Capitolo 2 "Il cambio di piani"

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JEFF'S POV 

"La spalla mi fa dannatamente male..." pensai continuando a correre nel bosco, ormai diventatomi familiare, e tenendomi la parte lesa.

Mi fermai nel cuore di quel luogo e, ansimando per la lunga corsa, mi guardai la spalla: stava ancora sanguinando. Il proiettile aveva fatto un taglio sulla parte superiore. Nulla di grave, se non avesse bucato la mia amatissima felpa! Alzai il volto verso il cielo, sentendo le gocce della pioggia scivolare sulle foglie e bagnarmi la pelle.

«Cambierò vittima: la bionda, prima di Katherine. Non doveva mettersi in mezzo e ora se ne pentirà» ringhiai, ricominciando a correre per la flora.

Tornai nella casetta al centro nel bosco, dove gli alberi erano più fitti e dove c'erano altri creepypasta: Eyeless Jack, Laughing Jack, Slender, Sally e Ticci Toby, oltre a tanti altri. Appena entrai in casa, una voce metallica si insinuò nella mia testa.

«Com'è andata? Non vedo molto sangue sul tuo coltello e so che non sei tipo da pulizia profonda. Devo preoccuparmi?» chiese Slender.

Guardai la mia arma e la nascosi nella tasca della felpa. Fissai l'uomo - se così si può definire - che mi aveva raggiunto. Era alto, senza nessun tratto somatico e con una pelle più bianca della neve. Indossava il solito completo nero e la cravatta rossa.

«Non ti deve interessare se, o non, ho ucciso nessuno» ribattei, freddo, correndo verso il piano superiore per entrare in camera, sapendo che non sarei comunque riuscito a scappare dalle sue parole trasmesse telepaticamente.

«Scusa, ma sai... RIGUARDA TUTTI NOI, SE QUALCUNO CI TROVA! E lei ci è andata troppo vicino!» urlò di colpo, l'uomo.

Con una smorfia di fastidio scrollai la testa, per poi rassicurarlo. «Non ci troverà nessuno! Stanotte sistemerò tutto»

Con un colpo secco la porta si aprii, rivelando uno Slender abbastanza incazzato che cominciò ad urlare nella mia testa. Di nuovo.

KATHERINE'S POV

«Dove diavolo hai trovato quel fucile?» chiesi, risvegliandomi dallo shock.

«Papà è fissato con la caccia e questo è il suo fucile per la selvaggina» spiegò, guardandomi preoccupata. Poi chiese «Stai bene?»

«Sì... credo di sì» risposi, ancora spaesata.

«Okay... Vuoi venire a dormire con me?» disse, Alice, dirigendosi verso la camera e sistemando il letto.

«No, non ho più sonno. Guarderò un po' la TV, sperando di calmarmi»

«Va bene. Più tardi chiamiamo la polizia e i miei, okay?» propose, cercando di non farsi vedere turbata.

Annuii, per poi dirigermi verso il salotto. Mi sedetti sul divano e accesi la televisione, su un canale a caso, in cui trasmettevano il notiziario. Il giornalista parlava di omicidi compiuti da un killer che, una volta aver pugnalato e sgozzato le sue vittime, incideva un sorriso sui loro volti, tagliando loro le guance. Quella notizia mi ricordò la morte dei miei genitori e le lacrime mi inondarono gli occhi. Non dovevo pensare a quel periodo. Sapevo che mi avrebbe fatto male. Spensi il televisore e decisi di prepararmi la colazione. Quando entrai in cucina, rimasi pietrificata: sul muro, di fronte a me, c'era scritta una frase. Con il sangue.

"Non ti preoccupare, Katherine.

Rimarrai sola, di nuovo.

Molto presto.

Con affetto

Jeff"



Jeff the Killer: il killer dannato e sexyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora