15. Delicatezze

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L'aria fredda sfiorava, feriva, il suo viso divenuto caldo e rosso a causa del freddo che li avvolgeva. Nonostante le tecnologie moderne, come le chiamava Olcan, Dexter aveva preferito che camminassero. Loro, certo, perché lui non aveva mosso i piedi più di due passi fuori dalla porta di ingresso della tana del branco.

Il capobranco era rimasto insieme agli altri nella tana e in un gruppetto da dieci, invece, erano partiti per non si sa dove alla ricerca di chissà chi, in un disperato tentativo di riavere la gemella con loro. Rassicurante, insomma.

Erik si strinse al fianco di Clayton, mentre quest'ultimo si abbassava per dargli un bacio sulla fronte con una delle espressioni più rilassate di questo mondo. Stupido corpo alpha e le sue capacità da calorifero. <<Rik?>> alzò un sopracciglio, alzando gli occhi in quelli più scuri del maggiore. Lui però non disse nulla, lo bloccò con un braccio alla vita e gli diede un piccolo bacio sulle labbra. L'omega sorrise addolcito, come riusciva Clayton a fargli cambiare umore non ci riusciva nessuno, nemmeno Tyson.

<<Camminate voi due! Clayton Cytim stai attento, è mio figlio!>> L'alfa si separò immediatamente dal suo corpo, Erik sbuffò un piagnucolio infastidito e, a pochi passi di distanza, si sentì distintamente Caleb che borbottava sottovoce il fatto che mezzo mondo era pienamente consapevole di chi erano i loro figli.
<<E lasciali in pace, santa Luna, tu non mi hai fatto uscire per giorni dal tuo letto, razza di...>> la voce si affievolì pian piano, mentre Erik si allontanava dai genitori a passo spedito, tenendo il compagno per un braccio. Restare dietro le teste brune dei due gemelli, apparentemente spersi senza Esté, era molto più soddisfacente.

L'alfa si morse il labbro inferiore, nascondendo un piccolo sorriso che era nato spontaneo, rendendo il suo viso più chiaro e luminoso. Dimostrava neanche trentanni, nonostante ne avesse parecchi di più e Erik si sentiva così fottutamente fortunato ad averlo ora con sé, nonostante non fosse totalmente intenzionato a perdonarlo definitivamente molto presto. Doveva pur sempre farlo patire un minimo.
Si alzò sulle punte per raggiungere la sua fastidiosa altezza alpha e gli leccò una guancia scoperta, mormorando poche parole in un tono soffuso. <<Ti rivoglio dentro di me>>.
L'alfa strinse le dita contro il suo fianco, la presa era percepibile nonostante i vari strati di tessuto e in lontananza si udivano le nuove imprecazioni di Olcan, ma l'omega decise di ignorarlo e, sorprendentemente, anche Clayton fece lo stesso.

Era tutta solo provocazione, in fondo. Non avevano un attimo di libertà da troppo tempo per i suoi gusti e la necessità di imprimere il proprio odore sul corpo dell'alpha non era terminata. Anzi, sfidare il legame appena formato in questo modo stava mettendo a dura prova la sua capacità di sopportazione, oltre che i nervi.

Clayton premette le labbra sulla punta del suo naso, riscaldandoglielo in pochi secondi e, teneramente, gli scompigliò i capelli morbidi. <<Presto mi riavrai, omega>>. Erik dovette sospirare per trattenere ogni proprio istinto e annuì lentamente. Le loro mani si trovarono, la pelle nuda dell'alfa si intrecciò con il tessuto soffice dei guanti del minore e il calore del più grande riuscì a penetrare la stoffa, trasmettendo tutti i suoi sentimenti e la sua necessità oltre al calore che scaldò Erik solo esternamente.

Zephir guidava il gruppo accanto ai gemelli. Era l'unico che avanzava nella sua forma di lupo, ma era l'unico in cui i suoi sensi erano così amplificati così tanto da sostituire la sua cecità totale nella sua forma umana, ma che infece, da lupo era meno accentuata.
Era proprio per quel motivo che si sentiva sulle spine. Riusciva a sentire i loro profumi.
Lo zucchero filato ricopriva come una coperta l'odore più tenue di arance e cannella, un omega appena  formato. Zeph respirava a pieni polmoni e quei due profumi accentuarono la sua volontà, piagnucolò internamente, il suo alpha uggiolava e sentiva i suoi omega richiamarlo, eppure camminava, avanti, una zampa dopo l'altra, esternamente impassibile.

Ci aveva pensato a lungo, dopo Sunny. Voleva parlare con loro, amarli come meritavano. La sua cecità rimaneva un prblema, a suo parere, ma sì, Sunny aveva ragione: era abituato a questa sua caratteristica, non aveva più problemi ad accettarla ed era perfettamente in grado di vivere una vita più che tranquilla.

Era anche consapevole della presenza dell'appena nominato omega alle sue spalle che lo scrutava quasi volesse ucciderlo, visto la sua poca partecipazione al piano subdolo che aveva pensato. Ma Zephir era fin troppo ragionevole e caparbio, oltre che consapevole che non serviva un altro accoppiamento, addirittura di tre persone, proprio mentre stavano camminando in mezzo alle montagne. Avrebbe aspettato, poco, quanto necessario, e poi sarebbe andato da loro, avrebbe tentato di farsi perdonare in qualunque modo possibile e sarebbero stati felici. Davvero, avrebbe fatto qualsiasi cosa.

<<Quanto pensi che manchi?>> domandò al gemello beta nel tentativo di ricevere una risposta a cui aspirava da più di due albe. L'altro lo guardò, lo sguardo gli penetrò all'interno e percepita la sua domanda, alzò gli occhi verso il cielo, osservò le nubi grigie come per riuscire a stabilire che ore fossero e poi si perse nella boscaglia color del petrolio, capendo dove fossero, all'incirca.
<<Non ne ho la più pallida idea>> rispose infine e Zephir sbarrò gli occhi, respirò a fondo e dovette concentrarsi parecchio per non saltargli alla gola. <<Mi vuoi spiegare che vuol dire che no->> 
<<Mancano due giorni. Più o meno. Dipende da quanto in fretta camminerete>> spiegò Edith e Zephir ringraziò le divinità per il fatto di avere al suo fianco almeno un gemello intelligente, vista la poca disponibilità di Easy ad applicarsi.

Due giorni. Due giorni e qualche ora al suo accoppiamento. Tre giorni alla propria felicità. Tre giorni ad avere finalmente degli omega.
Non sapeva ancora come, ma Sunny, con poche frasi, era riuscito a fargli cambiare un'idea così radicata nel suo essere che neppure i suoi genitori erano riusciti a smuoverla.
Gli era grato.
Ma più che a lui, Zephir era grato a quei due omega che nonostante tutto quello che stava facendo loro patire erano ancora lì, per lui, ad aspettarlo e amarlo da lontano.

La tana del lupo -i lupi vivono cinquecento anni-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora