IX Verso Sigillato: La Lama senza Nome

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Il "piccolo flagello", il pugnale dei cacciatori, inserito nel fodero e legato alla cinta dietro la schiena all'altezza della vita. Una mappa delle pianure settentrionali datami da Popola, un otre in pelle di capra piena d'acqua, una tracolla con del pane e dei frustoli di carne essiccata di cinghiale della sera prima e infine un libro parlante che levitava sulla mia spalla. Questo era tutto il mio equipaggiamento per le terre del nord. Diedi un ultimo bacio a Yonah sulla fronte quando era ancora immersa nel sonno profondo. Doveva ancora passare la prima grande nuvola nel cielo quindi nemmeno erano le 6 del mattino. La mia volontà di partire era appesa ad un filo, preferivo un addio silenzioso piuttosto che vederla piangere. Avrei finito per tornare indietro, ma dovevo andare. Il sole stava quasi per finire il suo percorso a rovescio nel cielo da ovest verso est: -Tra poco sarebbe stata l'alba- pensai. Il villaggio era semideserto, la prima volta in assoluto che mi svegliavo senza il canto di Devola. Lo zampillio morente della fontana ormai dissestata faceva molto più rumore di quanto mi aspettassi. Sembrava che riecheggiasse fino alle montagne più lontane. Non c'era neanche un bambino a giocare nella cinta esterna, qualche allevatore di maiali in lontananza sonnecchiava pigramente vicino ai recinti. Guardai verso la collina rocciosa alla mia sinistra dove torreggiava la biblioteca. I mattoni parevano rosa nel riflettere la luce dell'alba prossima a venire, aveva un non so che di sinistro. Sicuramente Popola era già sveglia: -Che mi stia guardando dalla finestra della sua stanza?-

Ma non ero l'unico in piedi a quell'ora: al cancello nord appoggiato alla sua stessa lancia vi era una guardia che conoscevo molto bene.

Alzai il braccio chiamandolo: -Steve! Sono io- usai un tono di voce normale ma in quel silenzio risuonò più intenso di un grido di cento corvi. Risvegliai il mio vecchio amico che si rimise a fatica su due piedi, con il suono delle placche di metallo che cozzavano tra di loro ad accompagnare il tutto. Una bella armatura scintillante, Steve era diventato una guardia da poco, il fatto che non ci fosse nessuna ammaccatura lo rendeva riconoscibilissimo da tutti i suoi colleghi. Aveva 20 anni, cinque in più dei miei. Io non avrei mai potuto reggere il peso di una cotta di maglia e di un'armature a placche in ferro con la sua stessa nonchalance.

-Oggi è il giorno, vero?- ridacchiò lui.

-Se così si può definire allora sì- pigolai lasciando trasparire una malinconia che nemmeno pensavo di avere. -Visto che la tua folla di ammiratori ritarderà ci penserò io a darti l'ultimo saluto-

-Non sto mica andando a morire- replicai io. Steve trattenne una risata per poi indicare il mio "piccolo flagello": -Affrontare le ombre solo con quel pugnale scacazzato è la definizione di suicidio.-

Intervenne Weiss a rovinare la nostra conversazione: -La definizione di suicidio ha subito una modifica durante il mio sonno.-

Il danno era ormai fatto. Steve si era sforzato di soprassedere sulla questione "libro parlante" ma adesso avrebbe ricominciato a fare come tutti gli altri del villaggio. -Allora è vero che sa parlare, cazzo ma è una figata!- esclamò lui. Ci misi un po' a reggere il colpo: -Aspe... è tutto quello che hai da dire?-

-Che altro devo dire? Te l'avevo detto. Eri tu quello scettico quando eravamo piccoli- e bastarono queste parole a rilassarmi. Avevo dimenticato quanto fosse folle Steve, ed io gli ricordai: -No, no, tu dicevi che esistevano i fantasmi...-

-...e anche i draghi, non dimenticare i draghi- aggiunse lui, con una punta d'orgoglio. -Beh c'è una bella differenza con un libro parlante- ma lui non se ne preoccupò. -Questo è solo l'inizio- commentò. -Sei un ragazzo molto singolare- si appuntò Weiss come se Steve fosse un suo topo di laboratorio, un prezioso riscontro di una ricerca lunga e faticosa. -Non sai quanto. Una volta ha detto a suo nonno di aver visto la nonna mangiare alla taverna con un ragazzo con la metà dei suoi anni- iniziai a raccontare io mentre Steve già stava ridendo. Grimoire Weiss non ne capì il motivo così Steve completò il racconto: -Il punto è che mia nonna era morta prima che io nascessi. Mio padre mi ha preso a cinghiate e mi ha fatto dormire con i cavalli quella sera.-

NieR Replicant: Le Cronache BiancheTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang