo guardò torvo.

«E dai», Ezra rise. «Sto scherzando, Diego. Ecco qui». Buttò in mezzo al cerchio formato da noi lo spiedino fatto in casa. Mi aspettavo che s'infilzasse dritto nella sabbia, ma senza alcuna difficoltà Diego lo afferrò con precisione dal verso giusto.

A furia di frequentare solo persone con abilità straordinarie rischiavo di farmi venire dei complessi.

«Grazie, fratello», disse Diego, che aveva già superato il breve momento d'ira.

Il fuoco crepitava e pian piano si abbassò. Le scintille scoppiavano veloci come bolle color arancione brillante sullo sfondo del cielo nero. Non mi ero neppure accorto che il sole era tramontato. Doveva essere tardi, ma non sapevo che ora fosse. Avevo perso completamente il senso del tempo. Stare insieme ai miei amici Quileute era più semplice di quanto mi aspettassi.

Mentre Ezra e io portavamo la mia moto in garage - e lui aveva ammesso con rammarico che quella del casco era una buona idea, a cui avrebbe dovuto pensare prima - avevo iniziato a preoccuparmi per la serata.

Chissà, forse i licantropi mi avrebbero considerato un traditore. Si sarebbero arrabbiati con Ezra per avermi invitato? Avrei rovinato la festa?

Ma quando spuntai con Ezra dalla foresta e raggiunsi il luogo d'incontro in cima alla scogliera - il fuoco ruggiva già, più luminoso del sole oscurato dalle nuvole - tutto divenne molto semplice e informale.

«Ehi, ragazzo vampiro!», mi aveva salutato squillante Embry. Quil era saltato in piedi per darmi il cinque e baciarmi sulla guancia. Penelope mi aveva preso la mano quando ci eravamo seduti sulla pietra fredda accanto a lei ed Alex.

A parte qualche lamento provocatorio, più che altro di Diego, perché si tenesse sottovento la puzza dei succhiasangue, tutti mi trattavano come uno di loro.

Non c'erano solo i ragazzi ad attendermi. Anche Hall era lì, con la sedia a rotelle posizionata su quella che sembrava la testa naturale del cerchio.

Accanto a lui, su una sdraio pieghevole, c'era l'anziano, bianchissimo nonno di Quil, che si chiamava come lui. Aveva un aspetto fragile e rugoso.

UnmovedWhere stories live. Discover now