19. Chi ti ha ferito Daniel?

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"È la delicatezza, Nica. La delicatezza, sempre... Ricordatelo."
- Fabbricante di lacrime (Erin Doom)

Saliamo in machina in silenzio, non ho più spiaccicato una parola da quando siamo usciti dalla palestra. Il silenzio è carico di parola non dette e pensieri intricati...riesco a percepire i pensieri di Daniel.

"Hai fame?"- chiede spezzando il silenzio - "Prima non abbiamo fatto colazione, dovresti mangiare qualcosa prima di andare a scuola."- continua premuroso e cauto, attento ad utilizzare determinate parole.

"Mi è passata la fame."- rispondo semplicemente, osservando fuori dal finestrino. Il malumore si è fatto persistente, non mi aspettavo che le cose andassero così, mi ero immaginata un incontro tranquillo e pacifico, Daniel me ne aveva parlato molto bene, non aveva mia accennato a questo suo lato del carattere prepotente ed aggressivo.

Le aspettative ti deludono sempre, non sono mi come te le sei immaginate.

"Candy non è così solitamente."  - afferma dopo minuti di silenzio - "Non so perché si è comportata in quel modo, ma sono sicuro che non lo farà più, non dopo oggi."- continua giustificandola e rassicurandomi inutilmente.

"Non si comporterà più così perché mi teme."- affermo - "Io voglio che le persone mi rispettino perché... perché... perché mi ammirano, non perché hanno paura di me."- continuo io. - "Intimorire è inutile, se vuoi farti rispettare devi guadagnare il rispetto e la fiducia delle persone... intimorirle... è da prepotenti."

"Hai ragione."- afferma dopo qualche secondo - "Ma alcune volte è l'unico modo per proteggersi dalle persone... dal mondo..."- continua lui lasciando incompleta la frase, come se volesse dire qualcosa ma non ne avesse il coraggio.

"Ti sbagli."- controbatto io con fare gentile e calmo - "Ci sono sempre altre opzioni, questa è la più facile, quella che utilizzano i disperati o i pigri. Io non voglio né essere disperata né essere pigra, voglio combattere e farmi valere nel modo corretto. Quando intimorisci una persona non hai guadagnato la sua fiducia, semplicemente ha paura di te, non si fiderà mai, io voglio che le persone intorno a me si fidino, si confidino."

"Non sempre possiamo avere quello che speriamo, a volte bisogna fare qualcosa che vada a compromettete i nostri ideali."- afferma Daniel - "So che in questo momento tu non la veda come me, ma... fidati, ci sono cose che per quanto vogliamo e speriamo non possono iniziare nel modo giusto... molto spesso finiscono in tragedie."

"Ne parli con tale sicurezza che mi porta a chiedermi se l'hai mai vissuto."- affermo con timore della sua risposta - "Solo una persona che ha sofferto molto può spiegare un argomento così delicato con così tanta precisione."- continuo io - "Chi ti ha ferito Daniel?" 

Passano secondi, minuti... che paiono ore, prima che lui torni a respirare regolarmente. La mia domanda l'ha sicuramente sconvolto... non mi aspetto una risposta...

"Non è stata una persona a ferirmi."- afferma con voce flebile - "Mi sono ferito da solo... quando non sono riuscito ad aiutare la ragazza che temevo... la ragazza che mi ha mostrato qual è la vera sofferenza... e che ha reso la sofferenza la sua più grande forza..."

Durante la nostra conversazione non si era mai girato a guardarmi, aveva sempre tenuto lo sguardo sulla strada... ma adesso che è girato a guardarmi capisco che il ragazzo che ho lasciato due anni fa non c'è più, è stato sostituito da un giovane uomo pieno di rammarico e dolore, che non riesce a perdonarsi per quello che non è riuscito a impedire...

"Perdonati."- affermo soltanto sperando di trasmettergli tutte le emozioni che sto provando.

"Ci ho provato."- risponde lui - "Ma non ci sono riuscito. Sto male per questo ma non riuscirò mai a perdonarmi finché il pericolo non sarà passato, finché non la vedrò ridere con spensieratezza e allegria, e non con quell'ombra che gli attraversa gli occhi tutte le volte che si rende conto che è felice, perché una persona la felicità la dovrebbe vedere come una cosa quotidiana, non come un dono concesso ogni tanto." - continua lui aprendosi come mai prima d'ora.

"La felicità è un dono." - affermo io - "Un dono bellissimo che va guadagnato con sforzi e sacrifici."

"No."- risponde categorico - "Il tipo di felicità di cui parlo non va guadagnata, non va notata. Io parlo della felicità degli attimi, quando ridi e sorridi, le persone felici non se ne accorgono di queste piccole cose, invece le persone che hanno sofferto o stano soffrendo lo notano,  con frequenza." - continua lui spiegandomi con una gentilezza disarmante - "Quando la vedrò veramente felice mi perdonerò."

"Perdersi capita, anche alle persone felici."- continuo ad insistere io.

Daniel mi accarezza la guancia, osservandomi con occhi carichi di rammarico, del grigio che solo la dolcezza può creare - "Non insistere Darling."- mi ammonisce -"Il tuo cuore e il tuo cervello si sono già arresi, non combattere una guerra che se sai di perdere sin dall'inizio, soprattutto con il tuo cuore."

!!!Ciao a tutti!!!
Sono finalmente tornata, mi dispiace molto per questo lungo periodo di assenza, ma sono stata molto impegnata e non sono riuscita a scrivere niente.
Cercherò di essere un po' più regolare.
Cominciamo con le domande:
- Come state? Come vi sentite nell'ultimo periodo?
- Il capitolo vi è piaciuto? Cosa vi ha sorpreso? Cosa trovate "non adatto"?
Sono ansiosa delle vostre risposte,
Buona notte,
Elettra_Writer

Non è stata una mia scelta Where stories live. Discover now