Capitolo 9 "L'altra parte di Jeff"

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 KATHERINE'S POV


Jeff si issò ai lati dell'apertura nel pavimento e si tirò su, entrando. Continuai ad indietreggiare, finché non sentii il muro contro la mia schiena. Deglutii, vedendolo avvicinarsi mentre estraeva il coltello dalla tasca della felpa. Teneva la punta verso il basso, pronto ad attaccare.

«Jeff, ti prego... non lo fare» supplicai, tremando.

«Io devo farlo. Tu dovresti essere morta. Già da un pezzo. Ed io avrei dovuto aver già visto il tuo sangue uscire dal tuo corpo. Avrei già dovuto aver assaggiato il tuo sangue dal mio prezioso coltello» sghignazzò, divertito.

«Jeff, riprenditi. Tu non vuoi...» cominciai, ma lui mi interruppe, cosa che non sopportavo per niente.

«Io voglio farlo! Voglio ucciderti. Voglio farti del male, Katherine» gridò, alzando il coltello e lanciandosi contro di me.

Mi spostai in fretta, ma riuscì comunque a colpirmi. Guardai il braccio, sentendo un forte dolore. Trovai un taglio, non troppo profondo, quasi sulla spalla. Bruciava e sanguinava. Fece per attaccarmi di nuovo, ma riuscii a spostarmi senza che mi colpisse. Purtroppo, però, persi l'equilibro e caddi a terra. Lui mi fece girare con la schiena sul pavimento e mi salì sopra, bloccandomi. Cercai di liberarmi, facendolo ridere di gusto e scherno, proprio come si sentiva nei film horror, quando il cattivo pensava di aver vinto.

«Jeff... Lasciami!» ordinai, sperando di riuscire a camuffare la paura che si stava impossessando di me.

«Le prede in movimento mi eccitano molto. Ma tu, qui, distesa sotto di me... sei molto più che eccitante» disse, tra il folle e il malizioso.

"Che fottuto pervertito!"  pensai, cercando di nuovo di togliermelo di dosso.

«Jeff, per favore! Lasciami andare... ti prego» pregai, ormai isterica, sentendo le lacrime pungermi gli occhi.

«Mmh... NO!» rispose, fingendo di pensarci per un attimo.

Alzò l'arma e me la puntò sul petto. Mi squarciò la parte superiore del vestito che indossavo al funerale di Alice, scoprendomi il centro del petto e parte del seno. Poi, con l'aiuto delle mani, strappò quasi completamente il mio vestito, lasciandomi con qualche brandello nero sul corpo scoperto. Appoggiò la lama del coltello sulla pelle al centro del petto. Premette un po', facendomi accelerare il respiro e scendere più velocemente le lacrime. Fece un taglio netto, profondo ma corto, e sentii il bruciore della ferita e il sangue sgorgare.

«Jeff... Jeff, ti prego! Fa male. Jeff!» implorai, gridando il suo nome e lasciando scorrere libere le lacrime sulle mie guance.

Lui alzò lo sguardo verso il mio viso e sembrò riprendersi. Si guardò intorno, confuso, come se stesse cercando di capire dove fosse. Quando riportò i suoi occhi nei miei, sembrava davvero molto confuso.

«Katherine? Cosa cazzo sta... oh mio Dio. No. Che stupido, che stupido, che stupido!» disse, alzandosi, lasciandomi libera e tremante.

Mi prese per mano e mi aiutò ad alzarmi. Si avvicinò all'apertura della botola, trascinandomi con sé. Avevo ancora paura e non riuscivo a ragionare lucidamente. Sentivo il dolore delle ferite inferte e le guance bagnate. Mi lasciò la mano e lui saltò di sotto, invitandomi a fare lo stesso. Rimasi ferma, guardandolo sotto di me, aspettando la mia mossa. Poi si accorse di ciò che guardavo: il suo coltello. Lo teneva in mano, mentre aspettava che mi lanciassi tra le sue braccia. Corrugò la fronte, mettendo l'arma nella felpa.

«Ti prendo» mormorò, con voce tranquilla, facendomi gesto di fidarmi di lui.

Sospirai, cercando di smettere di tremare, poi saltai, atterrando in braccio a lui. Mi depositò sul letto e mi ordinò di rimanere lì. Non che potessi andare molto lontano, data la sua velocità. Lui uscì dalla stanza, lasciandomi sola a contemplare le mie ferite. Dopo pochi minuti tornò. In mano, al posto del solito coltello, aveva del cotone, del disinfettante e delle garze, oltre a qualche cerotto. Si sedette al mio fianco e si mise a medicarmi.

JEFF'S POV

Rimasi sorpreso dalla fiducia che riponeva in me, nonostante fossi stato ad un passo dall'ucciderla. Quando andai in bagno e vidi il suo sangue sulla mia felpa, rabbrividii dall'orrore. Era una vittima, questo è certo, ma c'era qualcosa in più in lei. Qualcosa che era in grado di sconvolgermi. Presi tutte le cose utili per medicarla e la raggiunsi nella camera della sua amica. Della sua amica morta. Per colpa mia. Mi sedetti sul letto e misi del disinfettante sul cotone. Feci per passarglielo sulla ferita, quando mi fermò.

«Lascia... faccio io» disse, poi allungò il braccio sano per prendermi il batuffolo di cotone che tenevo tra le dita.

«No. Faccio io. È stata colpa mia. È mio dovere rimediare» ribattei, allontanando il cotone, prima che lei lo afferrasse.

Katherine sbuffò, ma non disse più nulla. Si appoggiò con la schiena alla testiera del letto e mi lasciò campo libero. Lentamente, tamponai la ferita sul petto. Era profonda, ma non sarebbero serviti punti. Mentre le medicavo il petto, spostai l'attenzione sul taglio che aveva sulla spalla. Non era profondo, per fortuna. Presi un altro batuffolo di cotone e disinfettai anche quella ferita, per poi prendere un terzo batuffolo con del disinfettante, lo posai sulla ferita e le passai intorno la garza. Strinsi, per fermare le ultime gocce di sangue che ancora uscivano. Sussultò per il dolore, ma non disse una parola. Teneva il suo sguardo fisso su qualcosa nella stanza, evitando il mio.

"Mi spiace, Katherine. Sono un coglione"  pensai, finendo di medicarle il petto.

Jeff the Killer: il killer dannato e sexyOn viuen les histories. Descobreix ara