capitolo47

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Misa

Arrivo di nuovo dove c'è questo magazzino.
Mentre guidavo i miei pensieri erano altrove e mi sono ritrovata qui, come se ne fossi attirata.
Scendo dalla moto e mi guardo intorno.
<<Non seguitemi e sparpagliatevi>>.
Do ordine a tutti e mi incammino da sola nell'erba alta, ad ogni passo devo alzare le gambe e spostare i fili alti che si attorcigliano ai miei stivali e ai miei pantaloni. Il tacco affonda nella terra e la cenere dell'incendio posata si rialza per il mio passaggio e impratta le mie narici.
Mi guardo intorno ed è vuoto non c'è niente solo erba e terra.
Dove sei?
Ma all'improvviso mi blocco e mi volto, decido di tornare indietro per vedere e visitare il retro del magazzino.
E se non fosse uscito dall'entrata principale come tutti pensavamo, ma dal retro?
Affretto il passo e tiro l'erbaccia che come ventosa mi impedisce di andare più veloce.
<<Axel!>> Urlo, ma c'è silenzio.
Il cinguettio degli uccelli e il vento che innalza l'odore di bruciato mi tengono compagnia in questo maledetto posto, sola e con poca speranza vado avanti.
In lontananza a terra vedo una sagoma.
Il mio respiro accellera e il petto diventa pesante.
<<Axel!>> Urlo e corro, questa volta non riuscendo ad appoggiare nemmeno del tutto il piede a terra, la vista è del tutto sbiadita e il mio viso senza essermene resa conto è totalmente bagnato.
Sto piangendo.
Urlo il suo nome e corro ancora fino ad arrivare al suo corpo. Mi butto sulle ginocchia, lui è di pancia sotto completamente immobile. Il suo viso e irriconoscibile, il suo corpo è un puzzle tra sangue terra e cenere.
Metto la faccia sulla sua spalla.
<<Axel, ehi ehi, mi senti?>>
Ma lui non osa nemmeno respirare.
No, no, no. Urlo, urlo così tanto che la mia gola brucia.
Lo volto piano e noto che le sue mani sono ridotte molto male, direi rotte.
Il suo petto e tempestato da quattro buchi perfettamente allineati in forma orizzontale.
<<Che cosa ti hanno fatto?>>
Mi avvicino al suo viso per vedere se respira, ma le mie mani tremano e a stento riesco a toccarlo senza far tremare anche la sua faccia.
<<Mi dispiace>>. Piango e lo accarezzo.
<<Non ho fatto in tempo. Perdonami.>>
Piango e lo sollevo per appoggiare la sua testa sulle mie gambe.
<<Ti prego, non ora. Dammi una piccola possibilità>>.
Lo cullo e lo accarezzo. Prendo il telefono dalla tasca e compongo il numero che non ho mai cancellato.
<<Misa!>> Non parlo, singhiozzo e stringo il telefono cercando di respirare accarezzando i suoi capelli.
<<Dove sei cazzo?>>
<<Nel bosco... die...tro il magazzino. >>
Balbetto cercando di calmare il mio pianto.
<<Arrivo!>>
Appoggio la mia fronte sulla sua e il suo viso distrutto viene bagnato dalle mie lacrime.
<<Ehi mister muscoli...>>
Prendo respiro e tiro sul col naso e sorrido lievemente.
<<Io credo di amarti>>.
Piango e asciugo le mie lacrime sulla sua pelle con i miei pollici.
<<Svegliati, la tua bambolina e qui>>.
Sono ancora appoggiata sulla sua fronte con la mia quando un rumore forte attira la mia attenzione e la terra comincia ad alzarsi a causa delle eliche dell'elicottero, alzo la testa e lo vedo atterrare a pochi metri.
Kevin corre verso di noi, insieme a Jess
Si avvicina e prende Axel tra le sue braccia e lo trasporta verso l'elicottero, Jess mi trascina anch'esso con loro e io mi lascio guitare come se il mio corpo fosse gelatina.
Ci sistemiamo e Kevin controlla Axel.
<<Respira cazzo! Respira >> Urla sorridendo.
<<È così lieve che è quasi impossibile sentirlo >>.
Jess si avvicina e mi accarezza una spalla e io mi sistemo in modo da tenere piu vicino possibile Axel.
Kevin da ordine al pilota di atterrare all'ospedale più vicino.
Io d'altrocanto sembro uno zombie che guarda il corpo della persona che ama inerme.
Ho ammesso di amarlo.
Non pensavo nemmeno fosse possibile.

Sorrido al quel pensiero e accarezzo la sua fronte sporca. Vederlo così, mi da solo più rabbia nei confronti di Jian.
Semmai tutto questo finirà, mi prenderò dei giorni interi per massacrare quell'escremento, lo giuro.

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