VI Verso Sigillato: Hansel e Gretel

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Le particelle nere circondarono Weiss mentre le ombre intonavano un canto terrificante. Perse nel loro rito mi ignorarono. Delle armi d'oro erano affisse sulle pareti, lame smussate e metallo logoro. Di sicuro non erano state pensate per il combattimento, ciò nonostante strisciai verso di esse e allungai il mio unico braccio per prendere una spada. Era dannatamente pesante, Weiss era lì a girare in tondo pregandomi di aiutarlo. L'unica cosa che potei fare fu di lanciare la lama nel mucchio nero e arancione che era quel branco di ombre. La spada picchiò pesante la testa di una delle ombre più basse, infastidendola più che ferendola. Le altre ombre più piccole, già stufe dello spettacolo che dava Weiss fuggendo verso il soffitto, trovarono un'attrazione molto più divertente. Le ombre più grosse rimasero ad aspettare, lasciando ai piccoli tutto il divertimento. In preda al panico presi tutto ciò che potevo: lance, asce, martelli, grossi spilli, bandiere. Glieli scagliai contro alla rinfusa facendoli solo divertire di più, si arrampicavano sulle armi più grosse, le schivavano, come in una corsa ad ostacoli. Presto una decina di ombre arrivarono a circondarmi e le armi erano finite. Una di loro, tra le più coraggiose provò ad infilzare uno dei suoi artigli nelle mie carni. Gridai di loro e ritrassi la gamba ma le altre ombre parevano fin troppo curiose. Cominciarono a graffiarmi e a tagliarmi solo per la gioia di farmi uscire sangue, non mangiavano nulla, semplicemente li eccitava la vista del sangue. Alcune delle ombre più grandi cominciarono ad avvicinarsi, ero bloccato contro il muro inerme e non potevo né fuggire né combattere. Il pugnale spezzato era rimasta la mia unica arma, lo sventolai inutilmente con neanche troppa convinzione. Da quant'è che stavo lottando? Quel Grimoire Weiss aveva ragione, quanto bisognava essere stupidi per non capire quando era finita? I segnali per capirlo c'erano. Abbassai il braccio e le ombre produssero uno strano pigolio, forse erano deluse o forse pensavano fossi già morto, sinceramente non m'importava più. 

Yonah era ancora lì: con la pelle diafana che rifletteva la tiepida luce scarlatta, gli occhi chiusi e le mani giunte in preghiera. 

-Mi dispiace, tuo fratello è così debole... così debole che non può fare niente, giuro quanto mi dispiace-

Immaginavo che da un momento all'altro si svegliasse per venirmi incontro, che mi parlasse, che fossimo ancora al villaggio e non ce ne fossimo mai andati. La vedevo correre nei campi di fiori baciata dai raggi del sole, e invece erano le fiamme morenti delle lampade ad olio l'ultima luce che l'avrebbe vista.

-Le lampade- ripetei pigramente. Poi capii: -Le lampade!- esclamai e le ombre si ripresero nel vedermi ancora vivo. Si addentarono sulle mie gambe mordendole pezzo dopo pezzo, in preda al dolore fissai la lampada ad olio sopra la mia testa: -...tre, forse quattro metri- e l'unica cosa che avevo da lanciare era il pugnale spezzato. Lo gettai verso l'alto quasi alla cieca, neanche riuscivo a vedere se l'avevo presa o meno ma poi sentì un tintinnio. Il tempo si fermò per un istante mentre i miei occhi registravano l'immagine della lampada ad olio cadere lentamente a pochi passi dalle mie gambe (o ciò che ne restava oramai). I miei occhi si incendiarono, serrai le palpebre ma le orecchie udivano perfettamente le grida delle ombre in fiamme. Il fuoco divampò fino a ridurre in cenere non meno di una ventina di ombre, e poi la mia bocca e le mie narici si riempirono di uno sapore amaro, sangue, un effluvio continuo che mi bloccava il respiro. Sentivo il sangue scendere fino alla gola e all'improvviso il mio corpo era diventato più caldo.

Le fiamme arrivarono ai miei piedi e io li ritrassi istintivamente. Mi alzai per aderire al muro ma sentivo già il calore diminuire, quando ritornai a vedere erano rimasti solo bracieri sparsi qua e là, intorno a me non c'era più ombra in vita. Ma non era la cosa più incredibile, guardando verso il basso incredulo vidi i miei piedi nudi, perfetti e immacolati. Provai a muovere l'alluce e quello rispose.

-Allora è vero! È vero!-

Il sangue che avevo sentito passare nella mia bocca e scendere fino allo stomaco doveva appartenere alle ombre che avevo ucciso... e mi aveva curato. Non completamente, il mio braccio era stato rigenerato fino al gomito. Un problema visto che il destro era il mio braccio dominante e avevo urgente bisogno di poter imbracciare un'arma. Ora tutte le centinaia di ombre, resosi conto che Weiss era imprendibile dato che volava, si concentrarono sulla più fattibile nelle vicinanze: il sottoscritto. Stavolta non aspettarono incuriosite o non mandarono avanti i più piccoli in esplorazione, tutte mi avevano visto incenerire una ventina dei loro simili, ora ero diventato un pericolo. Mi attaccarono come un'orda inferocita e io gridai al mio unico possibile aiutante: -Weiss! Le lampade! Le devi rovesciare.-

NieR Replicant: Le Cronache BiancheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora