Capitolo 17 "Un modo"

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KATHERINE'S POV

Mi svegliai nel letto d'ospedale. Dopo il suo bacio, avevamo parlato un po', restando su argomenti leggeri, per non pensare troppo a ciò che avevo combinato. Dopo qualche altra risata, mi riaddormentai ed ora mi stavo guardando intorno. Fuori dalla finestra semi aperta, era buio e Jeff era sulla sedia. Aveva la testa appoggiata al suo braccio e l'altra mano teneva la mia. Il viso era rivolto al fondo del letto e i suoi capelli mi solleticavano il braccio. Gli accarezzai la testa con la mano libera, infilando piano le dita tra i suoi capelli. Lui alzò la testa di scatto e cercò subito i miei occhi.

«Tutto okay?» chiese allarmato, sfiorandomi il braccio con le dita.

«Sì... scusa, non volevo svegliarti» mormorai, accarezzandogli la guancia.

«Non stavo dormendo. Tranquilla. Tu però dovresti riposare» disse, lasciandosi cullare dal mio tocco.

«Mi sono appena svegliata, Jeff. Mi sento riposata. E poi sto dormendo da questo pomeriggio... o quello scorso? Che ore sono?» Allontanai la mano dal suo volto e mi misi seduta, cercando l'orologio nella stanza.

«Poco dopo le due. Hai fame?» rispose, dolcemente, indicandomi l'orologio dall'altra parte della stanza.

«Un po'. Ma non voglio che tu te ne vada» Strinsi la sua mano, vedendo che si alzava e guardava verso la porta.

Lui mi guardò e mi sorrise. «Non me ne vado. Chiamo solo l'infermiera, così può portarti qualcosa da mangiare»

Annuii, lasciandogli la mano e dandogli la possibilità di muoversi. Il mio sguardo scattò verso la finestra semiaperta, ma non vedendoci nulla di strano riportai la mia attenzione su Jeff. Lui si avvicinò alla porta e vi si affacciò, verso il box delle infermiere, immaginai. Alzò una mano e dopo aver attirato l'attenzione di qualcuno, parlò, in modo stranamente gentile. «Mi scusi... può portare da mangiare alla mia ragazza?»

Non sentii la risposta, ma Jeff si rigirò poco dopo, sorridendo contento. «Sai... è quasi più bello minacciare le persone per usarle, invece che ucciderle. Quasi»

«Quando li hai minacciati?»

«Quando siamo arrivati qui. Ho detto loro che, se non ti avessero curato subito, avrei dato fuoco all'ospedale. Con loro dentro. Vivi» disse, sorridendo come uno psicopatico.

«Sei così dolce. Un po' violento, ma sei un amore» mormorai sarcastica, ridendo.

Mentre Jeff tornava al mio fianco, un'infermiera entrò nella stanza. «E-ecco... ho portato una bistecca e dell'insalata. C-c'è anche dell'acqua» balbettò, terrorizzata.

«Grazie. È stata davvero gentile» ringraziai, per poi vederla fare un sorriso veloce in risposta e uscire in fretta.

«Mangia. Poi potrai continuare a riposare, ne hai bisogno. Mi hanno detto che può aiutarti a guarire prima» ordinò il killer, avvicinandomi il carrello con il cibo.

Mi misi comoda e iniziai a mangiare. Nonostante fossimo in un ospedale, il cibo era davvero buono. Probabilmente anche per le minacce assurde di Jeff. Finito di mangiare, tolsi il carrello e mi sistemai con la schiena sui cuscini, per stare seduta, ma leggermente sdraiata. Il ragazzo mi guardò attentamente, non perdendosi un mio solo movimento.

«Jeff?» chiamai.

«Dimmi, Kath»

«Dormi qui con me? Ho... paura» dissi, facendo un po' di posto sul materasso e sperando di stare entrambi comodi.

Jeff nascose un sorriso e si infilò nel letto, stendendosi e facendomi appoggiare sul suo petto. «Di cosa hai paura?»

«So di aver sbagliato, facendomi vedere viva dai tuoi amici. Mi verranno a cercare, non è così?» risposi, stringendomi a lui.

Jeff the Killer: il killer dannato e sexyWhere stories live. Discover now