Capitolo II

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- Non sono ancora vostra moglie, quindi finché non saremo uniti in matrimonio non avete alcun permesso di potermi toccare- La principessa cercò in tutti i modi di sciogliersi dalla ferrea presa del sovrano, che la teneva stretta contro il suo ampio petto.

- Non ho la minima intenzione di farvi allontanare più di tanto da me. Vi conosco si da bambino e mi siete sempre piaciuta. È da quando sono venuto a conoscenza del ruolo che mi spettava come futuro re che desidero farvi la regina del mio regno, ed ora che siete qui e siete finalmente mia, non vi lascerò più.- le poggiò il mento contro la spalla, facendole percepire il suo respiro caldo sulla sua candida pelle, provocandone infiniti brividi, che la irritarono notevolmente.

-Non ho ancora accettato questo matrimonio e finché mio padre resterà a palazzo farò in modo da convincerlo a riportarmi a casa con se.-

Inaspettatamente il re rise, facendola indisporre maggiormente.

-Come vi ho già detto, è da tempo che desidero farvi mia sposa ed uno dei miei primi ordini da nuovo sovrano è stato quello di farvi avvisare delle nozze. Quindi nemmeno vostro padre può opporsi. Se vi portasse via da me sarei in grado di scatenare una guerra- sussurrò quelle parole con tranquillità, nel suo piccolo e carnoso orecchio, come se quella minaccia fosse assolutamente in grado di attuarla.

-Non osereste mai- sibiló la giovane, provando istintivamente collera per il re.

-Non mi conoscete abbastanza per sapere che quello che dico sono capace di metterlo in atto.- se la rigirò tra le braccia, rivolgendole uno sguardo sorridente.

-Ora andate a riposare, dopo questo lungo viaggio sarete stanca. Ci vedremo questa sera al banchetto che si terrà in vostro onore per presentarvi alla nobiltà danese. Domani mattina andremo invece in visita alla città, dove conoscerete il popolo.- non le diede nemmeno il tempo di rispondere, che la condusse verso una delle cameriere che aveva fatto arrivare precedentemente nella sala.

-Scortala nei suoi nuovi appartamenti e occupati del suo benessere.- le ordinò il sovrano, sospingendo verso di lei la sua futura moglie.

-Come ordinate, Mio sovrano- rispose ella, facendo un composta riverenza all' indirizzo dei due.

- Seguitemi,Vostra grazia. Mi occuperò di voi.- la cameriera le fece cenno di seguirla verso una porta poco lontano dal trono, dove il re si era nuovamente accomodato.

Le due donne sbucarono in un lungo corridoio, simile a quello che avevano percorso in precedenza, ma che sembrava portare da tutt' altra parte.

A differenza del precedente, il corridoio che stavano percorrendo era illuminato da un' infinità di finestre che davano sull' immenso giardino ed al posto dei quadri, alle pareti vi erano stati appesi degli enormi specchi dalle cornici dorate.

Quelli contribuivano a rischiarare l' ambiente ed a renderlo maggiormente ampio.

-Quest' ala del palazzo è riservata alle vostre altezze- parlò dopo qualche minuto la ragazza, che doveva essere poco più grande di lei, fugando ogni suo dubbio.

Ilka suppose che infondo a quel passaggio ci fossero le loro stanze, dove lei avrebbe potuto riposarsi come conveniva.

Come aveva supposto infondo all' androne si trovava proprio una porta a due ante che doveva condurre ai loro appartamenti.

Non appena vi entrò scopri che da essa si accedeva ad un altro dedalo di scale.

Quel posto era immenso e lei temeva di non riuscire a districarsi li dentro; troppe porte, troppe scale e troppi corridoi. In confronto il suo castello in Olanda, per quanto magnifico ed immenso fosse, sembrava un umile magione di campagna.

Stolt af at elske (in revisione)Where stories live. Discover now