0 - Prima che tu vada via

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1947

Caro Tom,

questa è la dodicesima lettera del mese... o forse no? Credo di aver perso il conto, ormai. Come al solito Ribes torna senza alcuna risposta da parte tua, e sto iniziando a chiedermi se in tutto questo tempo è mai riuscito a trovarti. Sai, è un gufo molto intelligente, e per quanto io voglia provarci non riesco proprio ad immaginare che possa essere in grado di sbagliare il recapito di una lettera. Nonostante ciò sto facendo di tutto pur di convincermi che invece sia così, perché non voglio credere che tu mi stia ignorando. Purtroppo una parte di me sa già come stanno le cose, e nonostante tutto sono ancora sicura che tu stia bene. Sai badare a te stesso, l'ho sempre saputo, so che non ti succederà nulla. Ma ti prego di rispondermi, le mie certezze vanno vacillando giorno dopo giorno, e temo sempre di più che possa esserti capitato qualcosa.
Sai, sono sempre all'attesa di una tua lettera, ogni giorno è uno strazio quando arrivata sera non ricevo tue notizie per l'ennesima volta. Mi rammarica ammettere che ogni parte di me sta iniziando a cedere all'idea che tu possa non leggere ciò che ti scrivo in queste pergamene.
Se così non fosse, renderebbe ancor più viva la poca speme che mi resta di credere che tu abbia fatto caso a ciò che ti ho scritto nella scorsa lettera. Sai, non posso dire molto così, ho il presentimento che la posta via gufo venga controllata da qualcuno di esterno, e adesso che ci penso non so nemmeno se una volta inviata questa sarai tu a riceverla. Nel caso in cui qualcuno intercetti queste lettere, sai che non posso dirti tutto ciò che vorrei chiaramente. A questo punto vorrei solo che tu faccia caso alle ultime che hai ricevuto, nella speranza che tu le abbia lette senza gettarle via nel fuoco una volta letto il mio nome...
Sebbene in maniera differibile, sono giunta anche io alla soluzione che più temevo: non vuoi più avere a che fare con me. Ormai mi sono capacitata bene che vuoi stare per conto tuo, ma ti chiedo ancora una volta una risposta.
Temo proprio di non poterne fare a meno... Potresti almeno dar segno di vita? Diamine Tom, non ti interessa di nessuno oltre che di te stesso! Ti prego, non ti sto chiedendo di scrivere 30 centimetri di pergamena, mi vanno benissimo anche solo due parole per sapere che stai bene e che hai ricevuto i miei messaggi. La situazione sta degenerando, e ho paura, per me, per tutti i ragazzi del gruppo, e per te...
Mi manchi più di ogni altra cosa Tom, mi manchi più dei giorni felici.
Te lo dirò un'altra volta, perché come ben sai io non mi do per vinta facilmente, e non perderò mai la speranza.

L'alba vien da est
Il sole non tramonta
la luna vien dal mare
la pioggia è sabbia dal terreno
la lava è fredda
il ghiaccio scotta
la tempesta porta un nome.

Dimmi che non ci hai dimenticato. Io confido in te, Tom. Per sempre.

Tua cara,

Cirene

«Avrei dovuto immaginarmelo» a parlare fu una voce suadente, calda e molto calma. Era di un giovane uomo, si poteva udire il leggero tono quasi infantile alla fine della frase. Nonostante la tonalità che portava alla mente l'immagine di un giovane uomo, i suoi modi non erano minimamente paragonabili a quelli di un semplice ragazzo. Certo che è vero, la voce spesso inganna, e non potendo vedere il volto dell'interlocutore, era difficile assegnargli una vera età. Fatto sta che le parole vennero fuori neutrali, tanto quanto basta da rendere impercettibile ogni segno di emozione. Era infatti difficile capire se quella cosa che quell'uomo avrebbe dovuto immaginare lo avesse sconvolto o avesse scaturito in lui una qualsivoglia emozione.
«Mi dispiace tanto S-signore, non sapevo se avrei fatto bene a consegnargliela o meno...» Questa volta fu una seconda voce a parlare. Era parecchio più acuta, tanto da ricordare uno squittio di un topo, ma era difficile questa volta capire se appartenesse ad un uomo o ad una donna. «L-lei aveva detto che non voleva più ricevere queste lettere e q-quindi io ho cercato di sbarazzarmene m-ma non sapevo cosa fare, s-se nasconderla o no, S-Signore» era ancora la seconda voce a risuonare nel silenzio tombale che si era creato in quegli istanti, e sembrava terrorizzata.
«Capisco» fu la prima voce a parlare, quella appartenente al giovane uomo. Non disse altro però, infatti una volta pronunciato ciò che aveva da dire, il silenzio tornò ad invadere le menti dei presenti. La seconda persona ruppe il silenzio con degli squittii, mormorii senza senso e singhiozzi che davano tanto l'aria di essere accompagnati da sporche lacrime.
«Aveva detto che non voleva più ricevere lettere... che avrebbe gradito non venire trovato più da alcun g-gufo» buttò giù quelle parole tutto d'un fiato, come per paura che se non le avesse dette in quel preciso momento qualcosa di terribile sarebbe potuto accadere.
Ancora una volta l'assenza di rumori prese la meglio, divenendo tanto fastidiosa quanto la sua presenza indesiderata nei momenti più inopportuni. Era un silenzio assordante, particolare; in quel silenzio vi era quella strana traccia di pericolo incombente.
Un altro singhiozzo col susseguirsi di parole senza senso lo interruppe una seconda volta. La prima voce non fiatò, forse in attesa, era difficile da comprendere. «S-Signore, mi dica se ho fatto la cosa sbagliata» questa volta la voce uscì fuori molto flebile, quasi come un sussurro, perdendo ogni tono acuto precedentemente evidenziato. Persino quelli che sembravano squittii si erano oramai placati, e ora la voce non sembrava altro che quella di un bambino o di una bambina impaurita.
«Smettila di chiamarmi Signore così tanto spesso» la prima voce perse leggermente il suo tono neutrale. Sembrava invece averne assunto uno compiaciuto. «Non hai fatto la cosa sbagliata, ma nemmeno la cosa giusta» si interruppe da solo per meno di un minuto, ma riprese subito dopo. «Adesso va via, ciò che succederà adesso non è affar tuo» disse. Il silenzio penetrante riprese subito dopo, ancora una volta tanto potente da distruggere ogni cosa. Questa volta fu interrotto semplicemente dal rumore di passi che si ruppe in lontananza, per poi riprendere il suo dominio.
Ora era solo.
«Sembra che io non abbia scelta, Cirene»

Before you go / Tom Riddle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora