12. Ordine

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Erik mordicchiò più dolcemente la pelle esposta, non volendo ancora marchiare del tutto il compagno, a quello ci avrebbe pensato più tardi.
Deglutì pesantemente, il respiro affannato stava ad indicare tutta la sua fatica nel trattenersi, Clayton che lo guardava in quel modo poi-

Erik doveva rimanere concentrato, doveva avere il controllo della situazione e se si fosse lasciato andare, non sarebbe più riuscito a fare nulla.

<<Erik muoviti.>> Un brivido di nervoso gli passò attraverso la schiena,  l'altro aveva quasi usato la sua voce da alfa e dire che l'ordine non gli era piaciuto proprio per nulla sarebbe stato un eufemismo. Chiuse la mano sinistra a pugno mentre con la destra premeva contro la coscia di Clayton, facendolo contorcere al lieve dolore delle unghie che gli entravano sottopelle unita alla stimolazione che ci era stata fino a quel momento. 

Erik però sapeva di non stare spingendo troppo, o si sarebbe fermata. Oppure Clayton l'avrebbe fermato. Ma era un alfa per grazia divina e un lieve dolore non era di certo paragonabile a tutto quello che subiva durante le battaglie armate o gli allenamenti tra alfa.

<<Non. Farlo. Mai. Più.>> Scandì bene le parole, vicino all'orecchio del maggiore, di modo che gli entrassero bene in testa e non si azzardasse a rifare la stessa cosa. Probabilmente non sarebbe sopravvissuto. <<Hai capito?>> Chiese dunque per poi abbassare il viso e dare una leccata al membro dolorosamente eretto del maggiore che annuì silenziosamente.

<<Bene.>> mugugnò Erik iniziando ad incavare le guance per prendere l'altro più affondo, che nel frattempo ansimava, velocemente, in maniera poco consona ad un alfa che solitamente aveva in mano tutta la situazione, sempre.

Quando l'omega si ritenne soddisfatto, decise che l'alfa ne aveva abbastanza e si rialzò sulle ginocchia, le coscie ai lati di quella dell'altro che si era alzato sui gomiti per poterlo guardare in modo migliore. 

<<Prima, voglio marchiarti>> disse in un ringhio sottovoce, come se neppure stesse parlando all'uomo. <<Poi ti permetterò di prendermi e marchiarmi. Ma prima lo farò io e questo probabilmente ti farà male, il tuo alfa lo rifiuterà.>> Alzò lo sguardo per osservare i suoi occhi scuri con un sentimento che sembrava quasi dolcezza. <<Ma tu lo prenderai, il morso. E se proverai a sovrastarmi...>> Non terminò la frase, ma Clayton annuì solo.

Si distese quindi sopra il corpo del maggiore, abbassandosi di poco a poco verso la coscia sulla quale avrebbe dato il suo morso. Lentamente, lasciando il tempo a Clayton di dirgli di non farlo, se non avesse voluto. Certo, gli aveva detto che doveva prenderlo, ma Erik cercava semplicemente di zittire il suo alfa interiore facendo uscire in maniera maggiore il suo lato sottomesso. Sapeva però che se a Clayton la situazione non fosse piaciuta, se ne sarebbe accorto e allora si sarebbe fermato.

Arrivato alla ghiandola, iniziò a torturare la pelle, facendolo gemere sotto le sue labbra, in una maniera che gli piaceva davvero molto.
Mordicchiò in maniera leggera, lasciando dei lievi buchini di denti che vide scomparire in pochi secondi, l'alfa sotto di lui che si era scostato, quasi non volesse più.

Erik alzò lo sguardo e quello non era Clayton, era il lupo. <<Clay>> decise di non ringhiare, era meglio non sfidare il proprio alfa, soprattutto quando aveva gli occhi del colore del sangue come in quel caso. <<Fallo>> gemette l'altro in un sospiro, scuotendo la testa come dovesse scacciare un insetto, gli occhi che tornavano del loro colore naturale.

Erik non gli chiese se fosse sicuro, sapeva che lo era. L'omega riprese quindi il controllo e decise che sì, forse poteva farlo in quel momento, di modo che poi, l'alfa, lo avrebbe fatto su di lui.
Strisciò quindi di nuovo verso le coscie del castano, fianchi in alto, labbra che sfioravano la pelle di Clayton.

Non diede un avviso, né il tempo all'altro di prepararsi. Immerse i denti nella carne dell'alfa in un modo che era riservato solo a pochissimi omega ed Erik ne era onorato. La pelle era morbida sotto i suoi denti, il sangue si stava facendo spazio nella sua bocca, ma non gli dava fastidio. Premette più a fondo, quanto i canini potevano penetrare.
Al posto dell'urlo che si era aspettato in risposta, un ansito sommesso accolse quel morso profondo quanto importante per la loro unione.

L'omega aveva marchiato l'alfa.
L'omega aveva marchiato l'alfa ancora prima che quest'ultimo potesse farlo con il primo.

Quando si ritenne soddisfatto, si staccò dalla carne del maggiore e leccò i due buchi creati dal morso che, come avesse cercato di guarirli un alfa, si cicatrizzarono.
Erik sorrise e diede un bacio leggero sopra la pelle ricevendo un sospiro dall'altro lato.

L'alfa allungò le braccia ed il minore si posizionò nuovamente sopra il maggiore, il dolore parzialmente dimenticato dall'atto appena svolto, ricomparve e svelto, si mise sopra l'intimità dell'alfa che senza fatica, scivolò al suo interno in un sospiro di piacere emesso da entrambe le parti.

Erik deglutì con fatica, ma iniziò a muoversi in lievi movimenti e con costanza, cercò di fa provare piacere all'altro e a se stesso. L'alfa lo guardava dal basso con occhi sgranati, e l'omega quasi imprecava nel guardarlo in quel modo, così sottomesso, così arrendevole nel piacere che solo il minore avrebbe potuto dargli.

Con un mezzo ringhio, Clayton posizionò le sue mani contro i fianchi piccoli del minore che in risposta si mosse più velocemente. L'alfa si morse il labbro inferiore nel vederlo, sempre più sudato, che ansimava incontrollato, lo sguardo quasi perso ma che in fondo era concentrato anche su di lui. 

I sospiri aumentavano minuto dopo minuto, gli ansiti erano sempre più forti ed il dolore al basso ventre del minore era del tutto scomparso lasciandolo al piacere che solo il suo alfa poteva donargli.  Quando Clayton si sentì quasi al culmine del suo piacere, si alzò con la schiena, posizionandosi quasi seduto, il membro che entrava più a fondo nel corpo del più piccolo.

Mosse le mani verso l'altro, una dietro il collo che portò le loro bocche ad unirsi nell'ennesimo bacio di fuoco, erotico, primitivo, labbra che si scontravano con passione, desiderio e amore.
La seconda, andò direttamente all'intimità dell'omega che nel frattempo si spingeva contro il bacino dell'altro con più frequenza, ma meno forza, le spinte che diventavano più lievi.
Fu allora che Clayton iniziò ad andargli incontro, segando il minore alla stessa velocità con cui dava le spinte contro la sua prostata.

Fu solo quando Erik venne che si diede il permesso di lasciarsi andare, spingere più a fondo e poi mordere il suo collo con tutta la forza che aveva, marchiandolo e reclamandolo proprio come aveva detto il minore, per poi venire e rilasciare i suo seme nell'omega che si piegò su di lui per un ultimo bacio.

La tana del lupo -i lupi vivono cinquecento anni-Where stories live. Discover now