7. Quando la diga si rompe

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<<No, fermi, non credo di aver capito cosa volete fare con il mio branco>> Dexter marcò l'aggettivo possessivo come ne dipendesse la sua vita. Aveva giurato a suo padre che l'avrebbe protetto e non avrebbe mandato in guerra il suo branco per una cosa che non poteva essere risolta come guerra.

<<Ho detto>> rifece Easy <<che dovremmo partire con l'esercito e andare a cercare mia sorella e Niihau. Sono state prese da oramai due settimane e non sappiamo come stanno. Nostra sorella non comunica e noi non riusciamo a trovarla mentalmente, quindi propongo di andare a cercarle. Mi sembra un ragionamento più che logico>>

Non aveva tutti i torti. Tyson piegò un poco la testa verso destra guardando il suo unico fratello alfa che arricciò il naso a quella posizione. Non gli piaceva affatto quella cosa e non avrebbe voluto dare al ragionamento di Easy approvazione, poiché era quello che voleva il fratello, ma non avrebbe potuto fare altro.

<<Non posso obbligarti a non farlo. Io però non posso neppure mandare il mio esercito dietro di te. Posso solo permetterti di prendere chiunque voglia seguirti>> sospirò per poi girarsi di schiena e uscire dalla stanza con un peso sulle spalle. Era dura dover decidere.

<<Io... Vado a dirlo a Clayton>> annunciò Erik e nessuno ebbe da ridire. Il ragazzo quindi, correndo, andò fino alla camera del compagno e poco prima di entrare, si coprì gli occhi com'era solito fare.

<<Ehi, sei sveglio?>> Domanda retorica. Lo sentiva il respiro del maggiore, calmo, non pesante, quasi un sussurro che gli arrivava alle orecchie dolcemente, come una carezza. <<Sì. Come mai così agitato?>> L'aria era di fatti carica, Erik era emozionato e Clayton l'aveva sentito subito.

<<Vogliono, i gemelli, far partire un gruppo di persone per salvare i gamma, ma Dexter non vuole dare loro l'esercito. Sono arrivati alla conclusione che chi vuole va e chi non vuole non va>> l'alfa mugugnò <<sì, mi sembra giusto che la gente possa decidere. Tu che vuoi fare?>>

Erik si morse il labbro inferiore. Non aveva davvero pensato all'opportunità di andare. Prima di tutto, era un omega, e anche se suo padre aveva sempre detto che era libero di fare tutto ciò che poteva fare un beta e perché no, anche un alfa, lui non si era mai sentito di trasgredire delle regole imposte dalla società antica e dalla sua corporatura, che era evidente, non appartenesse ad un guerriero.

<<Non ne ho idea>> non aveva mai fatto nulla di troppo pericoloso. Si era sempre allenato con il padre Olcan, ma non aveva mai combattuto realmente, all'infuori della sua famiglia. <<Non credo di essere pronto ad una cosa del genere, e poi, sono un omega. Non sono fatto per questo>>

Clayton scoppiò a ridere. <<Tutte le volte che dici, o pensi questo, ogni omega che ha combattuto per la parità di diritti si rivolta. Compreso tuo padre Caleb. Sei un omega. È vero, sei più basso, meno forte e meno dotato nel combattimento, ma se volessi, potresti. Non hai idea di cosa ha sempre fatto tuo padre, mio fratello, quando aveva la tua età. Il suo divertimento era andare a combattere. Mi ricordo che una volta, quando era incinto di te, era andato ad allenarsi con i coltelli, insieme ad un beta dell'esercito, che poi ha anche ferito gravemente, e tuo padre Olcan si era arrabbiato così tanto.>> Sospirò. <<Mio fratello è fatto per combattere.>>

Erik chiuse gli occhi dietro la benda, sospirando delicatamente. Amava il modo di fare del compagno, ne era sempre rimasto affascinato. Portò avanti una mano che trovò subito quella più grande e forte del maggiore. Era calda, piacevole, le dita lunghe avvolsero il suo palmo e sorrise mostrando i denti a quella sensazione. <<E a te? A te piace combattere come a papà?>>

Sentì Clayton ridacchiare. <<No. Non mi piace, se posso me ne sto a fare altro. Mi piace cacciare, curare gli ambienti in cui sto. Amo cucinare. Insomma, sono esattamente il contrario di Caleb. Ma se devo, lo faccio, non mi tiro indietro e non ho paura di farlo.>> L'omega sbuffò con un minimo di fastidio. Lui non aveva paura di combattere! <<Io non ho mai dett->>

<<Ma>> lo interruppe il compagno, schioccando la lingua contro il palato, <<quando avevo sedici anni, ho iniziato a combattere. I miei genitori non me lo avevano mai fatto fare prima, non lo ritenevano importante. Evidentemente si sbagliavano.>> Concluse amaramente ed Erik, notandolo, corrugò le sopracciglia confuso. <<Non ti piacciono. A papà piacevano.>> non era una domanda, la prima, ma Clayton decise di spiegarsi meglio. <<Non è che non mi piacciono, semplicemente erano, diversi con me. Molte volte erano difficili. E non stiamo a discutere su questo come fossi un fratello maggiore geloso. Non lo sono, non lo sono affatto. Amo da morire tuo padre, Caleb. È sempre stato il mio fratellino, io mi prendevo cura di lui e lui si prendeva cura di me.>>

Erik sorrise ritrovando quel rapporto, molto simile a quello che aveva lui con Tyson. <<Ma siamo sempre stati completamente diversi, anche lui non ha avuto vita facile, soprattutto con la mamma, ma... Mamma lo adorava. Cercava sempre il massimo da lui, anche se Caleb aveva a malapena quindici anni, per non parlare di quando era ancora un bambino. Chiedeva troppo, ma perché era convinta di poterlo avere. Tuo padre aveva sempre avuto un carattere più forte, girovago, duro. Era sempre stato lui, l'alfa nella nostra famiglia. L'unica volta che l'ho davvero paragonato ad un omega, era quando ha avuto il suo primo calore.>> Sorrise al ricordo, che Erik conosceva a memoria da quante volte i suoi padri glielo avevano raccontato.

<<Io invece, sono sempre stato più docile. Non dolce eh, anche Caleb, se voleva era dolce, quanto più morbido nelle decisioni, non mi piaceva combattere né trasgredire le regole. Non ho mai trovato affinità con mio padre, anche se invece tuo padre lo adorava. Insomma, se lui era l'alfa io ero praticamente l'omega e ai miei genitori, principalmente mia madre, non era mai andata bene, questa diversità.>>

La tana del lupo -i lupi vivono cinquecento anni-Where stories live. Discover now