Cap XV

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"Lord Beerus"

"Mmh?"

"Sa che fine ha fatto Whis?" chiese Bulma.

"Bah...tu lo sai? So solo che ha riportato Jène al palazzo di Zeno, dopo l'accaduto"

Vi fu un attimo silente.

La donna si appoggiò in avanti sulla balaustra del balcone della Capsule Corp., ad osservare il tiepido tramonto primaverile:

"Dunque la hanno abbandonata qui, Beerus?"

"È triste dirlo così" iniziò il felino stirandosi e volgendosi anche lui alla vista "...ma si" concluse lui.

"...E dunque emarginato qui" concluse la donna con lo sguardo perso nel panorama.

Silenzio, di nuovo.

Le nuvole venivano risucchiate dai tardi raggi del sole, mentre questo si stemperava nel mare.

"Ha fame, suppongo"

"Giusta supposizione, Bulma" rispose indicandola.

"Allora venga dentro, su" la donna si avviò all'interno della struttura.

"si, con molto piacere" esclamò raggiante con l'acquolina in bocca, senza però perdere la sua postazione.

"...e non ci rimanga male per Whis: non potrebbe mai sostituirla".

Il Distruttore le gettò uno sguardo stupito: "Sei brava a capire le persone, Bulma; bisogna ammetterlo. Anzi, in generale, voi umani siete molto abili a comprendere i sentimenti degli altri"

La donna ridacchiò mestamente.

"Andiamo, su! ChiChi avrà già preparato di tutto e di più per cena"

"Perfetto!!!" esclamò Beerus entusiasta della cosa.

•     •     •

" 'Che cosa succede?', dici tu?!" E lui sbuffò arreso, tenendo il capo basso.

Jène era rimasta ferma, raccolta nelle spalle, intimorita da quell'attacco di rabbia da parte dell'angelo.

"Come fai a non capire?" disse lui rialzando la testa verso la ragazza, stringendole le mani attorno agli avambracci.

Sebbene stesse sentendo male alle braccia per la stretta di Whis, le cui mani si erano rivelate molto più forti dell'apparenza, limitò quella sensazione e con la stessa calma ricambiò la stretta sulle spalle di lui.

"Se non me lo spieghi non lo capisco, Whis" rispose un po' alterata.

"Scusami..." ed il ragazzo si ritrasse di colpo, rendendosi conto di essere preda della rabbia, e mollò all'istante le mani, accennando ad una carezza nel punto in cui queste avevano appena ferito, come a voler ritirare l'offesa recata;

"Niente" gli disse per rassicurarlo, malgrado il dolore del sangue che riprendeva ad irradiare le braccia.

Questa quiete momentanea per Jène fu il minuto più brutto della vita dell'altro angelo, che cercava ancora di trovare una risposta valida a quello che aveva fatto:

"Non so cosa mi sia preso..." disse lui nascondendo il volto nelle mani.

"Hey, non succede nulla, tranquillo" gli si avvicinò per rassicurarlo "tutti possiamo avere degli attacchi di rabbia ogni tanto".

"Ma ho ferito, una donna poi..."

"Certo è sbagliato, ma ti ho perdonato, no? E poi è una mossa che avresti potuto fare tanto tu quanto io: la violenza non ha generi. Ma quello che voglio dire è che non devi fartene una colpa" le sorrise lei. E Whis gettò per un'istante lo sguardo negli occhi di Jène, ed annegò subito in un mare, nei giorni precedenti, tanto dolce da essere attrattivo, ed ora amara palude di colpa, e da cui sopravvisse il solo interrogativo di come avesse potuto ferire un'essere simile.

Il ragazzo si piegò, continuando a coprirsi il volto.

"Sono un mostro..."

La ragazza si stupì del suo comportamento: "Non dire così. Sai benissimo che non è vero" lo rassicurò lei abbassandosi per cercare il suo sguardo.

Di nuovo silenzio.

"Guardami".
L'angelo continuò a rimanere raccolto in sé stesso

"Whis, guardami negli occhi". Gli posò delicatamente una mano sulla sua spalla.

"Come ho potuto..."

"Whis" iniziò lei ignorando le sue lamentele "cosa succede?"

L'altro angelo sospirò lentamente, tentando di alleviare la rabbia che pulsava nelle tempie ed il cuore tumultuante.

"Ieri non avresti dovuto combattere..."

"Perché?" La ragazza cominciava a preoccuparsi.

"Perché mi hai fatto impensierire..." disse lui scandendo le parole, che però andavano scemando. E si allontanò, temendo la risposta della ragazza.

Jène rimase un attimo interdetta, ma non volle interpretare troppo letteralmente ciò che le era stato detto.

"M- Ma no Whis, stai tranquillo. Non è successo niente-" "...ma sarebbe potuto succedere qualcosa" si interruppe un attimo, immaginando di perderla sotto gli occhi

"non- non lo so...pensa se il tuo avversario fosse stato qualcuno di diverso da Goku: un nemico vero e proprio. In quel caso gli avresti tenuto testa per un po', ma poi...?". Whis sentiva la rabbia sbancargli il petto

Jène lo guardò indifferente, con sguardo quasi arrogante dal fatto che qualcuno si stesse preoccupando di cose cui persino lei era noncurante.

"...poi saresti crollata" concluse lui lapidario. Lei rispose con un "ma no" scocciato, voltando la testa altrove.

"SI invece" alzando il tono, per riavere la sua attenzione "ed è questo che mi da fastidio".

"Non capisco" rispose lei, timida, rimodellando il suo atteggiamento sul tono sentenzioso di Whis.

"MI FA INCAZZARE IL FATTO CHE TE NE IMPORTI COSÌ POCO DI TE STESSA" Le urlò contro togliendo le mani dal volto e scoprendo degli occhi lucidi dal furore.

Jène si ritrovava di nuovo sottomessa da quello sguardo, mentre Whis le torreggiava davanti.

Il ragazzo iniziò di nuovo a ritrarsi: "scu- scus-"

La ragazza lo abbracciò di colpo, a tradimento.

Percepiva con l'orecchio, poco sotto al collo di Whis, il suo battito cardiaco, ancora preda del picco di rabbia:

"Stai tranquillo, non devi preoccuparti di me"

"..."

Whis non aveva il coraggio di fare nulla, quasi temendo di rifuggirla, come quando una farfalla si posa ignara vicino all'uomo.

"si, invece" elaborò lui, ricambiando l'abbraccio.

"Grazie" Jène si strinse ulteriormente, come se volesse avvicinarsi ancora di più, fisicamente, a quel cuore che ferveva per lei; come i pulcini pretendono il becco verso quello del genitore, per riceverne il nutrimento.

Whis, ormai abituato a quella situazione, adagiò la testa su quella della ragazza; sognando che quella fosse la sua eternità, mentre il candido corridoio del palazzo s'inondava di roseo silenzio.

Un angelo dagli occhi d'argentoWhere stories live. Discover now