"Sì." grido a mia volta, terminando di sciacquarmi il viso. Entro in camera mia, iniziando a cercare qualcosa da indossare. 

Dopo una piccola meditazione, indosso dei jeans stretti e scuri, un top di un materiale chiaro e molto leggero e una giacca di pelle nera. 

Ai piedi calzo un paio di tacchi a tronchetto neri. Lascio i miei capelli cadere in modo naturale sulle spalle, guardando il risultato finale. Posso dire di essere pronta. 

Guardo verso la porta, sentendo il silenzio assoluto circondare l'appartamento. Confusa, esco a passi lenti dalla mia stanza, cercando Justin con lo sguardo. 

Lo trovo infine in cucina, davanti alla MIA torta quasi finita. 

"Che diavolo stai facendo?" chiedo avanzando a grandi passi. Ecco, ricordate quando ho detto di aver perso il coraggio di parlargli? Non è vero, per niente.

"Stavo solo gustando, diamine Kensy, ci sai fare con i dolci." si complimenta, finendo il suo boccone. Lo guardo con occhi spalancati. Dice davvero? E' una sensazione magnifica sentirsi dire questo, io credevo che avessi solo sprecato il mio tempo a creare un nuovo veleno fatale. Per esserne sicura, prendo un po' del piccolo pezzo rimasto, assaggiandolo con titubanza. Una strana sensazione arriva alle mie papille gustative. Oh madre degli dei, è davvero buono! Quasi stento a credere di essere riuscita a creare qualcosa di commestibile. "Sei pronta?" chiede Justin pulendosi le mani con uno strofinaccio. Annuisco, finendo il mio boccone. 

***

"Dove siamo diretti?" chiedo dopo pochi minuti di viaggio. Le canzoni trasmesse dalla radio fanno da leggero sottofondo alla nostra conversazione. 

Mi sento leggermente in imbarazzo nello stare accanto a Justin, ricordando ciò che è successo a Boston, ma lui non sembra voler parlare di questo e gliene sono immensamente grata perchè affievolisce la mia timidezza a quel ricordo. 

Il fatto è che più sto accanto a lui, con questo silenzio insopportabile, incondizionatamente la mia mente mi riporta all'episodio accaduto a Boston.

"In un locale, ceneremo con Whrent e la sua compagna." dice Justin tamburellando le dita sul volate. Ho notato che è una specie di vizio il suo, lo sfa spesso quando guida. 

"Posso farti una domanda?" mi ritrovo a parlare e mi maledico mentalmente. Devo imparare a stare zitta, a cucirmi la bocca, incatenarla e buttare il lucchetto. 

"Certo." sospira. Qualcosa mi dice che sta cercando di trattenere la sua arroganza, perchè è fin troppo gentile nei miei confronti. E forse per lui quel certo era più un 'sta zitta una buona volta'.

"Quale è il motivo di tutti quei tatuaggi?" chiedo mordendomi successivamente la lingua. Lo so che dovrei smetterla di pensare al suo corpo nudo, ma la marea di disegni presenti sul suo corpo mi ha letteralmente lasciata a bocca aperta. 

E, aggiungerei, non solo quello mi ha lasciata stupita. Dio, che mi sta succedendo? Da dove spunta questa mia parte perversa?

"Siamo arrivati." sbotta parcheggiando l'auto, senza rispondere alla mia domanda. Alzo leggermente gli occhi al cielo. Non saprò mai niente del suo passato. 

Scendo dalla vettura e vengo affiancata da Justin, che intreccia le nostre mani, conducendomi all'interno del piccolo locale. 

Poco lontano dalla nostre attuale posizione, vedo Whrent seduto ad un tavolo per quattro, in compagnia di una donna a me famigliare. Quando ci avviciniamo alle loro figure, i miei occhi si spalancano. 

"Oh mio Dio!" esclamiamo in contemporanea io e la ragazza che si alza in piedi. La rossa mi corre incontro, abbracciandomi come solo lei sa fare. 

The BossWhere stories live. Discover now