Capitolo 46

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L'ansia. Prima di trasferirmi a New York non provavo questa sensazione da tanto e non sono sicura che mi fosse mancata.

La mia vecchia vita era piatta o almeno così la percepivo io. Non provavo niente da un po' ed ormai ero riuscita ad abituarmi anche al dolore.

Tutto si riduceva a piccole sensazioni momentanee che fuggivano velocemente via non lasciando alcuna traccia che potesse provare di averle vissute.

Il dolore ormai era diventato una routine, qualcosa di costante e che prima o poi riesci a non sentire più come un peso.

Apri gli occhi e sai che c'è, vivi la tua giornata e sai che lui rimane lì, chiudi gli occhi e sei consapevole che verrà a farti visita nei tuoi incubi.

Ci fai l'abitudine e non lo vedi più come un problema. Entri in una spirale in cui c'è solo questo ed annulla ogni altro piccolo sentimento.

Non ti scalfisce più nulla, non hai più voglia di fare e di provare niente fin quando ogni piccola emozione sembra non arrivarti più.

La gioia, la rabbia, la paura...tutto diventa impercettibile e finisce in quella spirale che ti porta a percepire solo il dolore, sentimento che non ti sconvolge più.

Le tue giornate passano e tu le vivi come se tutto questo fosse normale perché ormai non riesci ad immaginare un'altra normalità, perché ti senti prigioniera della tua stessa vita.

Ho vissuto così per un lungo periodo quando abitavo a Palm Springs, ma non mi ero mai resa conto che fosse un problema, non fin quando non sono arrivata qui.

Il trasferimento, l'idea di una nuova vita e l'incontro con delle nuove persone è come se mi avessero dato una scossa.

Ho sentito quel barlume di emozione accendersi e per la prima volta dopo tanto tempo, non sono riuscita ad ignorarlo e a farlo finire in quella maledetta spirale.

Ogni particella del mio corpo mi diceva che dovevo afferrare quell'emozione perché quella poteva aiutarmi a ricominciare d'accapo ed io l'ho seguita senza neanche accorgermene.

Ho sentito l'emozione di prendere quell'aereo, ho sentito la confusione dopo il primo incontro con Jason ed ho sentito la gioia nel riuscire ad aprirmi con persone che non avevo mai visto.

Erano ancora flebili, il dolore riusciva comunque a contrastarle, ma era strano per me, sentire quelle emozioni diventare sempre più forti e riuscire in parte a soffocare quella sensazione che mi accompagnava da molto.

Poi le cose con Jason si sono complicate ed un nuovo sentimento è tornato a farmi visita: la paura.

È stato facile aggrapparsi a quello per evitare di accettare che ciò che stavo provando per lui potesse sconvolgere quel mio ormai familiare equilibrio e così ho mandato tutto a puttane.

Ho pensato che se non mi fossi affezionata a lui non avrei sentito la paura di perderlo e sarei potuta rimanere nella mia routine, ma ovviamente non ci sono riuscita.

Ho scoperto che alcuni sentimenti sono troppo forti per essere soffocati e così, proprio quest'ultimi, sono riusciti ad aprire un varco nella mia spirale che mi ha permesso di ricominciare a sentire tutto, a provare qualcosa, a vivere.

Fino a poco fa riuscivo a vedere questo come una cosa positiva, ma poi è tornata anche l'ansia, la delusione e la consapevolezza che avrei dovuto ricominciare a combattere contro quel dolore.

Ci sono stati attimi in cui ho pregato di poter ritornare nella mia spirale, di riuscire ad accantonare ogni sentimento come facevo prima, ma non ci sono riuscita.

C'erano troppe cose in ballo ormai. Le scoperte sul caso di mio padre, i miei incubi che diventano più strani, le nuove persone che ormai erano diventate parte della mia vita e lo strano rapporto con Jason.

You are the light to my shadowWhere stories live. Discover now