13 ; The Lotus Eater

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Non riusciva a respirare. Ad ogni tentativo di riempirsi i polmoni d'aria, il sangue dentro di essi finiva per impedirglielo.
Era diventato cieco, le forze lo stavano abbandonando, non riusciva a capire se fossero tutti in silenzio o se era lui stesso a non sentirli. I soldati gli impedivano di crollare, Hubert gli teneva la testa all'indietro per lasciare aperta la ferita il più possibile e velocizzare l'emorragia.
"Maledetto bastardo"... a quanto pare, riusciva a pensare ancora lucidamente.
La Luna Crescente avrebbe funzionato, con quelle manette strette ai polsi, o sarebbe morto per davvero? Aveva promesso a sua madre, a Sera, a tutti di tornare a casa sano e salvo, ma ormai non gli sembrava più una certezza, nonostante sapesse di avere quel potere di rapida rigenerazione.
Iniziò ad avere dei violenti spasmi, riuscì a liberarsi dalla mano di Hubert e buttarsi in avanti, per poi vomitare tutto il sangue che gli si era riversato all'interno. Uscì anche dal naso, liberando finalmente le vie respiratorie.
Ansimò profondamente, le lacrime che scendevano lungo il viso, i capelli biondi gli crollavano sul petto e si impregnavano di rosso. Sbatté più volte le palpebre, riuscendo a mettere a fuoco il viso sconcertato di Edelgard. Sentì la mano dell'uomo sul suo collo, alla ricerca disperata del taglio che avrebbe dovuto ucciderlo, ma tutto ciò servì solo a sporcargli il guanto immacolato.
Gli afferrò la lunga chioma bionda a mano piena, costringendolo a guardarlo in volto. Il principe aveva le labbra schiuse, dalla bocca e dal naso uscivano ancora dei rivoli scarlatti che gli macchiavano la pelle di porcellana.

- Quale stregoneria è mai questa?!

Non lo aveva mai sentito alzare la voce in quel modo, in un certo senso era contento di aver fatto scomporre l'uomo più freddo e calcolatore d'Adrestia.
Hubert riprese il pugnale e, senza pensarci due volte, stavolta glielo piantò nell'arteria carotide la quale, non appena estratto, provocò letteralmente una fontana a causa dell'elevata pressione sanguigna. Aleksei provò di nuovo indicibili sofferenze, ma nel giro di pochi minuti tutto era già tornato come prima.
Era felice di constatare che il suo secondo Segno, per quanto una maledizione, fosse capace di non perdere le sue proprietà curative una volta soppresso; se non l'avessero decapitato sul posto forse una possibilità per salvarsi l'aveva.
Sentì i passi della donna sul pavimento e quei soldati allontanarsi. Gli prese il viso tra le mani, i suoi occhi viola gli correvano lungo i lineamenti, ma sembrava distante, non riusciva a capire cosa stesse pensando.

- Da dove deriva quest'abilità? La tua magia è stata annullata.-
- Se anche lo sapessi, perché dovrei dirvelo? Avete appena ordinato di uccidermi.- La gola bruciava ancora immensamente.
- Perché sono tua madre, Benedikt, ho il diritto di saperlo.-
- Voi non siete proprio nulla, quale madre cancella la storia di un intero regno e ne fa sparire la capitale solo per nascondere un'identità?-
- L'ho fatto per proteggerti, se avessero saputo la verità ti avrei messo in pericolo.-
- Chi?! – Alzò la voce, il bruciore aumentò. – È una vostra paranoia, se mi aveste detto del mio Segno di Blaiddyd aiutandomi a sfruttarlo, sarebbero stati gli altri ad essere in pericolo, di certo non io.- Nel frattempo tentava di rompere quelle manette, finendo solo per ferirsi i polsi.

Aleksei avrebbe davvero voluto perdonarla, dirle che nonostante tutto le voleva bene per essersi presa la briga di crescerlo. Non era stato un bambino facile con la sua iperattività e da adolescente era ancora peggio, eppure l'aveva sempre trattato con pazienza ed amore.
Non riusciva a capire quel suo ordine lapidario, detto con un tono così gelido... se avesse avuto le mani libere, le avrebbe torto il collo.

- Cosa facciamo, Lady Edelgard? Sembra che la bestia voglia rimanere selvatica.-
- Gestisci la situazione a tuo piacimento, ma toglilo dalla mia sala del trono. Non ucciderlo almeno fino a domani, devo pensare a cosa farne.-
- Come desiderate, Maestà.-

I corazzati si avventarono di nuovo su di lui, afferrandolo malamente e mettendolo in piedi a forza. Il principe iniziò ad urlare, a dimenarsi, ma si prese un pugno dritto sul viso da Hubert stesso, ormai esasperato, il quale successivamente gli lanciò un incantesimo del sonno.
Si sarebbe divertito.

Fulmine Sanguinolento - Il Leone che si credette un'AquilaWhere stories live. Discover now