17 ; The Grand Conjuration

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Quando sua madre lo vide, barcollante, si fiondò addosso a lui, seminando Sera e stritolandolo. Gli affondò la testa nel petto e strinse il tessuto della sua camicia lacera tanto forte da rovinarla ancor di più. Solo dopo la ragazza riuscì ad aggiungersi all'abbraccio, commossa dal poterlo toccare di nuovo.

- Non fare mai più una cosa simile, dannazione... sono già due volte che mi lasci da sola. Alla terza, piuttosto ti uccido con le mie stesse mani...!- Aleksei sorrise, poggiandole una mano sulla testa riccioluta.
- Mi dispiace. Ho fatto un gravissimo errore. - Si separò dalle due. Aveva bisogno di un po' di respiro. - Voglio ringraziare tutti voi, che avete contribuito a salvarmi la vita, non ci sono parole per spiegare quanto io abbia apprezzato questo gesto.- Vedere tutte quelle persone a Shambhala era davvero strano, l'ultima volta che c'era stato la desolazione era fin troppo palpabile.
- Aleksei... quella... quella è... - Artemiya lo guardava con la bocca spalancata. Tutti si erano concentrati su di lui, ma... - Areadbhar... la Macellaia...-
- Sì, è proprio lei. Ci ho sempre vissuto sopra, ignaro.-

Non appena finì la frase, ebbe uno svenimento e riuscì a tenersi in piedi proprio grazie alla reliquia. In fretta e furia venne portato a riposare e gli furono dati cibo ed acqua -Marle aveva deciso di testare la sua semi-immortalità anche negandogli ogni tipo di nutrimento-, che accettò volentieri. L'unico sapore che aveva sentito nell'ultimo periodo era stato quello del suo stesso sangue. Subito dopo il pasto, crollò addormentato sul letto in cui era seduto, per la prima volta libero dalle catene.
Mentre Artemiya e Sera tenevano un occhio vigile su di lui, Ksenia prese con sé Areadbhar. Era davvero pesante per le sue braccia mingherline, capiva bene perché non si rompesse sotto la forza dei suoi portatori.
Si diresse da suo marito, una tenue luce azzurra illuminava la sua salma. Nel momento in cui fu abbastanza vicina, sentì il potere della reliquia fluirle dentro, il suo spirito urlare.
Areadbhar era adirata, strepitava alla vista del suo vecchio possessore, tremava, brillava e piangeva lacrime dolorose. La donna strinse forte l'asta tentando di calmarla, ma l'arma non sembrava sopportare la situazione.

- Mi dispiace... se solo fossi stata più forte, quel maledetto giorno... avrei voluto avere il coraggio di disobbedirgli, di bruciare l'intero campo di battaglia e quella strega con le mie stesse mani. Ma non l'ho fatto, ed ora mi ritrovo qui, in un buco sottoterra, a parlare con una lancia ed un cadavere.

Accennò una risata, ma presto essa convertì in singhiozzi sommessi e, poi, un pianto. Scivolò lentamente sul pavimento portandosi la reliquia con sé e bagnandola di lacrime. Essa tremò più forte, quasi come se avesse assimilato parte della sua tristezza. Anche se non erano connessi tramite lo stesso Segno, lo spirito al suo interno la riconosceva ed empatizzava con lei. La ricordava bene al fianco del suo vecchio proprietario.

- Areadbhar, ti chiedo di aiutarmi a riaprire le porte di Fhirdiad. Solo insieme possiamo riprenderci ciò che ci è stato rubato... questo non porterà indietro Mitya, ma assicurerà un futuro ad Aleksei, porterà avanti la stirpe dei Blaiddyd...

Smise di tremare e splendere, iniziando a sembrare una -quasi- normalissima lancia. Ksenia accarezzò con la mano la Pietra Segno, lei stava ancora piangendo.
Se Areadbhar poteva rattristarsi per la morte di uno dei leoni, ci era però abituata; era passata tra tantissime mani, alcune più violente, altre più miti... lei, invece, aveva avuto una sola persona di cui potesse fidarsi nel primo arco della sua vita ed essa gli era stata portata via all'improvviso.
Trovarsi completamente sola era ciò che aveva aperto una crepa dentro di lei; più si allargava, più la sua magia si disperdeva all'esterno e, più magia usciva, più il buco si ingigantiva, in un circolo vizioso inarrestabile.
Una mano le si appoggiò sulla spalla e la risvegliò di colpo dal torpore. Senza che potesse controllarsi, aveva quasi interamente congelato la reliquia con la magia, la quale si dissolse nel momento in cui si riprese.
Voltò il capo, incontrando gli occhi scarlatti di Thamiel.

Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'AquilaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora