Cap XIII

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Quello che, per la maggior parte del gruppo di spettatori, si era promesso essere uno degli scontri più leggendari della storia, si era in realtà esaurito ad un contrasto di auree e null'altro: infatti nessuno dei due combattenti era riuscito a causare danni fatali all'avversario, ma avevano solo finito per corrodere l'uno le forze dell'altro con quell annullamento di energie.
La situazione si era conclusa con un ultimo disperato tentativo da parte del sayan di dirigersi verso l'angelo, ma poi era crollato per terra, assieme a Jéne, per lo sfinimento.

"Ah, che spiacevole inconveniente" sbuffò Lord Beerus dando la schiena al giardino della corporazione, e distraendosi a guardare gli ultimi uccelli che volavano turbati per allontanarsi dalla zona.

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Sarà la cosa giusta?
Il Daishinkan, ora preoccupato, più che triste, usciva dal corridoio colore cielo.
Lei sarebbe stata assolutamente d'accordo, ma la cosa che mi fa impensierire è: sarà in grado, lei, di detenere una possibilità di potere di questo carico?
Senza mancare di fare le dovute riverenze ai suoi sovrani, si allontanò dalla reggia e si diresse sull'asteroide del signore della distruzione del 7° universo.

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"Allora!" Trovava a dire Whis, tentando di mantenere la sua formalità ed aguzzando lo sguardo per trovare Jéne, dalla proiezione del suo scettro. L'aura nera aveva iniziato a dissolversi, ma, visto che i corpi si trovavano al centro, era ancora difficile rintracciarli anche solo con lo sguardo.
"E stai calmo! Mamma mia, come sei tragico..." si parò lord Beerus girandosi verso il compare. Gli fece passare un braccio intorno al collo, costringendolo ad abbassarsi, e gli sussurrò all'orecchio:
"Lei sta bene, e tu lo sai, dal momento che non hai smesso di tracciare i suoi movimenti, ma dunque perché sei così paranoico con tè stesso?"
"La smetta di dire così. Io le ho detto come mi sento perché vuol dire che ripongo fiducia nel raccontarle i miei pensieri, perché deve prendermi in giro così?"
Chiese Whis sinceramente offeso. E si teletrasportò dove percepiva l'aura di Jéne, anche se, la grande sfera nera ormai quasi dissolta, sconvolgeva un po' quel senso.

Whis si ritrovò di colpo immerso in una nebbia più fitta e scura di quanto si aspettasse.

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Sento freddo, sarà perché sono sul terreno, ma c'è qualcos'altro che non va...
La ragazza, dopo al singolo scontro col Sayan, si era rannicchiata sull'erba interrata, in mezzo alla nube scura, d'odore amaro.
Quand'è che smetterò di ritrovarmi sul punto di svenire, raccolta in me al suolo, e quando smetteranno questi brividi?
Ho forse paura? Io? Si Jéne, non sei un essere speciale, puoi provarla anche tu! Ma come è possibile che tu abbia paura di fronte ad un Sayan e non tremassi allora quando eri incatenata supina?

No. Non è paura.

Il tremolio non smette, ed il freddo mi ha preso la punta delle dita delle mani.

Quanto dura il periodo caldo su questa terra?

Cos'è questo tepore?

È mio, è del mio busto.

La ragazza appoggiò la guancia, più profonda, fra i suoi capelli interrotti dai fili d'erba che sbucavano e le causavano brividi nuovi, al contatto.

"Oh Jéne" una voce confortata parlò al vuoto.

Ma quel conforto si sarebbe presto tramutato in altro.

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Da quanto tempo sono via quei tre?
Il Daishinkan notó come il giardino era ormai un po' incolto.
Ne approfittó per fare una camminata in quel luogo.
La primavera dura molto in questo asteroide.
Constatò, distraendosi nell'osservare i petali perlati fuggire verso il limite dell'atmosfera.

Continuava a rigirare lo scettro dalla doppia orbita fra le mani, come se si aspettasse che l'oggetto decidesse da solo del suo destino.
Si ricordava dei bei giorni in cui vedeva ben usare quell'oggetto elegante quanto potente.

Vedrai che ti renderà onore..

Si avviò lungo il vialetto che costeggiava il laghetto del giardino, tinto, nei suoi riflessi, del blu dello spazio, dell'azzurro dell'atmosfera e dei petali che si affacciavano sulla superficie.

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Whis era rassicurato. Finalmente l'aveva trovata. Ma  perché mi fai queste cose? Io voglio proteggerti. Perché continui a farmi stare male?

La ragazza era ai suoi piedi, rannicchiata, con la testa accoccolata tra i capelli, come a creare un telo per proteggerla da quella nebbia cupa.
E la rabbia dell'angelo cresceva man mano che scorgeva i fili d'erba violare l'unità delle ciocche argentee della ragazza, o nel vederla richiudersi in se stessa per ricercare calore, o ancora nel sentire i suoi respiri scanditi dai forti brividi.

Un angelo dagli occhi d'argentoWhere stories live. Discover now