1 - La prima vittima

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La luce entrava flebile dalla finestra. I raggi accecanti accarezzavano delicatamente i mobili in quercia, conferendo loro una luminosa scia dorata che sembrava oltrepassarli dall'interno.  Era appena l'alba, eppure il sole batteva forte nel cielo limpido. Sarebbe stata certamente una bella giornata, ottima per andare a studiare all'aperto, magari anche in riva al lago nero. Era certamente quello il pensiero che accomunava quasi tutti gli studenti di Hogwarts in quel sabato mattina, nessuno escluso, nessuno che non volesse godersi quella che sarebbe probabilmente stata una delle ultime giornate di sole all'arrivo dell'autunno. Ovviamente il pensiero della stra maggioranza di giovani  non era quello di studiare, ma di divertirsi in compagnia. Ciò riguardava in particolare i ragazzi del sesto anno, che si erano lasciati da poco alle spalle gli ultimi esami, i G.U.F.O., e certamente non volevano sentirne parlare per almeno un po' di tempo prima dell'inizio del settimo anno. Molti infatti decisero di riunirsi nel cortile o in riva al lago proprio per chiacchierare e godersi quella giornata nel modo più semplice e puro possibile.
Eppure tra le 5 e le 6 del mattino, ancor prima che i desideri per la giornata degli studenti si potessero avverare, qualcosa di insolito accadde nella torre di Corvonero. Al sorgere del sole una goccia d'acqua di un bizzarro color oro bagnò la guancia di una delle studentesse distese a letto nel dormitorio femminile. La ragazza non se ne rese conto, o meglio, evitò l'accaduto, intenta a riprendere quel sogno tanto appagante. Eppure quella goccia non sembrò scivolare lungo il suo viso, perché si fermò proprio sotto il suo occhio destro. Dopo qualche secondo sembrò quasi scorrere al contrario, e salire su, quasi come se fosse in grado di camminare grazie a delle zampette invisibili, diretta verso l'occhio semichiuso della ragazzina. Ci volle meno di un'istante prima che la goccia scomparisse tra le palpebre della studentessa di Corvonero, che rimase immobile e ancora immersa nei suoi sogni.
Non passò molto tempo però, che le cose andarono un po' diversamente. La ragazza dovette abbandonare l'idea di continuare quel bel sogno che l'aveva costretta a letto qualche minuto prima, perché sembrò che qualcosa avesse preso il sopravvento dentro di lei. Cercò di alzarsi a sedere, ma non appena si spinse in avanti sentì una presenza dentro di lei costringerla verso il materasso, impedendole di muoversi. Subito le venne in mente che qualcuno potesse averle lanciato l'incantesimo delle pastoie, ma tutte le sue compagne del dormitorio in quel momento stavano dormendo, ed era quasi certa che nessuna di loro si fosse svegliata e avesse avuto l'illuminazione di pietrificarla. Forse qualcun altro era entrato, magari a rubare qualcosa, e forse le aveva scagliato contro l'incantesimo quando aveva visto che si stava mettendo a sedere. Però i conti non tornavano, perché mai qualcuno sarebbe entrato a rubare qualcosa nel dormitorio di cinque studentesse di terzo anno? Forse una delle compagne nascondeva qualcosa di prezioso nel suo baule, e un'altra ragazza voleva rubarglielo, perché certamente un ragazzo non avrebbe mai potuto varcare la soglia senza venire schiantato nella parte opposta della sala comune. Eppure, riflettendo si era resa conto che c'era qualcosa di strano in quell'incantesimo: il suo corpo non era duro, e non si sentiva nemmeno pietrificata. No, ora capiva, il suo corpo era perfettamente in grado di muoversi, era il suo cervello il problema. Era come se non fosse lei ad avere il comando, ma qualcun altro... o forse qualcos'altro, perché la sensazione era proprio quella di avere un estraneo dentro di sé che lottava all'interno del suo cervello per prendere il controllo. Sentiva certamente di star impazzendo. Più si sforzava a muoversi, più sentiva il respiro mancarle. Forse non era vittima di un incantesimo, ma stava avendo un brutto sogno, un brutto sogno in grado di diminuire le sue forze vitali istante dopo istante. Si era appena svegliata, ma si sentiva sempre più stanca, come se piano piano si ricordasse che non riposava da secoli. Avrebbe voluto dormire, abbandonarsi ad un altro sogno, ma aveva gli occhi così asciutti da non riuscirli a chiudere. Non si era resa conto di non aver sbattuto le palpebre nemmeno una volta da quando si era svegliata dopo che quella strana goccia aveva accarezzato la sua iride scura, scomparendovi all'interno. Non c'era più alcuna traccia di gocce color oro sul suo viso, ma piano piano quel colore fu l'unica cosa che riusciva a vedere. Era come la peggiore visuale del mondo, sentiva i suoi occhi bruciare pieni di sabbia e una serie di pensieri brutti le passarono per la mente, facendola disperare. Cercò di portare in avanti le braccia per chiedere aiuto perché non era in grado di staccare le labbra, che sembravano sigillate con del magiscotch molto potente. L'unico risultato che ottenne da questo stressante tentativo fu un formicolio che pervase tutto il suo corpo. Non era più in grado di vedere nulla se non tanti granelli color oro che ricordavano molto la sabbia per via del dolore lancinante agli occhi. Cercò di dimenarsi ulteriormente, esausta e ansimante.
«A-aiuto...» uno spiacevole retrogusto di sangue le invase le papille gustative, era come se nel modo di aprire la bocca per parlare si fosse strappata via il labbro superiore, lasciandolo ancora sigillato al labbro inferiore. Sperò tanto che le sue compagne l'avessero sentita, perché non riuscì più a sovrastare la stanchezza alla quale alla fine cedette insieme ad ogni suo sforzo di parlare, dimenarsi e continuare a respirare. Non potendo chiudere gli occhi, si abbandonò a quella spiacevole vista sabbiosa, che stava diventando sempre più accecante, talmente tanto da emettere un proprio rumore tanto simile a quello di voci preoccupate...

Before you go / Tom Riddle Where stories live. Discover now