Cap XX

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Quando Whis riaprì gli occhi vide Jène, per terra, che si sforzava a non guardare le sue stesse mani, ferite, nei palmi, dalla forte scossa fuoriuscita dallo scettro, ed ora ricoperte di piccoli e brucianti tagli.

"Jène!" urlò lui avvicinandosi a lei ancora un po rallentato nei passi a causa dellurto. Subito si gettò a terra, di fronte alla ragazza e cercò di guardarla negli occhi, per rassicurarla, ma lei continuava a dimenare il busto dal dolore, schiacciandosi i palmi delle mani nel petto; tenendo gli occhi serrati.

"Jène calmati! Fammi vedere" la pregava lui.

Lei continuò a cercare di calmarsi da sola, per terra, e dopo un lungo minuto riuscì finalmente rivolgere lo sguardo a Whis, che la stava continuando a fissare impanicato.
Jène cercò di tirarsi su a sedere per terra; Whis la aiutò. La ragazza cercò poi di contenere la smorfia che aveva in volto e protese le mani a lui.

"Tranquillo Whis, non è nulla di così grave. Fa solo male"

Whis la guardò dritto negli occhi con uno sguardo turpe:

"Lo sai come la penso io su queste cose, lo ricordi o no?"

"Ah si giusto. Scusami" gli disse un po imbarazzata "Va bene"
Jène si alzò in piedi un po' incertamente, per la caduta di poco prima.
Aspettò che si fosse alzato anche lui:

"Allora curami a modo tuo" disse tentando un sorriso e porgendogli le mani ferite.

"Certo che lo faccio, con il tuo permesso o meno" le rispose il ragazzo con un fare riluttante, pettinandosi i capelli con la mano.

I due scoppiarono a ridere e s'incamminarono verso il palazzo sghignazzando.

•   •   •

Entrati nel palazzo vennero accolti da Lord Beerus che si arrestò dal mettergli le braccia sulle spalle non appena vide le condizioni dei due angeli:

"Ma cosa vi è successo?" disse mentre si allontanava "sembra che vi siate rotolati giù per una collina" concluse la frase con tono malizioso e guardando Whis con un sorrisetto stampato in faccia.

Whis gli si avvicinò con passo rabbioso ma per fortuna intervenne Jéne:

"No Lord Beerus. Non è successo niente di quello che lei può pensare" disse apostrofandolo, sotto gli occhi stupiti degli altri due.

"Visto! Capisce pure l'umorismo! È cento volte meglio di te" e concluse appoggiandosi all'avambraccio di Whis per non cadere dal ridere. L'angelo volse lo sguardo annoiato ed arreso a Jène, che di rimando scoppiò a ridere.

Lord Beerus venne poi a sapere dell'incidente con lo scettro e delle ferite alle mani di Jéne. Allora ricordò a Whis che l'acqua che sgorgava nella stanza dell'angelo aveva proprietà curative:
"Grazie Lord Beerus" disse tra i denti Whis, ormai arreso "pensavo di sapere già come fosse fatta la mia stanza..."

Lord Beerus scorse lo sguardo turpe di Whis e cercò di riparare la situazione:
"Ah ma certo, scusami" disse dando qualche pacchetta sulla spalla di Whis.
"Però è meglio che la accompagni tu, del resto solo tu sai sfruttare al meglio le proprietà di quella sorgente" disse allontanadosi in imbarazzo.

Diamine, deve sempre rovinarmi tutto quel felino senza peli, pensava Whis mentre rimuginava a tutte le sofferenze patite per colpa di Beerus.

"Dunque, dove si va?"
Lo interruppe Jéne, guardando la lunga tromba delle scale che gli stava sopra.
"Ah, scusami. Prego. Da questa parte"
E le fece strada.

•   •   •
Fin da quando, per la prima volta, dopo molto tempo, aveva avuto modo di essere di nuovo vicino allo scettro della madre, aveva percepito una sorta di soggezione: era per quello che, non appena lo aveva visto in mano a Jéne era rimasto impacciato, era ora si ritrovava nell'ala nord del palazzo, da solo, nella sua stanza fosca.
Da solo o quasi: Jéne, dopo che le erano state risanate le mani, si era addormentata in una poltrona vicino alla scrivania.
La prova vivente che non tutti gli angeli non hanno necessità di dormire pensò Whis sorridendo.

Nella camera si trovavano solo un vasto letto (mai usato dal momento che gli angeli non dormono praticamente mai nella loro vista) coperto di un copriletto candido, poi una scrivania solitaria di vetro con affianco una poltrona (ora occupata) ; al centro della stanza si espandeva una fitta oasi naturale, interrotta solo da un sentierino che la attraversava e sbucava dall'altro lato della camera.
Nell'oasi c'erano moltissime piante: alcune sgargianti che lasciavano presagire la loro pericolosità, altre pallide per la poca luce ricevuta, quasi trasparenti, come se fossero fatte di cristallo, ed altre ancora luminescenti di chiarori gialli e celesti.
Dalle cime degli arbusti più alti, che erano ben più alti di Whis, torreggiavano i fusti di alberi di un nero talmente puro da avere riflessi corvini e che riflettevano, in uno strano modo, la luce emanata dalle piante più piccole.
Tutta la porzione di flora era circondata da un laghetto stretto e di acqua cristallina che la accerchiava e che riverberava un immagine contorta, quasi  mistica, delle piante più luminose.
Quell'oasi, assieme ad un acquario a muro (continuazione di quello che si vede dalla sala da pranzo del palazzo), costituiva l'unica fonte di luce nella stanza, assieme a dei piccoli lucernari stretti ed alti in stile gotico.

Whis tornò a concentrarsi sullo scettro dalla caratteristica doppia orbita che ora aveva davanti: lo aveva sospeso nel vuoto, in mezzo ad un debole raggio bianco, e lo voleva esaminare.
Perché ha reagito così prima? Continuava a chiedersi da quando era rientrato nel palazzo.

Può essere che Jéne è avversa allo scettro, o che quest'ultimo stesso la rifiuti.
Non mi è mai capitato di vedere una cosa simile: certo, questo oggetto ha dello straordinario di suo, ma anche chi lo brandisce ora non è da meno...
Può darsi che Madame Alison avesse fatto qualche incantesimo o forse, più che altro, un sortilegio al suo stesso scettro.
Però,se così fosse, Jéne non sarebbe neanche riuscita a tenerlo in mano.
Whis guardò lo scettro con una curiosità tutta nuova, come un bambino che vede una farfalla.

Vinse ogni timore e si decise ad accarezzare la sfera, nel tentativo di azionare l'oggetto.
Avvicinò sempre di più la mano. Mancavano pochi centimetri ormai.
Finalmente le dita sfiorarono la sfera di cristallo e subito questa sfavillò.
Da essa uscì con uno scatto lo stesso drago cinese argentato di poco prima.
Whis si raccolse a terra impaurito che potesse succedere la stessa cosa di poche ore prima.
Ma l'essere non fece altro che continuare a volare per la stanza con movimenti sinuosi, ma lenti, quasi ad imitazione delle movenze dei pesci nell'acquario che si trovava nella camera.
Whis si rialzò in piedi, e subito gettò lo sguardo sullo scettro, che si presentava come prima di essere azionato, solo più luminoso.
Tenendo timidamente una mano davanti al volto, riavvicinò alla sfera di cristallo con l'intento di sfiorarla di nuovo, per vedere la reazione ad un gesto diverso.
Toccò due volte la sfera e si allontanò velocemente di un metro e mezzo.
Guardò la reazione del drago: stava continuando a fluttuare lentamente lungo i perimetri della stanza.

Una voce interruppe Whis, e lo fece focalizzare di nuovo sull'oggetto.
'...Daishinkan. Rispondi, grazie. Qui Alison. Ho finito ora la sessione di allenamento con le nuove reclute. Potrei tardare un po' ad arrivare a casa'
Whis si avvicinò allo scettro senza battere ciglio, ipnotizzato.
"Ma-"

Di colpo una proiezione uscì dal bastone e  produsse un ologramma di una donna:

'...Ripeto. Qui Alison...' disse la donna con tono autoritario '... Daishy, potrei metterci un po' a tornare. Tu non aspettarmi sveglio, metti a letto Whis e Vados per favore. Oh, ed attento a Marcarita: si mette sempre nei guai.
Appena sarò ritornata parleremo di un problema con Freezer.
Ti amo'

Whis fece un passo meccanico verso l'ologramma ormai immobile dopo aver smesso di parlare.

"Ma-"

Protese le braccia verso la donna.

"Mamma" sussurrò trepidante, mentre sentiva il cuore accelerare.

Chiuse le braccia intorno alla madre, ma rimase ad abbracciare un ricordo vago, la cui unica certezza, ora, era la mancanza che giustificava le lacrime del figlio.

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⏰ Letzte Aktualisierung: Oct 23, 2022 ⏰

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