Capitolo 45

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Mi guardo intorno e so perfettamente dove mi trovo. Stessa stanza, stesso buio, stessa confusione: il mio incubo è tornato a farmi visita...
Sono seduta nel mio solito angolo, provo a fare forza sulla ginocchia per riuscire ad alzarmi, ma mi sento troppo stanca e cedo.
«Perché sono di nuovo qui?» urlo con le lacrime che minacciano di uscire
«Non ce l'hai ancora fatta, bambina mia» la voce di mio padre riecheggia nella stanza
Odio i miei incubi, ma tutte le volte che sento la sua voce, il mio cuore si riempie di gioia.
Non importa cosa mi dice, non importa dove mi trovo, la sua voce sarà sempre l'unica cosa a darmi conforto.
«Ho bisogno di te, papà» ammetto portando la testa tra le mani e massaggiando le tempie
«Non hai bisogno di me» il suo tono è basso e quando parla sento come una soffiata di aria calda colpirmi il corpo
«Ci sei quasi, bambina mia, riuscirai a scoprire la verità e riuscirai a farcela» la sua voce continua a diffondersi per la stanza nonostante io non riesca a vederlo
Chiudo istintivamente gli occhi non sapendo cosa fare mentre mi rannicchio contro il muro.
«Alzati» mi intima qualcuno con tono duro, ma stavolta non è mio padre, stavolta è Jason...
«Che ci fai qui?» la solita domanda, quella a cui sto cercando disperatamente una risposta
Ovviamente lui non me la da, resta in silenzio porgendomi la mano e guardandomi con quei suoi occhi color nocciola che sono l'unica cosa che spiccano in questo buio.
Afferro titubante la sua mano e riesco a mettermi in piedi.
Cammino aggrappandomi al suo braccio verso la porta che devo necessariamente aprire, verso la luce che vorrei tanto raggiungere.
Mi trascino verso essa sentendo il mio corpo farsi sempre più pesante. La testa inizia a girarmi, ma cerco di farmi forza e continuo a camminare restando vicino a Jason.
Sono vicinissima, qualche altro passo e ce la faccio. Sono ad un palmo dalla porta, Jason si allontana leggermente facendomi segno di continuare da sola.
Faccio un altro passo, ma poi una figura scura mi si para davanti. Perdo l'equilibrio e cado all'indietro nel buio mentre la mia ultima visione è la figura di Alex davanti alla porta.

«Allyson, svegliati!» la voce di Cley mi fa sobbalzare

Apro gli occhi con il cuore che batte forte nello sterno ed il respiro irregolare. Mi guardo intorno e ci metto un po' a realizzare che sono nel mio letto con Cley e che quello era solo il mio solito incubo.

«Tutto bene?» chiede cauta mentre io mi limito ad annuire, ancora concentrata a regolarizzare il mio respiro.

Alex è fuggito, non appena ho aperto la porta dello stanzino lui è scappato via lasciandomi con mille domande nella mente senza alcuna risposta.

Cley ha provato a corrergli dietro, non poteva credere che suo fratello mi avesse fatto questo, ma lui era già fuggito.

Lei ha cominciato a chiamarlo ininterrottamente al cellulare, ma ovviamente lui lo ha tenuto spento per tutto il tempo.

Io, invece, sono rimasta lì ferma come in stato di shock. Non riuscivo a muovermi ne tantomeno a pensare lucidamente.

Non l'ho chiamato, non gli sono corsa dietro, non ho fatto assolutamente nulla.

Sentivo le voci ovattate di Cley e Jason mentre discutevano di qualcosa, ma la mia testa era completamente altrove e non riuscivo a riportarla alla realtà.

Il mio respiro è rimasto fermo per quelli che mi sono sembrati secondi infiniti, i miei occhi erano spalancati mentre guardavo quello che accadeva intorno a me come se fossi la spettatrice della mia vita e non riuscivo a realizzare ciò che avevo appena scoperto.

Non ho idea del perché abbia fatto questo, credevo fosse il mio migliore amico e tra tutte le persone, non avrei mai pensato che potesse essere proprio lui ad avermi fatto una cosa del genere.

You are the light to my shadowWhere stories live. Discover now