Capitolo 10 "That little kiss you stole, it held my heart and soul"

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JEFF'S POV

Cercai di essere il più veloce possibile nel medicarle il taglio sul petto, sentendola sussultare o trattenere il respiro, a seconda del dolore che provava. Quando finii, le misi alcuni cerotti sulla ferita, coprendoli poi con un quadretto di garza.

«Scusami, Katherine. Io... non so cosa mi sia preso» dissi, triste.

«Tranquillo. Non eri in te» mi scusò, anche se, dal suo tono di voce, non sembrava molto convinta.

«Ascolta... Non ho scusanti. Ero io quella... quella cosa. Ero io che ti stavo facendo del male. Ed ero sempre io che stavo per ucciderti. Non capisci?!» ribattei frustrato, colpendo il letto.

«No. Non ci credo! Non può essere!» esclamò, mettendosi seduta diritta, per poi gemere di dolore e toccarsi la ferita al petto. Distese le gambe e, lentamente, tornò ad appoggiarsi alla parte in ferro del letto.

«Katherine...» mormorai, spostandole una ciocca di capelli da davanti agli occhi a dietro l'orecchio. «Ero io. Era la parte più buia di me. La parte folle. La parte dell'assassino. Ti ho messa in pericolo e mi dispiace. Non posso restare o rischierai di nuovo» continuai, per poi alzarmi dal letto.

Riuscii a fare un passo, prima che qualcosa intorno al polso mi fermasse. Mi girai e vidi la mano di Katherine stretta intorno alla mia pelle. L'espressione del suo viso era impassibile ma, le lacrime che le rigavano le guance, urlavano tristezza.

«Non lasciarmi sola, ti prego. Lo so, può sembrare stupido chiederlo ad un killer psicopatico, ma ho paura... Ho paura di morire sola, se tu te ne andassi» disse, con voce tremante e occhi così tristi da farmi provare una tremenda stretta al cuore. Per niente piacevole.

«D'accordo. Non me ne andrò... per ora» concessi, sorridendole e avvicinandomi all'altra parte del letto, per potermi stendere vicino a lei.

KATHERINE'S POV

Ero seduta sul letto, con la testa di Jeff sulle mie gambe. Gli stavo accarezzando i capelli, facendoli scorrere tra le dita, rilassandomi. Lo stesso effetto lo faceva anche sul ragazzo, perché aveva un'espressione beata sul viso, mentre mi guardava.

«Jeff?» sussurrai, continuando i miei movimenti dolci.

Lui fece un suono in risposta, invitandomi a parlare, spostando di nuovo il suo sguardo su di me.

«Io... io penso di...» cominciai esitante, ma il ragazzo mi fermò.

«Non sei obbligata a dirlo. Sei ancora spaventata da me e lo capisco. È razionale. Ma se non sei sicura, non te lo senti o lo fai per paura, lascia stare» spiegò, serio, ma sereno.

«Scusa» risposi, annuendo e spostando lo sguardo sui suoi capelli.

«Non scusarti. Non hai fatto nulla di sbagliato. Io, però, sento il bisogno che tu sappia una cosa» parlò, alzandosi e sistemandosi di fianco a me.

«Cosa dovrei sapere?»

«Katherine, io ti amo» disse con decisione, per poi abbassare gli occhi, improvvisamente intimidito.

«Oh, Jeff...» mormorai, per poi prendere il suo viso tra le mie mani e baciarlo.

Le sue labbra, per quanto sottili, erano morbide. Dopo un secondo di indecisione, ricambiò il mio bacio, avvicinandosi più a me e prendendo il mio volto tra le mani. Continuammo a baciarci, mentre io giocherellavo con i suoi capelli e lui faceva scorrere le mani sulla mia schiena. Con una mano sul retro del suo collo, lo attirai più a me, facendo aderire ancor di più i nostri corpi, mentre con l'altra sentivo i muscoli del suo braccio guizzare da sotto la felpa. Ad un certo punto, sentii la sua lingua sulle mie labbra. Le dischiusi, lasciando che la mia lingua sfiorasse la sua. Le sue mani mi strinsero forte, facendomi sentire protetta e in trappola. Una sensazione contrastante e unica. Ci allontanammo per riprendere fiato ed io portai le mani dietro il collo di Jeff, ansimando. Appoggiai la mia fronte alla sua e aprii gli occhi. Guardai i nostri corpi, così  vicini, e ascoltai i nostri respiri, così  uguali. Mi spostai per guardarlo negli occhi, sentendolo ansimare come me. Ci sorridemmo a vicenda, poi mi morsi il labbro inferiore.

«Jeff. Ti amo anch'io» affermai, per poi baciarlo di nuovo. Castamente. Lo abbracciai, non prima di averlo visto sorridere. «Grazie»

«Di cosa, Katherine?» chiese, curioso, sciogliendo il nostro abbraccio, matenendomi la mano.

«Di questo. Di avermi salvata» risposi, seria.

«Ho anche cercato di ucciderti, però» ribatté lui.

«Grazie anche di quello. Ora non saremmo qui, altrimenti» mormorai, accarezzandogli il viso.

«Sì... pensiamola così»


Jeff the Killer: il killer dannato e sexyWhere stories live. Discover now