11. Una forza della natura

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«Sei sicura? Non è che poi ci chiamerai diecimila volte?» mi chiese William indossando i suoi occhiali da sole.
«No, tranquillo. Questa volta non vi disturberò» mio fratello corrucciò le sopracciglia, inclinando la testa a destra «Ok, qualche volta vi disturberò, ma prometto di non chiamarvi più di tre volte...ormai so come comportarmi»
Lui cominciò a sorridere e mi strinse a sè talmente forte che riuscivo perfino a sentire il suo battito del cuore. Mi lasciò un umido bacio tra i capelli e, quando anche Sharon mi salutò con un abbraccio, mio fratello strinse la mia guancia con due dita e mi fece l'occhiolino.
Finalmente se ne andarono.

Raggiunsi camera mia correndo e velocemente mi tolsi il pigiama e mi vestii: ero già in ritardo e non potevo permettermi di sforare anche solo di un minuto.
Presi la borsa, le chiavi e il cellulare e uscii di casa indossando i miei bellissimi e nuovissimi occhiali da sole.

Scesi le scale dell'ingresso di casa così velocemente che all'ultimo gradino il mio piede scivolò e cascai di fronte a un ragazzo che stava passando di lì in quell'esatto momento. Il giovane uomo mi aiutò ad alzarmi e mi chiese se andasse tutto bene, anche se lui non riuscì a nascondere il ghigno divertito sulle labbra. Io gli sorrisi e rossa dall'imbarazzo me ne andai con la coda tra le gambe.

Uscita finalmente dalla figuraccia, mi stirai i pantaloni e alzai un braccio per richiamare l'attenzione di un taxi; la macchina in questione si fermò davanti a me e io salii di corsa.
«Al Great Ormond Street Hospital»

Esatto, il Great Ormond Street Hospital.
Quello era davvero un giorno importante, che avrei ricordato per tutta la vita. Quel giorno, infatti, l'avrei trascorso con mio nipote.

I dottori ci avevano dato la possibilità di passare un intero weekend con Kevin la settimana prima; William e Sharon avevano deciso di portarlo a Brighton per fargli vedere il mare: per lui sarebbe stata la prima volta e sapevano quanto gli piacesse fare il bagno con i pesciolini, sentendo i sassi tra le dita dei piedi. Io, però, anche se mi avevano invitata, non potei andare con loro per ragioni lavorative, poiché la produzione aveva organizzato una riunione per ripassare le ultime battute prima che le riprese cominciassero.
Non avendo potuto vedere mio nipote, i dottori mi dettero la loro approvazione per stare con Kevin un giorno intero e io non vedevo l'ora di spupazzarmelo tutto, senza avere mio fratello e mia cognata tra i piedi: ci saremmo divertiti come dei pazzi.
Infatti, fu proprio quello che successe!

«Signorina, sono 15 sterline»
Detti i soldi al taxista e scesi dall'auto con un sorriso a trentadue denti stampato sulla bocca.
Quella era la prima volta che trascorrevo del tempo da sola con il mio amatissimo nipote ed ero molto emozionata. A essere del tutto sincera, ero anche molto agitata, ma William e Sharon mi dettero la loro completa fiducia e io mi sentivo già molto più sicura sapendo che loro si fidavano di me.

Salii le scale dell'ospedale e salutai la capo sala e un paio di infermiere nella portineria del reparto in cui mio nipote era ricoverato.
«Oggi è un grande giorno!» esclamò Theresa sorridendomi.
«Gigantesco!» affermai alzando le braccia in aria.
«Divertitevi»

Feci un cenno con la testa alla donna e raggiunsi la camera di Kevin.
Questo posto era ormai diventato la casa di mio nipote, e i dottori e gli infermieri la sua famiglia. Ormai aveva imparato a convivere con la malattia - gli dette perfino un nome, come se fosse un suo amico immaginario. Spike l'aveva chiamata -, e per lui la vita in ospedale era la normalità: sapeva di essere un bambino speciale, un bambino con un dono, un dono che, purtroppo, lo faceva soffrire; ma sapeva anche di essere un supereroe, così come Spider-Man, e che avrebbe superato ogni ostacolo con facilità.

«Dov'è il mio dolcissimo batuffolino?» esclamai entrando nella sua camera e trovandolo in piedi, accanto al suo letto ancora sfatto.
Lui si girò sorpreso e, quando mi vide, la sua bocca si allargò in un sorriso così grande che mi vennero i lucciconi, tanta era la mia gioia nel vederlo così in salute.
«Zia!»
«Tesoro» mi accovacciai e lo inglobai in un abbraccio che sapeva di casa «Ti vedo bene oggi, mostriciattolo!»
«È un mese che mostra miglioramenti, ormai le nostre supposizioni stanno diventando certezze» affermò il suo dottore sorridendo.
Mi staccai dall'abbraccio e mi alzai in piedi.
«Grazie mille per tutto, davvero. So che è il vostro lavoro, ma siete stati come dei secondi genitori per Kevin e io e mio fratello non sappiamo davvero cosa...cosa dire»
«Ecco, allora non dire niente e goditi questa giornata con tuo nipote»
Io sorrisi alle dolci parole del medico e recuperai lo zainetto del piccoletto, presi la sua mano e uscii dall'ospedale senza che il mio sorriso mi abbandonasse mai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 22, 2023 ⏰

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