19. La neve

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Usciti, dopo una bellissima ed emozionante cena, decidemmo di farci una passeggiata per le vie della città, per una delle ultime volte, prima di partire e voltare pagina.

Essendo praticamente inizio Novembre, non faceva caldo e perciò la temperatura aveva il suo impatto sul nostro appuntamento.

"Hai freddo piccolo?" Mi disse, girandosi verso di me.

"S-sì" Dissi, battendo i denti.

"Allora vieni qua che ti abbraccio forte e, così, non avrai più freddo". Mi prese, strinse a lui, al suo petto, coperto da centimetri di maglioni e giacconi invernali, e mi diede un bacio sulla fronte; o quel che ne era visibile, dato che indossavo un cappello di lana. Mi sentivo divinamente: non sentivo più freddo ed ero nel mio posto sicuro, nel mio piccolo angolo di paradiso.

Mentre camminavamo iniziò a nevicare: soffici e leggeri fiocchi di neve colorarono il cielo nero della notte. Lentamente, scendevano per poi fermarsi sul marciapiede e sciogliersi assieme ad altri milioni. Mentre li guardavo pensavo questo; pensavo a quanto siamo piccoli ed insignificanti in questo enorme mondo, a quanto pensiamo di avere tutto ma in realtà non abbiamo nulla, a quanto io sia felice con Austin, ma molta altra gente, sarà nella mia stessa situazione. In poche parole mi sentivo come un incosciente, ma felice, pesce nel bel mezzo del mare: contento di nuotare assieme a tutti gli altri pesciolini, inconsapevoli che, prima o poi, tutti saremmo finiti nella tremenda rete di un pescatore.

Le insegne luminose e lampeggianti fuori dai locali emanavano una luce soffusa, per la neve che continuava a scendere. L'unica cosa che vedevo bene era la bellissima faccia di Austin, che sbucava tra tutti gli strati di vestiti che si era messo: i suoi capelli avevano catturato qualche fiocco, che era rimasto tra i suoi riccioli color oro, e i suoi occhi riflettevano le luci colorate dei locali e della neve che scendeva dal cielo più scuro.

Lui notò che lo stavo guardando con degli occhi grandi e teneri, così si girò verso di me e mi guardò anche lui, senza dire niente.

Una delle cose che caratterizza la nostra relazione, è il silenzio, ma non quello imbarazzante, tutt'altro. Il nostro silenzio è di solito accompagnato da sguardi dolci e sorrisi improvvisi, ma naturali. Ogni volta che lo guardo in quegli occhi magnifici, mi sembra di ritornare alla prima volta che l'avevo visto: quella giornata, che peggio non poteva andare se non avessi conosciuto Austin, il mio Austin. Io sono grato e ringrazio il destino per avermi fatto conoscere una persona così piacevole e gentile; mi vengono gli occhi lucidi dalla commozione, ogni volta che lo guardo, perché è stupendo, è troppo bello, e non so mai come reagire a tutta quella bellezza.

Quando mi chiedono quale sia il motivo della mia felicità, rispondo sempre con il suo nome: lui è la mia gioia, il motivo per cui vivo, lui è semplicemente la miglior persona che abbia mai incontrato.

Arrivammo sulla soglia di casa, felici per la serata, con un sorriso stampato in viso, quando notai la serratura della porta d'ingresso, rotta. Guardai sbalordito Austin e gli feci una faccia come per dire "Lo vedi anche tu?". Esaminai un attimo il danno e capii che si trattava di un effrazione. Feci per aprire, quando il mio ragazzo mi fermò, mise il suo braccio come a bloccarmi, e disse.

"Vado prima io, ok?" Bisbigliò. Vedevo la nuvoletta di condensa alzarsi dalla sua bocca e andare verso le stelle.

"No, non devi; non sai cosa chi c'è dentro" Risposi con tono secco e deciso. Non feci neanche in tempo a finire la frase che lui, testardo com'è, era già entrato.

Ero seriamente preoccupato: questa volta non può essere il gatto della vicina, ma tutt'altro. Questa volta è un ladro.

Corremmo cercando di non fare rumore, furtivi, fino all'isola della cucina, dove ci nascondemmo. Le luci erano tutte spente, ovviamente, e ci veniva difficile vedere in tutto quel buio; l'unica fonte luminosa era un lampione proveniente dalla strada, la cui luce bianca, come quella dell'obitorio, entrava dal finestrone del salotto ed illuminava vagamente il soffitto e una parte del divano.

Quella notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora