Arrogante.

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Capitolo 12

Finisco di cambiarmi con i vestiti da notte. Questo pigiama, prestatomi gentilmente da Tisha, è molto diverso dal mio.

La stoffa è molto più soffice, probabilmente di è un materiale costoso che io non posso permettermi, ma è talmente comodo che sarei tentata di indossare questo pigiama in qualsiasi luogo.

Ma come tutte le cose belle, anche questa ha i suoi lati negativi. Il vestitino è talmente corto che mi arrivo poco più sotto del sedere e la scollatura è esagerata per i miei gusti.

Imbarazzata, sporgo la testa dalla porta del bagno, stando attenta a non farmi vedere. 

"Non guardare." avverto Justin, guardandolo con tutta la serietà possibile. Il ragazzo alza gli occhi al cielo, finendo di sistemarsi le coperte a terra. Si distende sopra il suo letto improvvisato, si copre con la trapunta e poggia entrambe le mani dietro la testa. "Okay?" chiedo volendo una sua risposta. 

"Okay." dice tranquillo. Lo sbircio da dietro la porta, tentando di intravedere il suo viso. 

"Hai gli occhi chiusi?" chiedo per assicurarmi che lui non sbirci. Sono troppo lontana per vederlo in viso e la mia posizione dietro la porta non mi aiuta molto. 

"Molto chiusi." risponde con tono giocoso. Mi sta prendendo in giro?  

"Sei sicuro?" insisto titubante. Non voglio che si arrabbi, ma non voglio neanche che mi veda in questo stato.

E' imbarazzante e ritiro tutto ciò che ho detto sul girare vestita in questo modo. Non capisco per quale motivo Tisha mi abbia dato questo pigiama, se può essere chiamato tale. 

"Sì!" si affretta a rispondere il biondo. "Molto sicuro." continua. In punta di piedi esco dal bagno e mi affretto a correre al riparo sotto le coperte del letto, passando accanto al corpo di Justin.

Fortunatamente è stato lui ad offrirsi di dormire sul pavimento e gliene sono immensamente grata.

"Quello è il pigiama che ti ha dato mia madre?" chiede Justin e sento il sangue salirmi alle guance, e mi sento andare a fuoco l'intero corpo. Accidenti

"Avevi detto che non stavi guardando." lo rimprovero arrabbiata con lui per non aver mantenuto la sua parola. 

"No, è che... ti sta bene." si difende in modo impacciato. Mi sistemo meglio sotto le coperte, cercando una posizione più comoda per poter prendere sonno, ma è quasi una missione impossibile.

Questo materasso è sicuramente più scomodo del pavimento sui cui Justin sta dormendo. Mi metto seduta, legandomi i capelli in una coda alta, credendo che siano loro la causa della mia insonnia.

Mi ributto sul letto, sperando di riuscire ad addormentarmi, ma ancora niente. 

"Credi che i tuoi genitori ci siano cascati?" chiedo in un sussurro, ascoltando i suoi movimenti continui.

Durante la cena Jack e Tisha non hanno fatto altro che riempirci di domande e noi, a nostra volta, gli abbiamo riempiti di mezze verità.

Abbiamo modificato un po' la realtà, riuscendo a trasformare la nostra storia in una perfetta storia d'amore. I genitori di Justin sembrano averci creduto.

Mi sento così in colpa per tutte le bugie che sto dicendo...

"Credo di sì." sospira, facendo tornare il silenzio nella stanza. Sposto lo sguardo sulla luce riflessa tra le fessure della tenda che copre malamente la finestra.

Un po' più lontano da noi c'è Las Vegas, conosciuta come città dei giochi d'azzardo.

Si vedono luci in lontananza di svariati colori e mi piacerebbe visitarla, vedere la Torre Eiffel del Paris Las Vegas o il famoso Casinò Monte Carlo.

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