Prologo (revisionato)

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Amsterdam, giugno 1740

La sala del trono era appena stata chiusa. I cittadini avrebbero potuto portare le loro petizioni al re soltanto l'indomani. Lui sedeva sul suo trono, davanti al tavolo che veniva posizionato lì ogni volta che aveva udienza.
L'uomo sospirò.
Ora che aveva assolto le sue incombenze da sovrano aveva altro a cui pensare, qualcosa di ben più complesso.
Sua figlia.
Da quando Ilka aveva perso sua madre era diventata ribelle ed eseguiva svogliatamente gli ordini del padre. Essendo figlia unica, poi, lui l'aveva sempre viziata e riverita, dimenticando di inculcarle l'obbedienza e la sottomissione.
Quello era uno dei motivi principali per cui, a diciotto anni appena compiuti, la ragazza era ancora nubile.
Andries lo sapeva bene e se ne rammaricava. La sua bambina ancora non lo sapeva ma a lui non era rimasto poi molto da vivere e una delle cose che avrebbe più voluto prima di morire sarebbe stato quello di vedere la sua adorata figliola maritata.
Per fortuna qualcuno doveva aver ascoltato le sue preghiere perché, circa un mese prima era giunto a palazzo un messo reale proveniente dalla Danimarca.
Quando questi gli aveva consegnato la lettera che portava con se, sottolineando che fosse urgente, Andries non si era fatto pregare due volte e si era chiuso nel suo studio per leggerla. Quando aveva letto il contenuto per poco il suo cuore non era scoppiato dalla gioia. Era arrivata una proposta di matrimonio e nientemeno che dal re danese in persona.
In realtà non era la prima volta che aveva a che fare con Sten Østergaard e tra i due ragazzi c'era già stato un incontro, ma questo era successo prima che Ilka avesse l'incidente e che tutto diventasse precario. Si era già parlato di una proposta di matrimonio, ma questa non era mai realizzata.
Ilka, ovviamente ne era all'oscuro.
Andries aveva deciso che quella volta, a differenza del passato, non si sarebbe lasciato sfuggire l'occasione che gli si era presentata. Così aveva ordinato al suo braccio destro, il suo fedele segretario, di dare disposizioni affinché una delegazione partisse da palazzo e giungesse in Danimarca per iniziare le trattative con il re straniero.
Solo una settimana prima erano riusciti a concludere il contratto prematrimoniale e solo allora aveva deciso che era giunto il momento di comunicarlo alla figlia.
Aveva ordinato al suo segretario di condurre sua figlia nella sala del trono non appena lui avrebbe terminato i suoi compiti pubblici ed ora la stava aspettando.
Qualche minuito dopo udii il rumore di passi leggeri che si avvicinavano all'ingresso e seppe che si trattava di Ilka. Lei aveva un modo aggraziato di muoversi e pareva camminare sempre sulle uova per quando erano leggeri i suoi passi.
Le porte a doppie ante vennero spalancate e la principessa venne annunciata al padre. Quel giorno indossava un abito lilla e bianco, scelto appositamente perché risaltasse i suoi occhioni viola e i suoi capelli biondi, accuratamente raccolti sulla testa. Non indossava mia parrucche. Le facevano venire mal di testa e le mandavano spiacevoli vampe di calore per tutto il corpo.
Ilka avanzò a testa alta, camminando lentamente e tenendo lo sguardo fisso davanti a se, rivolto al padre. Quando si fermò davanti alle scale che portavano al trono, si inchinò, poi riprese a camminare, fino a sfiorare con le gonne il bordo del tavolo.
-Desideravate vedermi, padre?- domandò lei, dondolandosi impercettibilmente sui piedi come se fosse di fretta e non vedesse l'ora di concludere quel colloquio.
-Si. Siediti.- le disse, indicando la sedia che un servitore, che stazionava a poca distanza da loro, gli aveva appena portato. Lei si sedette, continuando ad osservare il padre che le stava difronte.
-All'incirca un mese fa mi è arrivata una lettera- cominciò, facendo cenno al servitore di allontanarsi.
-proveniva dalla Danimarca e aveva impresso sulla carta il sigillo reale.-
-Non vedo come questo possa riguardarmi- lo interruppe Ilka, scostando la sedia, già pronta ad alzarsi.
-Ti ho forse dato il permesso di interrompermi?- le domandò il padre assumendo un tono duro, ormai esasperato dal comportamento della figlia.
Negli anni poche volte le era capitato di alzare la voce con lei e non aveva mai fatto valere la sua massima autorità su di lei, ma ora si era stancato.
Ilka si fermò. Un espressione confusa sul volto mentre quella di suo padre non accennava a schiarirsi. Continuò ad osservarlo domandandosi come mai, all'improvviso, suo padre avesse mutato il suo comportamento nei suoi confronti. Era sempre stato buono e gentile e non aveva mai alzato la voce, come invece aveva fatto ora.
-Come stavo dicendo, questa lettera aveva impresso sopra il sigillo reale. Quando l'ho aperta e ne ho letto il contenuto mi sono accorto che riguardava te, in prima persona. Sten Østergaard ti ha chiesto in moglie ed io ho accettato.- le disse lui, assumendo uno sguardo compiaciuto e sfregandosi le mani al pensiero che ormai sua figlia non avrebbe più potuto fare nulla per opporsi. Non questa volta per lo meno.
-Che cosa?- squittì Ilka, sollevandosi a sedere bruscamente, lasciando oscillare la sedia alle sue spalle che cadde a terra con un tonfo sordo.
-Voi non potete avermi fatto questo.- lo accusò lei, mentre i suoi occhi iniziavano ad inumidirsi. Molte volte in passato erano capitate scene analoghe e Andries si era sempre trovato, suo malgrado a cedere alle lacrime della figlia. Ora invece rimase stoicamente fermo, osservando la ragazza che cercava invano di fargli cambiare idea.
-Lo sapete che non sono affatto pronta per il matrimonio. Non mi voglio sposare e non lo farò di certo perchè siete voi a dirmelo. Potete mandare una lettera a quell'uomo e dirgli di andare a cogliere margherite e di cercarsi qualcun altra. Io non diventerò sua moglie.- gli gridò contro lei, quando si accorse che i toni più pacati e le lacrime non sortivano alcun effetto sul padre.
Senza aspettare un'ulteriore riposta da parte del padre gli voltò le spalle e se ne andò, diretta nella sua stanza.
-Mettete due guardie davanti alla sua porta e altre sotto le sue finestre, così eviteremo qualsiasi suo tentativo di fuga. Inoltre portatele solo pane ed acqua. Quella ragazza deve imparare chi é che comanda e se dovrò utilizzare le maniere forti, così sia.-
Rinchiusa nella sua stanza Ilka piangeva. Sedeva sul letto con le gambe raccolte al petto e la testa poggiata sulle ginocchia.
Era vero quel che aveva detto a suo padre. Lei non voleva sposarsi, né ora né mai. Non voleva un uomo, voleva governare il suo paese da sola, proprio come la Regina Elisabetta d'Inghilterra.
Inoltre sapeva bene perché suo padre aveva stipulato quel contratto. Lui voleva dei nipoti e ora che il suo desiderio poteva finalmente realizzarsi non si sarebbe fermato davanti a nulla.











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Buongiorno, ragazze. Ho deciso di revisionare questa storia, finalmente e per tanti motivi.
Ora, nel tempo mi sono state mosse delle critiche per delle scelte che avevo adottato per questa storia, così ho deciso un po' di spiegarvi.
1. So bene che nel 1740 in Olanda non c'era la monarchia ma, siccome avevo voglia di scrivere una storia di questa tipologia senza ricadere sempre sulla scelta di ambientarla in territorio inglese, ho deciso di optare per l'Olanda.
2. Mi è stato fatto notare che una figlia non poteva diventare regina se il padre era ancora re e regnava. Inutile dire che so anche questo e che forse siete voi che non avete letto bene. Ilka diventa regina di Danimarca non d'Olanda. E comunque non è nemmeno regina, ma principessa consorte.
A parte questo, avevo deciso che la storia così come era scritta non mi piaceva più così ho deciso di riscriverla. La base rimane quella di prima anche se il mio modo di scrivere è decisamente cambiato.
Detto tutto ciò, spero che questa nuova versione vi piaccia,
Saluti
DeaAtena

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