Cap.9 Sogni e distanze

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JASON

Mi sistemo sul sedile, in attesa che Claire dica qualcosa.

«Tutto questo stress finirà per ucciderti, lo sai?»

«Non voglio parlare di lavoro, Claire. A meno che tu non debba dirmi qualcosa di vitale importanza la mia presenza qui non è necessaria».

L'autista si immette nel traffico lentamente. Detesto che qualcun altro possa origliare le mie conversazioni, tuttavia non ho alternativa.

«Sono venuta perché, ahimè, devo parlarti di lavoro», sospira, «sapevo che avresti fatto tardi e quindi ho deciso di presentarmi senza preavviso. Quello che ho da dirti è troppo importante, non posso aspettare domani», continua preoccupata.

Le sue parole mi incuriosiscono. Cerco di rilassarmi, nonostante i miei nervi siano a tremila. È vero che il lavoro non mi dà pace, ma anche Claire è tediante.

«Parla», borbotto.

Claire mi guarda perplessa; pensava davvero che non avrei approfondito la questione? O forse è convinta che le sue provocazioni mi impediscono di pensare limpidamente?

«Ho pensato di traslocare momentaneamente nel tuo ufficio»

«Sei forse impazzita?», sbotto.

«Fammi finire di parlare», mi interrompe, «ho pensato che così facendo, è più facile lavorare alla collezione natalizia. Lo sai, gli uomini sposati tendono a cercare dei regali per le proprie mogli con largo anticipo. In realtà, lo fanno anche gli uomini non sposati», continua.

Strizza l'occhio e sorride. Colgo un velo di malizia nelle sue parole. Se crede che abboccherò, si sbaglia di grosso. Non sono il tipo di uomo che immagina, non ho nessun interesse nel creare e mantenere 'relazioni' occasionali. Avrebbe dovuto capirlo da tempo ma a quanto pare il mio tenerla a distanza non è bastato.

«Ottima idea, Claire. Sai anche però che siamo i migliori sul mercato e che non c'è bisogno che tu ti trasferisca nel mio ufficio. Lavoriamo benissimo anche così, a distanza. Nessun altro potrebbe concorrere con noi», incalzo cinicamente.

Claire non sembra essere soddisfatta della risposta ricevuta. Porta una mano dietro al mio collo, sussurrando qualcosa al mio orecchio.

«Credo che le distanze tra di noi non dovrebbero esistere, Jason. Sei molto più di quello che mostri al mondo intero. Dovresti solo lasciarti andare...»

Prima che possa avvicinarsi maggiormente, l'allontano.

«Basta così, Claire! La nostra discussione finisce in questo preciso istante. Se vuoi continuare a lavorare con me e per me, dovrai comportarti correttamente. I tuoi modi di fare mi disturbano e non vorrei arrivare a compiere gesti estremi. Sei una delle miglior collaboratrici che abbia mai avuto e la tua presenza è fondamentale per la White Enterprise. Non costringermi a fare qualcosa di cui poi potresti pentirti», l'ammonisco bruscamente.

Claire si allontana, tornando così al proprio posto, in tutti i sensi. Incrocia le braccia mentre guarda fuori dal finestrino, accigliata. Non dice una sola parola, capisco che è giunto il momento di andare via.

«Si fermi, per favore. Devo scendere», urlo, rivolgendomi all'autista.

«Ma come? Dove andrai?», mi interrompe Claire.

«Questo non ti interessa. Ti aspetto domani mattina in azienda, sii puntuale. Devo farti conoscere una persona».

Scendo dall'auto velocemente e raggiungo un club che si trova all'angolo della strada. Tutto quello di cui ho bisogno ora è un buon bicchiere di whiskey in solitudine.

Claire è una delle mie miglior collaboratrici e sarebbe un peccato dovermene privare solo perché attratta fisicamente da me. Ha da poco rotto con il marito, l'uomo con cui ha condiviso gli ultimi cinque anni della sua vita. Lavora per la mia azienda da tre anni e non le ho mai dato modo di pensare, anche per sbaglio, che io fossi interessato a lei. A parte la differenza d'età, non è il tipo di donna che immagino al mio fianco. Troppo costruita sotto molti aspetti, non potrei mai averla come compagna in un ambito che non sia prettamente lavorativo.

«Signor White, il solito?»

Annuisco. Non riesco a togliere dalla testa tutto ciò che è avvenuto nel corso di questi giorni. L'incontro con Grace mi ha sconvolto in positivo. Ha avuto il coraggio di dirmi la verità sin dal primo momento etichettandomi come uno stronzo senza pietà. Nessuno prima di lei ha mai osato farlo. Un po' per paura, un po' perché è difficile sostenere il peso delle mie parole in una discussione. Grace è riuscita a farlo, è riuscita ad annullare, per la prima volta, quel lato schivo e spocchioso che mi ha fatto guadagnare il titolo di capo altezzoso e senza mezze misure. Sorrido al solo pensiero di lei incazzata nera con il mondo e con il sottoscritto. La sua pelle bianca e candida e l'odore proveniente da essa però, risvegliano in me strani desideri. Non ho mai provato attrazione per una sconosciuta, tuttavia Grace ha qualcosa che mi attira terribilmente e mi rende succube.

Dovevo schiarirmi le idee e invece, ancora una volta, non ho potuto fare a meno di pensare a lei. Cosa diavolo mi sta facendo questa donna?

«Signor White, ne verso un altro?»

Rinsavisco.

«Basta così. Tenga il resto».

Concedo la cameriera e mi dirigo verso l'uscita. Casa si trova a due passi, fortunatamente. Il freddo tagliente di Chicago inizia a farsi sentire. Una strana idea prende spazio nella mia mente.

J.W: Buonasera Grace, perdonami per l'ora. Sii puntuale domattina, ti aspetto per le nove. Al caffè ci penso io, non tardare. Buonanotte.                                                                   

Invio e blocco il telefono. Ho davvero inviato un messaggio a quella che sarà presto una mia dipendente? Mi sono forse bevuto il cervello? Un messaggio privo di senso, le ho ripetuto mille volte di essere puntuale.

Mannaggia a te Jason, mannaggia a te!

GRACE

La vibrazione del mio telefono mi fa svegliare di colpo. Il display si illumina ma fatico a leggere ciò che c'è scritto. Sono ancora assonnata e troppo stanca per poter reagire in modo immediato. Strofino gli occhi, sono le tre di notte. Chi mi scriverebbe mai a quest'ora? A meno che io non abbia scambiato il giorno con la notte, nessuno.

Metto a fuoco e rimango sconvolta: il messaggio è firmato J.W. Non posso crederci. Mi siedo sul letto, incrociando le gambe. Continuo a fissare lo schermo, incredula e leggermente spaesata. Dovrei rispondergli o tenerlo sulle spine?  Se non rispondo penserà sicuramente che sono una tipa che si dà mille arie. Se invece rispondo velocemente, penserà che lo stavo aspettando. Ora che ci sono, visto che ormai sono sveglia, preparo un panino e continuo a pensare a cosa devo o non devo fare.

Cammino per casa a piedi nudi. Il contatto diretto con il pavimento mi permette di pensare in modo più chiaro. Mi avvicino al frigorifero, con il display ancora acceso e le sue iniziali in bella vista.

G.J: Non tarderò. Buonanotte signor White.

Invio il messaggio e blocco il telefono. Preparo velocemente il panino mentre aspetto una sua risposta che, non tarda ad arrivare.

J.W: Molto loquace, vedo. Scusa per l'ora tarda, ho pensato fosse giusto ricordarti del nostro appuntamento. Buonanotte, Grace.

Non si firma ma mi sembra di capire dal tono assunto che questa non era la risposta che si aspettava. Credeva davvero che avrei iniziato una conversazione alle tre di notte? Non sono ancora la sua dipendente ma mi sembra di capire che io e il signor White faremo fatica ad abituarci l'uno alla presenza dell'altra. Certamente non manterrò ritmi del genere e mi dispiacerà deluderlo, se queste sono le sue aspettative.

Mi stendo supina sul letto con occhi sbarrati. Di Morfeo ormai non c'è più traccia. Ansia ed eccitazione la fanno da padrone ora, il signor White ha disturbato il mio sonno e la mia tranquillità. Fremo all'idea di firmare il contratto, fremo all'idea di diventare finalmente una dipendente a tutti gli effetti della White Enterprise. Li lascerò a bocca aperta e dimostrerò loro il mio valore, non prima di aver risolto la questione licenziamento. Il signor Joe mi aspetta subito dopo il colloquio, spero solo non sia troppo arrabbiato per comprendere le mie ragioni.

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