2 - Il prefetto

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Quel pomeriggio non si parlò altro che del ricovero della ragazzina di Corvonero all'ospedale magico. Era quasi impossibile restare all'oscuro sugli avvenimenti, in quanto bastava semplicemente passare per il corridoio per sentire diversi studenti sghignazzare di qua e di là condividendo varie teorie. Addirittura c'era chi aveva sostenuto potesse essere stato un seguace di Grindelwald ad aggredire la giovane studentessa, sulla quale molti insinuavano fosse una nata babbana, perché il noto mago oscuro voleva testare le difese di Hogwarts per scagliarsi contro Silente. Tutto ciò però non quadrava, in un periodo di tale tensione era impossibile infiltrarsi ad Hogwarts, e inoltre la ragazza era una purosangue.

Quel pomeriggio Cirene aveva solo due lezioni, quella di Incantesimi e quella di Pozioni. Tutti i suoi amici frequentavano Incantesimi, perciò si recarono insieme in aula, e come al solito si sedettero tutti vicini per poter parlare e scherzare tranquillamente. Pozioni invece era seguita solo da lei, in quanto era stata l'unica ad ottenere un Eccezionale al G.U.F.O. e a venire quindi ammessa alle lezioni di quell'anno insieme a Caleb, che invece aveva preso Ottimo, ma che aveva deciso di lasciar perdere la materia in quanto non interessato a nessuna carriera che ne prevedesse lo studio. Cirene era invece veramente dotata, era la sua materia preferita, e anche l'insegnante era uno dei suoi preferiti. E Horace Lumacorno poteva dire lo stesso di lei; una graziosa ragazza venuta fuori dal nulla, nata babbana ma ricca di un controllo della magia superiore a certi purosangue, con un cervello dotato di un'intelligenza decisamente fuori dalla media e un notevole talento per le Pozioni. Non aveva esitato nemmeno un istante ad aggiungerla al suo club riservato agli studenti migliori della scuola; seppur non provenisse da nessuna famiglia famosa era certo che avrebbe raggiunto ottimi traguardi nella sua vita.
Quando Cirene si separò dal suo gruppo di amici per scendere le scale ed attraversare lo stretto e buio corridoio che dirigeva verso l'aula di Pozioni si sentì osservare da qualcuno non molto in lontananza. La ragazza si voltò verso la direzione da cui era sicura provenisse lo sguardo pungente, e lì lo vide. Era il ragazzo solitario che aveva visto quella stessa mattina nel parco di fronte al lago. Però non la stava guardando, era fermo e appoggiato al muro, stavo frugando all'interno della sua borsa di pelle scura. Cirene poteva giurare di aver sentito qualcuno fissarla proprio dalla direzione in cui lui si trovava in quel preciso momento. Abbassò lo sguardo scuotendo la testa, come per scacciare via quella strana sensazione che aveva iniziato ad invaderla. Riprese a camminare, l'aula non era molto lontana.
«Ah! Cara signorina Berrycloth!» non appena aprì la porta si ritrovò davanti a sé un professor Lumacorno molto sorridente che si toccava la pancia. «Oggi studieremo qualcosa che sono sicuro le piacerà molto, ma non resterei sorpreso se nemmeno lei -che è la prima della classe- riuscisse a seguire i procedimenti!» sorrise ammiccante. Cirene sorrise a sua volta, scavalcando il professore per andarsi a sedere nell'unico tavolo libero. Tirò fuori dalla borsa una piuma con l'inchiostro, una pergamena e il suo amato libro di Pozioni, dentro il quale aveva precedentemente nascosto una rivista che ripose con cautela all'interno della borsa. Fece un colpetto con la bacchetta sul tavolo e apparve in un istante il suo calderone.
«Tom, stavo aspettando proprio te per iniziare» il professor Lumacorno parlò a bassa voce e con un tono molto confidenziale ad un ragazzo che era appena entrato in aula. Cirene non vi prestò molta attenzione, ma le venne difficile non sentire nulla, dato che il suo tavolo era molto vicino ai due.
«Mi scusi tanto professore, ho dovuto perdere del tempo ad occuparmi di alcuni di primo anno» disse lentamente il ragazzo. Aveva una voce calda e suadente, ma quasi priva di tono.
«Ah ma certo, lo so che voi prefetti lavorate tanto» fece Lumacorno, dondolandosi avanti e indietro. «Specialmente tu Tom» e ammiccò. Il ragazzo si voltò verso la classe, e a quel punto i suoi occhi scuri incontrarono quelli altrettanto bui di Cirene, che lo guardò curiosa mentre lui si avvicinava al suo tavolo, sedendosi di fronte a lei. Era proprio lui, il ragazzo solo. Era sorpresa di non averlo mai notato prima. Dopotutto frequentavano Pozioni insieme, e molto probabilmente faceva parte anche lui del club privato di Lumacorno a dire da come il professore vi si rivolgeva amichevolmente. Il ragazzo si era accorto che lei lo stava guardando, ma non si voltò. Continuò a guardare avanti a sé, in direzione del professore. Cirene si rese subito conto di star esagerando, e allora si voltò anche lei verso il professore, attendendo che iniziasse a spiegare. In quell'istante, Tom si era girato a guardarla. Il suo sguardo era gelido, era impossibile non sentirlo. Durò poco, perché poi tornò a pendere dalle labbra di Lumacorno che aveva iniziato la sua spiegazione.
«Bene ragazzi, oggi inizieremo a studiare una delle pozioni più complesse che mai studierete!» sorrise, guardando ad uno ad uno i suoi studenti, soffermandosi per qualche istante a guardare Cirene e Tom, come se non si sarebbe mai aspettato di vedere i suoi due allievi preferiti seduti nello stesso posto. «Si tratta della Pozione Polisucco, una pozione potente e anche pericolosa se non preparata nel verso giusto. Chi di voi sa dirmi qualcosa su questa pozione?» chiese diretto alla classe, una ragazza Trassorosso alzò la mano e diede proprio la spiegazione che il professore voleva sentire, dato che sorrise compiaciuto e quasi saltellò su se stesso dall'emozione. Era evidente che quello era uno degli argomenti che più preferiva. «Bene ragazzi, ci vorrà più di un mese per completare la pozione, molto probabilmente ci metterete più tempo in quanto è molto importante che venga fatta bene. Quindi si, aprite il vostro libro a pagina 67 e iniziate, io passerò a controllare di tanto in tanto per vedere se avrete bisogno di una mano più esperta» sorrise goffamente, per poi iniziare a camminare tra i banchi.
Cirene aprì il libro, lesse velocemente la lista di ingredienti e il procedimento, e allora si alzò a prendere ciò che le serviva dallo scaffale. Si chiese se anche il ragazzo con cui condivideva il tavolo avesse bisogno degli ingredienti che stava afferrando, ma dato che nessuno dei due si era rivolto la parola decise che avrebbe fatto per conto suo. Non appena si sedette trovò la parte del tavolo dove sedeva lui già piena di ingredienti e attrezzature. Si sedette al suo posto ed iniziò a lavorare.
«Credo che ti convenga strizzare le sanguisughe prima di schiacciare le mosche crisopa» fu proprio lui a parlare, con quella sua voce calda e avvolgente e quel tono privo di espressione, tetro. La giovane alzò lo sguardo verso di lui, presa di sorpresa. A differenza della sua voce, il suoi occhi emanavano una freddezza senza paragoni. Era evidente che anche lui pensò la stessa cosa di Cirene.
«Come scusa?» chiese lei, confusa. Non sapeva perché, ma non si aspettava che le parlasse. Lo aveva scoperto solo quel giorno, e quello stesso giorno lo aveva visto sempre solo, non sembrava un tipo molto socievole e desideroso di instaurare amicizie. Era come se credesse che non fosse altro che una presenza, non una persona in grado di respirare, agire e parlare. Lui sorrise freddamente ed allungò la mano verso quella di lei. La sfiorò per un attimo, indicando una massa di strani insetti che lei teneva stretta.
«Dovresti strizzare le sanguisughe prima di schiacciare le mosche crisopa» ripeté. Aveva assunto un tono di voce calmo questa volta. Ritirò il suo braccio lontano da quello di lei, sfiorandola nuovamente, e iniziò a mescolare il suo calderone già riempito da alcuni degli ingredienti.
«Stai cercando di sviarmi oppure sbaglio io?» chiese lei, alzando un sopracciglio. Lui rise leggermente, e abbassò gli occhi ancora sorridendo. Poi li levò lentamente verso di lei, guardandola.
«Non vedo cosa ci guadagnerei a farti sbagliare» disse lui.
«Io invece non vedo cosa ci guadagneresti a non farmi sbagliare» disse. A quel punto lui riprese a sorridere. Il volto pallido sembrò prendere colorito, ma forse era stata solo un'impressione di Cirene per via dei vapori provenienti dal calderone che lo illuminavano debolmente.
«Siamo entrambi i più bravi della classe» iniziò lui «dovresti rimanere tale anche tu» disse. Cirene si sentì un po' in colpa e un po' spaesata per non averlo mai notato in quei sei anni passati ad Hogwarts. Lui sembrò rendersene conto. «Io l'ho già fatta una volta, so bene come si fa» disse. C'era qualcosa dentro di lui che la incuriosiva, che la spingeva ad avvicinarsi, a fidarsi.
«Bene, grazie del consiglio.» e tornò sul suo calderone, speranzosa che quel Tom non le parlasse più. Preferiva lavorare in silenzio, e anche di testa sua. Non aveva ancora deciso se seguire il suo consiglio. Anzi, rilesse un'altra volta i passi segnati sul libro prima di decidere come proseguire.
Alla fine pensò che era meglio fare di testa sua, e di non seguire i passaggi che il ragazzo appena conosciuto le aveva indicato. Lui se ne rese conto e si irrigidì, come se non gli fosse mai capito prima di allora che qualcuno non seguisse le sue indicazioni e non facesse ciò che lui diceva.

Before you go / Tom Riddle Where stories live. Discover now