La mattina dopo, Y/N si svegliò di buonumore. Quel giorno, in cui finalmente era di riposo, avrebbero approfittato per andare al tempio di Kannon lì a Tokyo per consegnare gli Ema.
La ragazza buttò giù le gambe nude dal letto, cercando a tentoni dei pantaloni della tuta. Da che aveva memoria, era sempre andata con Yuji a comprare quelle buffe placchette di legno su cui scrivere i propositi per l'anno successivo. Poi, il nonno del ragazzo li portava al tempio di Kannon - ogni anno sempre lì - e le appendevano insieme. Era una tradizione, ormai, e non l'avrebbe mancata per nulla al mondo.
Aprì il portafoglio per accertarsi di avere dei contanti. Gli Ema erano piuttosto economici, ma solitamente bisognava lasciare un'offerta libera in un cassettino fuori dal tempio, e di sicuro non avrebbero accettato il bancomat. Si alzò in piedi: era ancora presto, e per una volta le avrebbe fatto piacere preparare la colazione.

Allungò un piede in salotto: il lenzuolo sul divano era sfatto, ma Sukuna non era né lì né in cucina. 'Che strano' rifletté 'mi sembrava di aver visto la luce del bagno spenta'.
Strano anche che avesse lasciato tutto in disordine: solitamente sembrava prestare particolare attenzione a non lasciare niente che testimoniasse la sua presenza, quasi volesse nascondere che abitasse lì. Scrollò le spalle, accendendo i fornelli.

Non passò molto tempo prima che Yuji e Yuko si decidessero ad uscire dalla camera e la raggiungessero in cucina.
"Buongiorno! Dormito bene?" canticchiò lei, ammiccando verso l'amico. Lui le restituì il sorriso, attento a non farsi vedere dalla fidanzata.
"Divinamente" rispose, sedendosi e allungando le gambe sotto il tavolo. Yuko era piuttosto silenziosa, come ogni volta che passava la notte facendo sesso.
'Come se si vergognasse' rifletté Y/N, servendo il thè. "È avanzata della torta da ieri, se la volete".

Passò una decina di minuti, ma di Sukuna nemmeno l'ombra. La ragazza si tormentava le unghie, facendo del suo meglio per non sembrare preoccupata.
'Che te ne frega se non viene con noi? Non essere patetica' si disse, tentando di calmarsi. Dopotutto, non aveva mai detto che sarebbe andato con loro al tempio. Sospirò.
Il telefono di Yuji trilló provvidenzialmente. Lui annuì, leggendo il messaggio.
"Chi è?'' si ritrovò a chiedere lei. Si morse la lingua pochi secondi dopo. Che figura.
"È Sukuna. Ha detto che ci raggiunge là" rispose l'amico, non cogliendo il motivo del suo interesse. Y/N ringraziò la sua stupidità. "Sembri sollevata. Pensavo te lo avesse detto ieri sera".
Lei si mordicchiò il labbro. "Avrebbe dovuto?" mormorò. Bevve in un sorso il thè rimasto nella tazza e si diresse verso la camera.

Il tempio di Kannon non era poi così lontano dalla loro casa, giusto qualche fermata di metropolitana. Visto che avevano a disposizione l'intera giornata, avevano deciso di prendere l'occasione per farsi un giro a piedi per il centro.
Quell'oasi di calma, immersa nel vivace quartiere dello shopping, donava una sensazione di tranquillità e pace spirituale percepibile non appena oltrepassarono le porte.
Y/N si strinse nel cappotto. Il suo respiro creava buffe nuvolette di condensa nell'aria gelida di dicembre, eppure si sentiva davvero a casa.
Alzò gli occhi verso le grandi scalinate di fronte a loro. Improvvisamente si ricordò di quando lei e Yuji le facevano tutte di corsa, perennemente rimproverati dal nonno. Le salì un nodo alla gola.
"Hey, Y/N-chan". L'amico le tirò un pugno sulla spalla per catturare la sua attenzione. Lo guardò: si era fatto improvvisamente serio.
"Di corsa. E l'ultimo che arriva paga gli Ema".
Arrivarono in cima alla scalinata quasi insieme, la ragazza una frazione di attimo più tardi. Avevano il fiatone, ma riuscivano comunque a ridere come dei matti.
Gli sguardi dei passanti erano sovrapponibili a quelli che gli stava lanciando Yuko dal basso, raggiungendoli con molta calma e scuotendo la testa.
"Idioti" sussurrò, sospirando. Come minimo avrebbero fatto pagare tutti gli Ema a lei.

La giornata stava decisamente migliorando. L'atmosfera si era smorzata, sembravano tornati tutti bambini, e Y/N non stava più pensando a Sukuna, quando, improvvisamente, un'ombra li sovrastò mentre stavano prendendo un boba al bar del tempio.
"Hey, fratellone. Tutto bene? Abbiamo preso un Ema anche per te!" lo salutò Yuji, sventolando la targhetta. "Vuoi un boba? Lo ordiniamo".
Come suo solito, l'uomo non rispose. Si accese una sigaretta, rimanendo in piedi.
Y/N si vietò categoricamente di girarsi per guardarlo. Allungò le gambe sotto il tavolo e tirò fuori il cellulare dalla borsa, fingendo di leggere una conversazione sul gruppo del lavoro.
"Perché non siamo andati al santuario di Wada? Mi piacciono gli Ema con i serpenti".
Yuji storse la bocca. "Perché è tutta la vita che io e Y/N veniamo qua. Sono felice che quest'anno sia venuta anche Yuko, e volevo farle vedere i luoghi della mia infanzia".
"Ah, perché tu non ci sei mai venuto?" scappò detto alla fidanzata.
Seguí un attimo di silenzio. Sukuna si rabbuiò, la sigaretta a mezz'aria. "Andiamo" sentenziò, interrompendo la conversazione. Si voltò, incamminandosi verso l'entrata del tempio.
"Hey, aspetta! Dobbiamo ancora scrivere i desideri!" tentò di fermarlo il fratello, inutilmente. Lanciò un'occhiata interrogativa a Y/N, che si morse un labbro.
"Penso che gli dispiaccia davvero tanto quando gli ricordiamo che è rimasto assente troppo a lungo nella tua vita" mormorò, attenta a non farsi sentire. Yuko era mortificata.
'Per una volta non sono stata io a fare la figura di merda' pensò, con una punta di cattiveria. Ma no, in fondo le spiaceva che l'amica si fosse ficcata in quella situazione. Finì in fretta il boba, e si alzò di scatto trascinando la sedia.

"Hey" esclamò, raggiungendo Sukuna e toccandogli una spalla per farlo fermare. "Non devi fartene una colpa".
Il tono incredibilmente seccato con cui lui le rispose la fece quasi pentire di essersi immischiata. "Che cazzo ne sai tu di colpa?" sbottò, senza voltarsi.
Y/N sentì un brivido scenderle lungo la schiena. In condizioni normali si sarebbe frenata a fatica dal tirargli una sberla, ma erano in un tempio, e per di più era una giornata importante. Fece appello a tutta la sua pazienza.
"Conosco tuo fratello, e so che per lui è importante che tu ci sia adesso" gli rispose, soppesando bene le parole. "Non pensare al passato. Nessuno pensa al passato".
Lui si voltò, fissandola negli occhi. Se le sue mani erano sempre calde come il fuoco, il suo sguardo era gelido come il ghiaccio.
"Nemmeno Satoru?"
Lei aprì la bocca, incapace di rispondere. L'arrivo tempestivo dei due fidanzati ruppe quel silenzio soffocante.
"Dai, Sukuna. Devi scrivere i tuoi propositi, o non si avvererà un bel niente".
L'uomo allungò una mano verso la placchetta che gli porgeva il fratello, senza staccare gli occhi dai Y/N. Si voltò lentamente, precedendoli verso l'entrata del tempio.

Quell'anno, nessuno sembrava particolarmente convinto di quale desiderio volesse chiedere a Kannon. Si rigiravano tutti l'Ema fra le mani, pensosi- tutti tranne Yuji, ovviamente, che da bravo ragazzo qual era chiedeva ogni anno che tutti i suoi amici fossero felici. Non ci si sarebbe potuto aspettare nient'altro da quel raggio di sole, effettivamente.
Y/N fu l'ultima a decidersi. Scribacchiò dei kanji minuscoli, illeggibili, per evitare che gli altri spiassero, e appese la targhetta insieme a mille altre sul muro del tempio. La guardò ancora per qualche istante, prima che la folla di persone la respingesse indietro per farsi spazio a sua volta.
"E anche quest'anno è andata" mormorò. Fece per voltarsi per tornare indietro, ma sentì una mano afferrarle il braccio. Si irrigidì.
"Ma che-"
Due dita si appoggiarono alle sue labbra per zittirla. Alzò lo sguardo, incontrando la figura statuaria di Sukuna china su di lei.
"Zitta" le mimò con le labbra. Facendole da scudo la trascinò dietro gli alberi del giardino restrostante.
"Ma che cazzo ti è preso?" proruppe, non appena furono al riparo dalla gente. L'uomo le indicò due persone con un cenno del capo.
"Li riconosci quelli?"
Y/N assottigliò lo sguardo. Sì, in effetti c'erano due uomini in mezzo alla folla che sembravano scocciati di averli persi di vista. Sentì un brivido scenderle lungo la schiena.
"Oh, cazzo" sussurrò, non appena riconobbe le facce dei due che l'avevano importunata due sere prima sulla strada per il lavoro. Si aggrappò al braccio di lui, le gambe improvvisamente molli.
"Che diavolo vogliono?" ebbe la forza di balbettare.
"Sì, è importante" lo sentì parlare al telefono. "Al tempio di Kannon, due uomini. Giacca rossa uno, pantaloni verdi l'altro. Sulla trentina".
"E' Uraume?" sillabò lei a bassa voce. Come al solito non ottenne risposta.

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NdA
E dopo un'attesa infinita, ecco il nuovo orribile capitolo filler che non serviva proprio a nessuno! Perdonatemi. Ho avuto una promozione al lavoro -siiiiiì- e ho litigato col tipo -noooooo- quindi sono state due settimane di fuoco. Il prossimo capitolo avrà più azione. Decisamente più azione.
Grazie a tutti!

Just wanna smash his faceWhere stories live. Discover now