diciassette

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Harry Styles.

Lo fissai per un minuto interminabile, senza parole

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Lo fissai per un minuto interminabile, senza parole.

Non sapevo cosa dire.

Quando notò la mia espressione sbalordita, perse l'aria seriosa. «Okay», disse sorridendo. «È tutto».

«Eh io...». Sentivo un grosso nodo in gola. Qualsiasi cosa fosse, provai a rimuoverla. «Non posso, voglio dire non... Dovrei andare...».

Mi voltai, ma lui mi prese per le spalle e mi costrinse a girarmi di nuovo.

«No, aspetta. Lo so, Harry. Ma senti, dimmi soltanto una cosa. Vuoi che me ne vada e che non ci vediamo più? Sii sincero». Era difficile concentrarsi sulla domanda e impiegai un minuto per rispondere.

«N-no però io- ». 

Ezra sorrise di nuovo interrompendomi. «Ecco».

«Sì, ma la ragione per cui ti voglio accanto non è la stessa per cui tu mi vuoi accanto a te», obiettai.

«Allora spiegami perché vuoi che non esca dalla tua vita». Ci pensai bene.

«Quando non ci sei, mi manchi. Quando sei contento», specificai, misurando le parole, «sono contento anch'io. Ma potrei dire la stessa cosa di Des, lo sai. Sei uno di famiglia. Ti voglio bene, ma non ti amo».

Pesantina questa ...

Scosse la testa, impassibile. «Però vuoi che ti stia vicino».

«Sì», sospirai. Era impossibile farlo desistere.

«E allora ti resterò vicino». «Non vedi l'ora di prendere una batosta, eh», borbottai.

«Già». Mi sfiorò la guancia destra con la punta delle dita. Con uno schiaffo la allontanai.

«Ti sforzeresti di comportarti un po' meglio, per favore?», chiesi irritato.

«No, non credo. Sta a te decidere, Harry. O mi prendi per come sono - cattive maniere comprese - o devi rinunciare».

Lo fissai, frustrato. «Sei deficiente?».

«Come te». Questa frase mi colpì e indietreggiai inconsapevolmente.

Aveva ragione. Se non fossi stato crudele - e ingordo - gli avrei detto che non lo volevo nemmeno come amico e me ne sarei andato. Era sbagliato provare a restare amici se gli faceva male. Non sapevo cosa stessi facendo lì, ma all'improvviso capii che era uno sbaglio. «Hai ragione», sussurrai.

Rise. «Ti perdono. Ma cerca solo di non arrabbiarti troppo con me. Perché ultimamente ho deciso che non desisterò. Le cause perse sono la mia passione».

«Ezra». Fissavo i suoi occhi scuri nella speranza che mi prendesse sul serio. «Io amo Lou. È tutta la mia vita».

«Ami un po' anche me», aggiunse. Alzò la mano quando iniziai a protestare. «Non allo stesso modo, lo so. Ma non è detto che sia lui la tua vita. Non più. Forse lo era prima, ma poi se n'è andato. E ora deve fare i conti con la conseguenza di quella scelta: me».

UnmovedWhere stories live. Discover now