Capitolo XII (EPILOGO)

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-Spingete principessa. Avanti, manca poco.- la levatrice si stava dando da fare intorno ad un urlante biondina, che stava maledicendo in tutti i modi possibili il marito, per la condizione in cui si trovava in quel momento.

Ilka se ne stava sdraiata sul letto della loro stanza matrimoniale, a gambe divaricate, cercando tra un grido ed un altro, di fare nascere il figlio.

Quella mattina si era infatti svegliata all' improvviso, colpita da lancinanti fitte al basso ventre che annunciavano la preparazione all' imminente parto.

Evidentemente suo figlio, che nei mesi precedenti l' aveva fatta tribolare con le sue voglie, aveva deciso di nascere proprio in quel freddo giorno di febbraio, mentre fuori imperversava una tempesta.

Quello che sentiva Ilka in quel momento però, era tutt' altro che freddo.

Nel camino scoppiettava un bel fuoco che riscaldava la stanza, già calda di suo e lo sforzo che lei stava compiendo per mettere al mondo la sua creatura, non faceva che accrescere il calore che sentiva.

Un altra fitta lancinante la colpì,proprio mentre un lampo squarciava il cielo e lei si ritrovò a stritolare tra le sue piccole dita, le lenzuola sotto di lei.

Era madida di sudore ed il cuore le stava battendo ad un ritmo impazzito. Le lacrime le appannavano la vista e il pezzo di cuoio che le avevano dato da mordere non l' aiutava affatto nella respirazione.

Lo sputó di lato, emettendo un ennesimo grido, che riuscì a superare il fragore dei tuoni.

Era in quella posizione da diverse ore ormai ed era davvero sfinita. Le doleva la schiena e la bocca le era quasi diventata secca per tutte quelle urla.

Non immaginava che il parto sarebbe stato qualcosa di così doloroso e maledettamente lungo.

Una delle sue cameriere le deterse il sudore dalla fronte, tamponandola con un bianco panno bagnato d' acqua.

-Altezza, vedo la testa del piccino. Manca davvero poco.- la donna che la stava aiutando a mettere al mondo il figlio, continuava a spronarla, producendosi in dolci sorrisi che un poco avevano l' effetto di rincuorarla.

Spinse ancora, strizzando gli occhi e mordendosi le labbra a sangue.

Non c'è la faceva davvero più, desiderava che quel martirio finisse al più presto.

Voleva solo stringere la sua creatura a tra le braccia e concedersi il meritato riposo.

-Ancora un altra spinta, lady- la incitò la donna, pronta a prendere il bimbo urlante tra le sue morbide e calde braccia, coperte da guanti di cotone per non rischiare di far del male al nuovo venuto.

Ilka fece un grosso respiro dopodiché, spinse con tutte le forze che le rimanevano in corpo, esalando un altro gemito sofferente.

-È nato, è nato. Presto, presto. Aiutatemi- esclamò con un sorriso la donna, non appena il vagito del bimbo riempi l' aria.

Fu pronta in un istante a farsi aiutare dalla sua assistente per tagliare il cordone ombelicale del bimbo, che stava già strillando tra le loro braccia.

Quando ebbero fatto si voltarono entrambe per pulirlo e porgerlo alla madre, avvolto in una calda copertina.

Un nuovo grido laceró l' aria e le due si voltarono di scatto, spaventate ed allo stesso tempo stupite da quel suono.

Il parto si era ormai concluso o almeno così pensavano.

Ilka aveva gli occhi sbarrati ed il suo corpo si stava preparando ad un nuovo parto, contraendosi in nuove lancinanti fitte.

Stolt af at elske (in revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora