Capitolo 13

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Diciannove anni dopo...



Hamis sbuffò per l'ennesima volta prima di mettersi il cappuccio sul capo e uscire da quella taverna per ritornare al villaggio dove lo avrebbero aspettato Sophie e tutta la sua famiglia allargata. Anche quella volta le sue ricerche non avevano portato a niente e la cosa lo stava esasperando. Erano diciannove anni che cercava notizie della sua vera famiglia e l'unica cosa che era riuscito a scoprire era che non era il figlio di un uomo qualunque ma di un nobile, cosa che lo aveva in parte sconvolto. I suoi genitori non erano nemmeno del regno di Luan ma di quello vicino, quello del re William. Aveva anche scoperto che sua madre era una prostituta che era rimasta incinta del figlio bastardo di un nobile e quindi in parte aveva realizzato il perché era stato mollato in mezzo alla strada, era li che lo avevano trovato alcuni soldati del vecchio regno di Silvan e che poi lo avevano portato alla corte dello stesso. Come aveva fatto a scoprire che la madre era una prostituta? Semplicemente aveva girato le varie taverne dei villaggi vicino a quello dove si era stanziato lui e alla fine una donna aveva riconosciuto i tratti di sua madre sul suo volto e lo aveva chiamato per nome quasi sconvolta: lo credeva morto. Come anche per anni sua madre lo aveva creduto morto in mezzo alla strada dove lei lo aveva lasciato e Hamis non era nemmeno riuscito a parlare con la donna che lo aveva messo al mondo visto che lei non era più in quel mondo da cinque anni prima che lui raggiungesse quel bordello. Di suo padre, del nobile che aveva dato contributo alla sua nascita, non conosceva ancora niente. La donna che lo aveva riconosciuto gli aveva spiegato che molti nobili andavano nei bordelli fuori dalle città più importanti per non essere riconosciuti come tali dalla gente visto che non conoscevano i loro volti e anche per quello non potevano aiutarlo. Sapevano che era un nobile da come si vestiva ma non quale.

Dopo quella scoperta Hamis era andato in giro per le città che ospitavano residenze di nobili nella speranza di poter individuare suo padre anche solo per l'aspetto ma tutte quelle che aveva visitato si erano rivelate un buco nell'acqua. E ora era in quel piccolo villaggio di transito pronto a partire dopo la notte di riposo che si era preso. Di certo non aveva abbastanza tempo da poter fare un viaggio di un solo ogni giorno e più di doveva addentrare nella capitale più non riusciva a stare via per poco tempo.

-lasciatemi- Hamis alzò lo sguardo per vedere da dove provenisse quell'urlo. Di solito non si interessava di quelle questioni visto che si sarebbe sempre messo in mezzo qualcun altro quindi voleva solamente assicurarsi che fosse tutto in ordine. Solo che non lo era. Gli occhi verdi vagarono per la strada principale di quel villaggio fino a quando Hamis non notò un manipolo di soldati con le uniformi del re William addosso che stavano trascinando una ragazzina per i capelli riccissimi e neri mentre quest'ultima si dimenava. Hamis continuò a guardare la scena aspettando che qualcuno intervenisse a salvare quella povera ragazza che non poteva avere più dell'età dei nipoti di Sophie ma nessuno sembrava volersi muovere: i soldati li stavano terrorizzando! Hamis non voleva credere ai suoi occhi, davvero quella gente non voleva mettersi in mezzo solo perché erano i soldati del loro re?

-lasciatemi andare- continuava ad urlare la ragazza mentre i suoi occhi neri come la pece brillavano perché arrossati dalle lacrime che stava versando. No, non poteva andarsene senza aiutarla.

-cosa sta succedendo?- nemmeno il tempo di fare quel pensiero che sentì la sua voce dire quelle parole mentre si avvicinava ai soldati. Incrociò per un momento lo sguardo speranzoso della ragazza che vista da vicino mostrava tra gli strappi del vestito verde lividi e graffi, non l'avevano minimamente trattata bene.

-spostati, non ti interessa-

-si se dei soldati trascinando una bambina contro la sua volontà-

-non sono una bambina- sussurrò la mora guardandolo quasi con sfida ma il loro contatto visivo si interruppe nuovamente perché uno dei soldati le aveva nuovamente tirato i capelli facendola urlare dal dolore. Ormai Maya non riusciva più a sopportarlo anche perché uno di quei soldati le aveva fatto un incantesimo che le faceva avvertire più dolore del normale e la cosa la stava distruggendo. Voleva tornare a casa dai suoi genitori.

-se lo merita, ora spostati-

-cos'ha fatto di male?- chiese ancora Hamis, non l'avrebbe lasciata in quello stato anche se stava rischiando visto che nessuno in quel villaggio sembrava volerlo aiutare.

-è nata- e così dicendo una delle guardie lo spostò malamente per passare mentre le altre trascinavano ancora la mora che si era quasi rassegnata a tutta quella situazione. Hamis non ci vide più dalla rabbia e sfruttando tutto quello che aveva imparato facendo finta di essere i poteri di Luan abbatté tutti i soldati sotto lo sguardo sbigottito della mora e di mezzo villaggio prima di prendere la ragazzina in spalla e iniziare a correre il più veloce possibile, doveva assolutamente mettere più distanza tra loro e quei soldati e l'unico modo per farlo era continuare a correre. Maya dal canto suo passò subito a farsi un incantesimo per annullare quello delle guardie finalmente libera di farlo e poi guardò il villaggio dal quale stavano scappando farsi sempre più piccolo con i suoi capelli riccissimi che in parte le coprivano la visuale. Era felice di star scappando da quei soldati che l'avevano rapita senza ritegno ma era comunque terrorizzata. Non sapeva minimamente se poteva fidarsi dell'uomo che l'aveva salvata e che la stava portando chissà dove alla massima velocità possibile, sperava solo di non essersi cacciata in un guaio maggiore perché al ritorno a casa i suoi l'avrebbero uccisa.


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